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Immanuel

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Immanuel

BT

Avrei dovuto vivere sul finire del Settecento

(non è un racconto)

con un curato

(un appello)

che per compiacermi

semialt

Squillo

“…”
“Sono un agente dell’Agenzia Nuovadati – sto svolgendo un’indagine per conto del settimanale “L’Espresso” – per svelare i desideri sessuali degli italiani – cominciamo con la sua fascia d’età:
5-14,    15-35,    36-54,     o oltre 55?”
“…”

Ionesco e Bukowski erano sepolti.
Pennac aveva scritto quattro volte lo stesso romanzo.
Baricco aveva perso la strada.
Restavano Aureliano Buendia e Woody.
E io.

Squillo
“…”
“pronto, Raffaele?, sono Marta… tua mamma?… non c’è?… no?… capisco… be’… puoi ricordarle che la cena di venerdì è spostata al martedì dopo… anche se a dir la verità non so se la faremo a casa mia o a casa di Lodovica… comunque la faremo senz’altro quel martedì, perché il giorno dopo arriva don Paolo dal Brasile, e dobbiamo decidere se…”
“…”

Avevo quasi trent’anni e si avvicinava l’estate. Si sarebbero presentati i soliti problemi, cosa fare e

dove andare e

come andare e
con chi andare e non avevo voglia di pensarci. Non avevo denaro, e nessun editore era disposto a pubblicare i miei racconti. Fernando telefonava (per indagare) se sarei partito per il Portogallo, Gilberto sondava le agenzie per prenotare una decappottabile negli States, Andrea insisteva per ritornare in Finlandia.
Io ero diventato il terzo scrittore del mondo.

Squillo.
“…”
“so’ Luca, abbiamo fatto le elementari insieme, ricordi?… meglio, le prime due classi, perché poi ho traslocato e mi sono trasferito alle
Paoli, ricordi?… io e Persichetti abbiamo deciso di fare una rimpatriata per il prossimo mese.. ci divertiremo tantissimo… tu dovresti avvertire Manfredini, Ferrari, Montanari e Panzani, quello che portava il Montgomery giallo…
Ci troviamo (davanti a scuola) il giorno quattro alle otto…”
“…”

Avevo la casa libera e mi ero preso tre giorni di breve.
Avevo la casa libera e non trovavo una donna con cui dividere il mio letto.
Avevo la casa libera e non restava altro che scrivere.

Squillo.
“…”
“Sono il dottor Neri, mi passa il ragionier Conti…, come?… non è il Banco San Geminiano e S.Prospero?… no?… ma che numero ho fatto?… non è il 543423?… sì?… allora mi hanno dato un numero sbagliato, Cristo Santo!… e adesso come faccio?… telefono dall’automobile… dovevo assolutamente parlare col ragioniere… lei non ha l’elenco sottomano?…”
“…”

Squillo.
“…”
“Salve, sono della Federazione Urbana Recupero Topolini e animali
Oppressi dalla vivisezione, società a responsabilità limitata che nell’ambito delle proprie iniziative organizza uno spettacolo teatrale di beneficenza per il prossimo venerdì – un nostro incaricato sta passando nella sua zona per vendere gli ultimi biglietti, al prezzo di
œ.35.000 più diritto di prevendita, il cui importo sarà devoluto per gli scopi che la nostra ragione sociale…”
“…”

Mia madre telefonava dalle tre alle otto volte al giorno, per ricordar(mi) di mangiare radicchi o cose così.

Squillo
“…”
“Tuo padre è ancora al mare Raffaele?… sì?… è lo stesso, dovresti guardare sul tavolo del salotto… dovrebbe esserci l’elenco degli ultimi clienti….. allora?… non c’è?… ma hai guardato bene?… prova a guardare nel suo studio, vicino ai campioni delle ceramiche….. allora?… come non lo trovi?… ma sei sicuro di averlo cercato bene?…”
“…”

Normalmente staccavo il telefono, ma mia nonna non era al meglio.
Poteva aver bisogno. Ero l’unico parente rimasto a casa per Pasqua.
Un giorno sarei entrato nel mondo dei grandi, i miei sogni si sarebbero spenti, avrei smesso di scrivere, di provare quei brividi, di pensare e di immaginare, avrei cominciato a sudare, a lavorare per il collettivo progetto, a svegliarmi alle sei e tre quarti fino alla notte di festa, un giorno avrei letto 0,15 romanzi al mese e sopportato Shakespeare a teatro, avrei sposato Monica e immatricolato un paio di omonimi, avrei cominciato anch’io a guardare la realtà, a incolonnarmi nei festivi d’agosto, a organizzare cene con i colleghi d’ufficio, a guardare le partite e a smettere di scrivere, a inalare cognac nelle sere d’inverno, a esaurire quei brividi, adrenalina che accelera sulla spina dorsale, ma fino a quello stramaledetta mattina semialt

Avrei voluto vivere sul finire del Settecento, senza squilli o telefoni, in un paesino della Prussia orientale, con un curato che – per compiacermi – arrivasse a regolare la campana sull’ora della mia passeggiata pomeridiana.

Squillo.
“…”
“sono Marco, cosa fai per Pasquetta?… io e Mario abbiamo organizzato un calcetto nella nostra palestra… non trovare scuse, come l’ultima volta, dobbiamo essere in dieci, altrimenti non ci danno più il campo…”
“…”

Questo non è un racconto.
Ô un appello.
Voglio nutrirmi soltanto di egocentrici brividi che fluiscono improvvisi sulla materializzazione di qualcosa di bello (,) e per questo semialt se non siete una ragazza sotto i trentacinque anni o un editore vrg vi prego (,)
SMETTETE DI TELEFONARMI (!)
BT

Modena, Pasqua 1996

RAFFAELE GAMBIGLIANI ZOCCOLI

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