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Il pianoforte preparato (Insolita Musica)

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Oggi vi presento il pianoforte preparato. L’occasione viene da un triplo cd di John Cage, che vi consiglio, sempre che siate amanti del genere (classica contemporanea o sperimentale): Complete music for prepared piano, ovvero l’opera omnia per piano preparato di John Cage a cura di Giancarlo Simonacci (pf. preparato), Ars Ludi Lab (percussioni), Orchestra V. Galilei diretta da Nicola Paszlowski (etichetta: Brilliant Classics).
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Il Novecento è stato il secolo sperimentale per eccellenza. Per la prima volta nella storia della musica da parte dell’uomo è stata intrapresa una esplorazione innovativa sistematica e totale, anche in senso “distruttivo” (o meglio, creativamente distruttivo), dei linguaggi musicali noti verso quelli ancora possibili, ignoti o ignorati. Fondamentale è stato l’apporto della elettricità e della elettronica, che hanno consentito l’invenzione e la diffusione dei media, cioè le macchine di amplificazione, registrazione e riproduzione, quindi la ricerca di sonorità inedite (o dovremmo dire inaudite) attraverso la realizzazione di strumenti nuovi, basati appunto sulle infinite possibilità della elettronica.
Nella grande fame di novità, anche gli strumenti acustici tradizionali, specialmente quando poca era ancora la disponibilità di strumentazione elettronica, hanno subito trattamenti (e maltrattamenti) estremi per suonare in modo altro. Per esempio, il pianoforte, che forse più di ogni altro strumento è stato quello più “violentato”, perché il più classico e romantico. I primi cambiamenti furono nel modo di suonare lo strumento. L’americano Henry Cowell inventò i clusters, o grappoli o aggregati di note vicine che si ottengono premendo mani, braccia o qualunque altra cosa sulla tastiera del pianoforte (Frank Zappa, su una partitura, indicava un cluster sedendosi con le natiche sulla tastiera). La tecnica del cluster è diventata il simbolo del modernismo musicale, un gesto dissacrante nei riguardi della classicità, l’apoteosi del cromatismo dissonante. Non si pensi che ciò risulti soltanto una improvvisata cacofonia. Ci sono composizioni per clusters che sono tutt’altro che una mera improvvisazione. Credo che la massima rappresentazione dei clusters e della loro potenza suggestiva sia stata raggiunta nelle due Sinfonie per 21 pianoforti di Daniele Lombardi. Io le ho ascoltate dal vivo… Impressionante! Altri cominciarono invece a ricavare dal pianoforte nuovi suoni.
Per esempio, sempre agli inizi del Novecento, fu messa a punto la tecnica dello “string piano”, che sfrutta la manipolazione diretta delle corde con le dita, pizzicandole. La tecnica dello “string piano” è anch’essa da attribuire all’estroso Henry Cowell (per altro fu il maestro più importante di John Cage).
John Cage potrebbe essere invece considerato l’inventore del pianoforte preparato, con Bacchanale del 1938-1940, composto per la danzatrice Syvilla Fort. Originariamente si trattava di una composizione per ensemble di percussioni ma, non potendo Cage disporre di tale ensemble, ripiegò sul pianoforte, dentro il quale introdusse materiali vari trasformando lo strumento in un ensemble piano-percussioni con sonorità che andavano dalla marimba a piccoli tamburi, passando per suoni metallici simili a campane. L’inserimento di oggetti altera più o meno leggermente la tensione delle corde, quindi si hanno anche effetti di leggera scordatura. Forse Cage non fu il primo in assoluto a preparare il pianoforte, ma per certo fu il primo a sviluppare consciamente e programmaticamente questa idea.
Ma cos’è un pianoforte preparato? E’ una tecnica che consiste nell’introdurre materiali vari tra le corde del pianoforte: viti, chiodi o altri oggetti metallici puntuali, pezzi di gomma o altro materiale smorzante, lamelle o altri oggetti vibranti, oggetti posati sulle corde. A proposito di questi ultimi vorrei ricordare un disco ormai  mitico di Patrizio Fariselli (tastierista degli Area), Antropofagia (Cramps, 1977). Tra i vari brani sperimentali, Roastbeef adoperava armonici di chitarra a 12 corde e pianoforte preparato con chiodi, viti, mollette di legno, carta, sassi, elastici di gomma, un rotolo di cotone idrofilo e… una bistecca di manzo appoggiata sopra alcune corde.
 
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Chiunque può divertirsi a preparare un pianoforte secondo l’estro del momento. Cage disse che gli oggetti da inserire andavano “scelti come le conchiglie su una spiaggia”, cioè in modo intuitivo, senza un piano preciso. Ma, normalmente, la preparazione di un pianoforte da parte di un compositore, non è mai casuale. Le preparazioni sono oggetto di lunghe prove e ricerche. Dal 1940 (Bacchanale) al 1952 (Two Pastorales), John Cage scriverà in tutto 55 partiture per pianoforte preparato solista, per piano preparato ed ensemble di percussioni o per piano preparato e orchestra da camera. Cage è stato ed è rimasto il principale utilizzatore del  pianoforte preparato, tecnica che ha avuto anche un certo seguito nella musica contemporanea statunitense. In Europa la cosa ha invece avuto scarso seguito. Gli europei (soprattutto Stockhausen e Berio) si sono dedicati a un intenso e ben più complesso studio per allargare le possibilità acustiche del pianoforte senza tuttavia toccare, o facendolo raramente,  l’interno del pianoforte, che è rimasto un tabù nella cultura musicale europea.

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