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All’inferno ci vado in Porsche – Pier Francesco Grasselli

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Dentro alle quattrocento pagine circa del libro “All’inferno ci vado in Porsche“, di Pier Francesco Grasselli, edito da Mursia, trovate praticamente tutte le tematiche che un pubblicitario vi consiglierebbe di usare per creare “in studio” un best-seller di tendenza: droga (principalmente eroina ed ecstasy, ma vanno citate anche speed e scoop), sesso (etero, lesbo, fetish, scambista, pedofilo e incestuoso – ma questi ultimi due aggettivi ci finiscono in mezzo solo se si vuole essere fiscali), violenza (in fondo non tanta, se si eccettua uno stupro di gruppo e un paio di omicidi) e soldi (molti soldi – se considerati rispetto all’età dei protagonisti e alla loro posizione geografica – che è Reggio Emilia e non Beverly Hills). Il tutto (e anche altro) perfettamente inserito in una trama che sta a metà tra un certo filone di letteratura generazionale e gli hot point dei serial per teenager (tradimenti, incroci, rapporti conflittuali con i genitori).
Se leggendo questa mia introduzione doveste pensare che io non sia un gran fan dei testi che si muovono in questo ambito culturale, bene, non vi state affatto sbagliando. Mi capita di leggere moltissimi manoscritti e un buon novanta per cento si diverte a giocare su questi binari – di solito con risultati dimenticabili. Ed è il motivo per cui l’uscita di “L’Ultimo Cuba Libre” (l’altra opera dello stesso autore, pubblicata nel 2006) era stata da me ignorata senza particolari ripensamenti.
Poi mi è capitato tra le mani questo ulteriore romanzo e, lo ammetto, principalmente grazie al titolo piuttosto accattivante, ieri notte, rientrando a casa, ho deciso di sfogliarne almeno un paio di pagine.
E dopo tre ore mi sono dovuto IMPORRE di smettere di leggere. Per finirlo comunque questa mattina.
Veloce. Questo è “All’inferno ci vado in Porsche” condensato in una sola parola. Un ritmo narrativo impressionante che va molto sopra a quello degli avvenimenti. Una storia (anche) di droga, con un finale da noir TV. Un gioco continuo di punti di vista diversi. Un cambio di prospettive da videoclip fuso nel pop più pop – in cui non mancano due dei titoli di punta della PlayStation2 (Resident Evil 4 e God of War) – almeno un accenno al più datato GameBoy – internet (utilizzato – con Messanger – per “chattare” – e molto più abbondantemente come fonte per materiale pornografico) – la musica (Madonna e Robbie Williams sono i due cantati più citati – ma a qualcuno piacciono pure i Depeche) – la chirurgia estetica – gli after hour eccetera eccetera eccetera. E questa fusione con gli stimoli della mass culture di ogni giorno si rifonde nell’ambientazione concreta e dettagliata in cui appaiono, oltre a Reggio, anche sprazzi di Parma, Modena, Bologna – del resto quasi un’unica città diceva Lucarelli – e, immancabile, Cortina. Nelle cui strade, anzi  nei cui locali, si muovono tanti personaggi – dal mio punto di vista totalmente insopportabili – che l’autore è riuscito a proporre in modo perfetto. Personaggi che non strizzano l’occhio ad uno stereotipo, ma che, per quanto in parte caricaturati, sembrano plausibili. Odiosi, sì, ma veri. Tanto veri, nel loro egoismo e nel loro vuoto di valori, che non si trasformano mai in un invito alla riflessione, che non si propongono mai come un esempio o un modello etico (di giusto o sbagliato), ma piuttosto sembrano Lemmings griffati. Destinati a quell’inferno a cui chiaramente non credono (neppure quando qualcuno di loro ci finisce) ma verso il quale vogliono continuare a dirigersi in Porsche.
Giovani ricchi che vivono pippando, facendo sesso, divertendosi senza regole o remore – specchio direi di ciò di cui nel libro quasi NON parlano, cioè di una parte della politica e dello showbiz televisivo – in attesa di un futuro indefinito che non vogliono neppure immaginare. Persone di cui non si sentirà la mancanza una volta sparite, ma di cui forse si sente il bisogno, se è vero che assomigliano così tanto ai modelli che il signor Spelling ha proposto al grande pubblico durante la maggior parte della sua vita. Persone di cui si legge – almeno quando a scrivere è Pier Francesco Grasselli – senza riuscire a chiudere gli occhi – catturati dal loro incredibile quid – quale che sia.
All’inferno ci vado in Porsche è indubbiamente un libro che trascina. E che fa capire che quando si sa come scrivere le cose non ci sono storie che non possono catturare anche il lettore più improbabile.



Sito dell’autore: www.pierfrancescograsselli.com/
Blog: http://ultimocubalibre.blogspot.com/

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