KULT Underground

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Intervista con Emanuele Chirco e Chiara Grillo

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Ho già avuto il piacere di incontrare Emanuele Chirco, ottimo compositore, arrangiatore e polistrumentista siciliano. Una presentazione e una intervista si possono ancora leggere nell’archivo di Kult Underground alla pagina http://www.kultunderground.org/archivio.asp?art=7079, a cui rimando volentieri. Armoniose, solari melodie mediterranee, quelle di Chirco, talvolta elegantemente contemplative negli arpeggi e nei motivi intimistici di un pianoforte incantato che rimanda al volto umano del post-minimalismo dei grandi Nyman, Wertens, Einaudi (Pantelleria, Mosaico), tal’altra energiche, su groove ritmici di sapore etnico e fusion, sempre intessute di squisito sentimento, di eccellente bravura, nell’esecuzione e nell’arrangiamento: quella di chi sa dosare con gusto la tecnica per la bellezza del giusto numero di note, nessuna mai fuori posto, nessuna mai di meno o di troppo, nessuna mai banale. Il suo è già un corposo e rilevante curriculum artistico. Agli inizi del 2007, dopo circa un anno di lavoro, Emanuele Chirco ha pubblicato “Morelando” (Gabbiano records), un nuovo cd in coppia con la cantautrice abruzzese Chiara Grillo. Chiara ha iniziato a scrivere canzoni a tredici anni e inciso il suo primo disco a 45 giri a quindici (“Quante luci nella strada”). Ha successo di pubblico in tutta Italia e in Europa, arriverà a cantare anche davanti a 40.000 persone, la elogiano Federico Fellini e Mogol, viene tradotta in molte lingue, perfino cinese, coreano e fiammingo, la sua musica trova spazio tra le più lontane e diverse culture. Studia chitarra classica con Bruno Battisti D’Amario, si diploma in solfeggio presso il Conservatorio di Santa Cecilia. Nel 1978 pubblica il suo primo LP “La rondine” (Monitor/Rca), lo presenta al Teatro Olimpico di Roma e rimane nella Hit Parade dell’anno tra i primi dieci dischi più ascoltati su Radio Montecarlo, partecipa a molte trasmissioni della Rai e della Radio Vaticana. Il successo non basta a fermare la voglia di conoscere e imparare di Chiara, che nel 1979 intraprende anche lo studio della musica antica e del canto barocco con Ille Strazza, entra a far parte di un ottetto vocale, collabora con la cooperativa teatrale “Il Malusago”, scrive le musiche della commedia “Vita, morte e miracoli di un Pulcinella”, di cui è protagonista nel ruolo di cantastorie. Negli anni ‘80 insegna dizione e canto, partecipa come docente a vari seminari nelle scuole, prende parte al “Cantinsieme”, manifestazione canora per bambini, con una canzone che riceverà il premio della critica. Negli anni ‘90 incide una cassetta dal titolo “Un cielo per vivere”, pubblicata dalle edizioni Paoline, canta al “Familyfest” al Palaeur di Roma, trasmesso in mondovisione da Rai Uno. Si iscrive al C.E.T. Centro Europeo di Toscolano, scuola di perfezionamento per lo sviluppo della Cultura e della Musica, creata da Mogol in Umbria, dove segue il corso “interpreti e autori di test”. Nel suo ultimo lavoro teatrale “Il baule” è raccolta la sua più recente produzione musicale, edita in un cd uscito recentemente, che porta lo stesso nome. Lo spettacolo viene rappresentato ormai da 4 anni in tutt’Italia. Ed ora, questo straordinario incontro con Emanuele Chirco.

“Morelando” è un disco che mi ha emozionato fin da un primo ascolto in altre cose affacendato e superficiale. Quello successivo e dedicato mi ha rapito. Le canzoni sono semplicemente belle, il folk e la canzone d’autore si combinano alla musica sacra e classica, c’è potenza, passione e amore, studio e istinto, gioia, spiritualità e sensualità (alcune sono gemme davvero preziose, La goccia d’acqua, Nell’anima, Mosaico, Una casa, Vale di più), ben fatti ed emozionali i testi, la voce di Chiara Grillo coinvolge e travolge per timbro, estensione, interpretazione, tecnica (ascoltandola, ho tanto pensato alla voce e al folk confessionale di Joni Mitchell). Ottimi anche gli arrangiamenti completamente acustici, lungi dai cliché di mercato: il pianoforte di Emanuele, la chitarra e la voce di Chiara dominano, in alcuni brani si aggiungono le percussioni e il basso, ancora suonati con maestria da Emanuele). Originale è la strumentazione per l’andamento jazzy della canzone “Per quando tornerai”, voce e basso soltanto. Verso la fine del cd, quando Chiara intona il refrain di “Oceano”, tra vocalismi “indian scat” che a me hanno ricordato Sheila Chamdra, Onda che mi porta con sé senza fiato ti raggiungo dove sei… Sì, ho un fremito e confermo, per me qui c’è la quintessenza della scuola cantautorale femminile, quella di Joni Mitchell, ma questa volta a testimoniare un po’ più sul versante della gioia, dellla speranza e della forse non più vana e sublimata ricerca della felicità.

 

http://chiaragrillo.tripod.com/

www.emanuelechirco.it/

 



 

Davide

 

Ho cercato di capire da me cosa potesse significare “Morelando”… Mi condiziona la mia metà inglese, così che mi sono detto: bello, vorrà dire “Più terra…” E’ una parola di vostra invenzione? Che significato volevate attribuirvi?

 

 

Chiara ed Emanuele

 

In realtà “Morelando” non ha nessun significato, anzi, volevamo proprio che non ne avesse! Ci è subito piaciuto il suono di questo fonema così evocativo di terre del Sud. Strada facendo però chi si avvicinava a queste sillabe ne scopriva un proprio significato. C’è chi ci ha trovato un’assonanza con giocando, evolvendo, amando, suonando, musicando, cantando, ecc… dando a Morelando il senso di qualcosa in divenire. Ora abbiamo anche il tuo: “Più terra”, che mi piace moltissimo.

 

 

Davide

 

Come è avvenuto il vostro incontro artistico? Come è nato il progetto che vi ha portato a Morelando, e come si è sviluppato?

 

Ho conosciuto Chiara nel 2003 in occasione della produzione di un disco di cui ero arrangiatore e direttore musicale dal titolo “Voglio Svegliare l’Aurora” del gruppo multietnico internazionale GenRosso. Un giorno la produzione artistica mi presentò una cantautrice che veniva da Lanciano e che avrebbe interpretato due canzoni di questo CD. Tra l’altro, una di queste era proprio un brano che avevo pensato di realizzare in presa diretta in studio con pianoforte, sax soprano e voce. Quindi ci ritrovammo subito a lavorare insieme senza neanche conoscerci. Fu una grande sorpresa. Anche se tutti mi avevano anticipato la sua bravura, io rimasi ugualmente sorpreso dalla naturalezza della sua voce e dalla sue straordinarie capacità interpretative. Praticamente Chiara ha trasformato quel brano con un’ eleganza ed un’ autenticità davvero straordinaria. Buona la seconda. Ancora adesso proponiamo questo pezzo, che s’intitola “A Te si strige l’Anima mia”, come bis nei nostri concerti.   Sentii subito che il colore della sua voce si sposava magnificamente con il mio tocco pianistico. In seguito ci siamo ritrovati più volte a lavorare insieme per diversi eventi musicali ed altre produzioni discografiche in cui Chiara era interprete o insegnante di canto. Nei ritagli di tempo di questi lavori ci siamo conosciuti sempre più, abbiamo parlato tanto della nostra musica e della nostra vita e, soprattutto, abbiamo ascoltato l’uno la musica dell’altra. Lì è  stata sempre più una conferma, mentre lei cantava accompagnandosi con la chitarra avvertivo la sensazione di averle composte io le sue canzoni, per dire quanto mi erano già da subito più che familiari. Insomma, da lì a poco abbiamo iniziato le nostre prove ed in due o tre incontri, con una naturalezza mai sperimentata prima, abbiamo creato ciò che adesso potete ascoltare nel CD e nel concerto “Morelando”.        

 

 

Chiara

 

Il vero incontro con Emanuele è stato, quando la mia voce si è posata sui primi accordi del suo pianoforte. Stavamo registrando un brano per un progetto discografico. Già dalle prime note ho avvertito un’euforia artistica fino allora sconosciuta. Cantare nei suoi colori e nelle sue atmosfere che tu ben conosci, era come aver trovato finalmente una casa dove mettere al sicuro e far crescere la mia musica. Devo dire, che fin dai primissimi brani che lui mi ha fatto ascoltare, sono rimasta affascinata da subito dalla sua cantabilità e mediterraneità. C’era qualcosa di molto profondo che ci accomunava, così ho preso il coraggio a quattro mani e gli ho fatto ascoltare quei brani che non avevo ancora rivelato a nessuno, anche quelli di tanti anni fa oppure quelli ancora incompleti. Potevo fidarmi del suo gusto più che se fosse stato il mio. Negli ultimi anni, spinta un po’ dalle mode, mettevo l’accento sull’aspetto pop della mia produzione, convinta così di essere accettata da un pubblico più vasto. Per la prima volta con Emanuele mi sono sentita invece pienamente libera di esprimere quanto di più autentico c’è nella mia musica, senza preoccuparmi di nulla, con onestà intellettuale e fiduciosa sincerità., convinta che tutto sarebbe stato valorizzato al massimo. Incontrare Emanuele è stato come se qualcuno, rovistando nella mia soffitta, avesse trovato dei piccoli tesori, e, dopo averli risistemati, li avesse messi nel salotto di casa, con grande rispetto e stima, ma al tempo stesso con una leggerezza e allegria commoventi. All’inizio, dovendo lavorare per altri, non avevamo tempo né modo di suonare insieme, ma due cose ci sono bastate: osservare e stimare il modo di lavorare l’uno dell’altra e le lunghe chiacchierate fatte nei ritagli di tempo. Abbiamo così conosciuto e scoperto la nostra rispettiva musica soprattutto parlando. Ricordo il primo viaggio fatto per andare a casa di Emanuele a Marsala. Pur non avendo ancora mai suonato le nostre cose, abbiamo deciso di fare una prima sessione di prove per cominciare la nostra pre-produzione ma soprattutto per capire se quelle lunghe chiacchierate potevano tradursi concretamente in note suonate e cantate. Ricordo il viaggio di andata in aereo:  pieno di aspettative, ma anche di  punti di domanda. Quella sessione è stata invece una rivelazione, superando, per intensità e creatività ogni previsione. In soli tre giorni, infatti, abbiamo messo su ben otto brani, praticamente così come ora sono nel disco.

 

Davide

 

Quando due personalità artistiche di grande caratura, come voi, si incontrano, certamente fanno esperienza una dall’altra. Come riassumereste in questi termini la vostra collaborazione ad oggi? Se e cosa, cioè, avete imparato l’una dall’altro?

 

Chiara

 

Ho imparato da Emanuele il rigore professionale che si manifesta non solo nei momenti in cui si fa musica, ma anche in tutti gli aspetti del suo vivere. Ciò che più mi colpisce del suo modo di fare e di essere è che per lui tutto deve trasformarsi in musica….e devo dire che ci riesce sempre. Emanuele non fa musica, lui è musica….Questo mi ha fatto spiccare un salto di qualità notevole. La collaborazione con lui mi ha dato anche una opportunità formidabile: quella di poter usare la mia voce come fosse uno strumento. Nessun altro musicista aveva avuto il coraggio di darmi “tanta corda”… Così ho potuto esplorare sonorità che vanno oltre il canto per raggiungere una dimensione musicale più pura, libera dal testo o dalla struttura classica della canzone. E’ proprio così che è nato il fonema “Morelando”! Un’altra cosa bellissima è stata la possibilità di creare di sana pianta interi brani, insieme. Di solito è difficilissimo! Un esempio per tutti,  il brano “Per quando Tornerai”.

Creare insieme è formidabile: hai la fortuna di ascoltare non solo la tua ispirazione, ma anche quella dell’altro e questo è stupendo. I nostri concerti sono diversi tra loro, proprio per questa nostra voglia di fare musica sempre nuova, quella che in quel momento il nostro cuore, a contatto con il pubblico, ci suggerisce.

 

Emanuele

 

Non potrei mai rispondere esaurientemente a questa domanda. Chiara è una persona ed un’artista veramente speciale, di grande esperienza ed autenticità. Con Lei tutto è un continuo apprendere e vivere. Il suo stile artistico e di vita ha tirato fuori una parte del mio “far musica” che forse da un po’ di tempo era conservata: l’istintività del live e il mio polistrumentismo. Durante le prime prove, tutte le volte che proponevo a Chiara di realizzare un nostro brano con uno strumento, piuttosto che con un altro, o un altro ancora, Lei, con grande disponibilità, non solo condivideva ma, per giunta, mi incoraggiava con forza. A quel punto pensavo, o siamo entrambi fuori di testa oppure qualcosa di interessante potrà davvero venir fuori. Io, ancora adesso, non so cosa sia davvero venuto fuori, lo “giudicheranno” i nostri ascoltatori, certo è però che Chiara, con il suo ottimismo, la sua energia e, soprattutto, il suo talento, ha riempito di colori questo nostro disco. La sua voce è la sua vita! E’ questo, per me, il suo grande insegnamento.        

 

Davide

 

Chiara, la cosa che mi ha colpito della tua biografia, è il desiderio di non smettere mai di migliorare, di studiare, misurandoti anche con altre, più o meno parallele, dimensioni artistiche quali il teatro, il CET, il canto antico, o con la docenza. Cosa insegni esattamente? C’è altro di nuovo con cui vorresti misurarti in futuro e “risottoporti” a esami?

 

Chiara

 

Insegno canto in una scuola di musica privata. Lì svolgo soprattutto lezioni di tecnica vocale, intonazione, ritmo ecc. Mi capita poi, ogni tanto, di tenere dei work-shop sull’interpretazione, lavorando soprattutto con chi già canta, ma vuole approfondire e affinare la propria presenza scenica, lettura del testo, musicalità. Questo aspetto dell’insegnamento per me è più interessante, perché mi dà modo di comunicare la mia esperienza di tutti questi anni. E’ bello lavorare con gli allievi non considerando solo la loro vocalità, che all’inizio sembra quasi passare in secondo piano, ma tutta la persona, col proprio vissuto, modo di amare, di arrabbiarsi, in una parola, di essere.

Quando si comincia a lavorare sulla personalità di un aspirante artista, si scopre che cantare può essere una vera e propria scuola di vita. Scoprirlo è bello e al tempo stesso duro perché non tutti sono disposti a fare i conti con i propri difetti o debolezze. Alla fine però si scopre insieme che magari, a volte, sono proprio quegli elementi che forniscono la materia prima più pregiata per formare un vero interprete.

In quanto alla mia voglia di imparare….beh, mai dire mai…Intanto la collaborazione con Emanuele è anche una stimolantissima scuola per me. Poi, devo dire, che  imparo sempre quando ascolto musica. Mi è difficile essere “fan” di qualcuno, mi sento piuttosto un’allieva-collega che ha sete di imparare e di crescere.

 

Davide

 

Emanuele, ammiro la tua capacità tecnica nel saper suonare in modo ugualmente egregio pianoforte, basso, chitarra, percussioni… Suoni altri strumenti? Qual è il tuo metodo e la tua filosofia di arrangiamento, tali che non ti portano a “strafare” e riempire in sovraincisioni nonostante le tue molte competenze e abilità in una strumentazione già così completa. Ah, e toglimi una curiosità… Nel brano “Scacciapiano” hai usato un piano preparato?

 

Emanuele

 

Adesso non so se li suono tutti in modo ugualmente egregio. Ho anche studiato per tre anni il contrabbasso al conservatorio e lo ho suonato tempo fa per vari anni in alcuni gruppi. Ho suonato ad orecchio il sax contralto per altri tre anni in diversi musical in giro per la Sicilia parecchi anni fà. Quand’ero ragazzino, nei concerti scolastici, suonavo anche la batteria. Naturalmente il pianoforte e le tastiere credo siano gli strumenti su cui mi sono maggiormente concentrato, tutto comunque dipende dal genere musicale a cui mi approccio. Ci sono cose che non penserei mai di realizzare a tutti i costi con il pianoforte sol perché è il mio primo strumento, sarebbe un atto di egoismo nei confronti di quel brano che merita il massimo, a prescindere da chi lo sta realizzando. Questo è stato sempre il mio modo di creare, senza limiti o censure. Se un pezzo lo sento nascere o realizzarsi nella mia mente con uno strumento piuttosto che con un altro non vedo perché debba limitare le potenzialità di quella opera sullo stretto e forviante indirizzo di ciò che io so o voglio fare, piuttosto provo a studiare e conoscere più strumenti. E’ questo che sin da ragazzino mi ha spinto verso più mezzi per far musica, in fondo qualunque strumento è semplicemente un “accessorio”. Nei miei arrangiamenti è il brano, l’opera, la canzone nella sua globalità che deve vincere e decidere, non di certo il musicista o il compositore o, peggio ancora, l’arrangiatore. Anche loro sono tutti degli “accessori”. Noi tutti siamo al servizio della musica, il nostro unico strumento è la nostra “sensibilità”. Insomma, necessita un atto di estrema donazione. Figuratevi che ne penso del successo… … … .

In “Schiacciapiano” non ho usato un piano preparato, ho semplicemente suonato percuotendo le corde con le dita, piegato dentro la cassa armonica del pianoforte. Un modo sicuramente non convenzionale ma è il risultato che conta. Tra l’altro è stata una totale improvvisazione, eravamo a Lanciano alla fine dei quattro giorni di registrazione dell’album e prima di smontare chiesi al mio fonico, Gregorio Caimi, di pigiare ancora una volta Rec.  

 

Davide

 

Chiara, mi incuriosisce da sempre il CET… Specialmente la parte dedicata alla scrittura dei testi… che di per sé, per quanto possa esserci anche Mogol in persona, mi pare materia impossibile da insegnare non meno che la scrittura (come nel caso della scuola Holden), a meno che non sia giornalistica. Che cosa, in sintesi, puoi raccontarci della tua esperienza al Centro Europeo di Tuscolano?

 

Chiara

 

Sono convinta anch’io che quando si entra nella sfera creativa sia impossibile insegnare a scrivere. L’esperienza col C.E.T. è stata un pretesto per rituffarmi nel mondo professionale della musica. Avevo, infatti, allentato la corda per qualche anno per motivi personali. Il corso prevedeva un aspetto più tecnico, quello secondo me più interessante, che si occupava della metrica e del rapporto tra musica e testo. C’era poi una parte che cercava di curare l’aspetto più contenutistico. Sui contenuti e gli stili, devo dire, rimanevo un po’ perplessa. C’è da dire che in questa scuola ci si muove su parametri puramente consumistici e commerciali e questo penalizza, ovviamente, la profondità della comunicazione artistica. Mi fu detto, per esempio, che la poesia, come mezzo espressivo, era considerata un po’ a rischio per il testo di un brano che, in fondo doveva avere solo un bacino di utenza meramente popolare.

Ho pensato: “Ma perché privare la gente proprio della poesia?” Così ho cominciato a capire che era arrivato il momento di selezionare, scegliendo solo gli aspetti di questa scuola che avrebbero fatto al mio caso. La prima cosa a “saltare” fu proprio questo loro aspetto  contenutistico, a mio avviso, piuttosto qualunquista, poco coraggioso e un po’ troppo “cotto e mangiato”. Ho frequentato anche il corso per interpreti che invece mi ha dato degli spunti. Tutto sommato, questa esperienza è stata per me un po’ uno  spartiacque tra una precedente fase istintiva ed un’altra più consapevole e professionale. Mettendomi in discussione, ho capito che si può cantare e anche bene, ma non essere un artista. Un artista invece, non lascia mai le cose come stanno intorno a se, ma riesce a creare, mentre interpreta i brani che canta, momenti forti, che restano per sempre in chi li ascolta.

 

 

Davide

 

Nel chiudere questa intervista, mi preme anzitutto sottolineare che il vostro cd mi sta regalando belle emozioni. Del che vi ringrazio. Cosa possiamo sapere del seguito di questo disco, cosa farete ancora insieme, se e cosa singolarmente per il prossimo futuro?

 

Emanuele

 

Morelando è un progetto che ci ha visto impegnati già in dodici concerti nei teatri d’Italia, dal Piemonte alla Sicilia, ed in vari congressi e trasmissioni radiofoniche e televisive, speriamo di continuare così e di più. Nel frattempo, occupandoci della promozione di Morelando, stiamo già lavorando al prossimo disco insieme. Spero di cuore che la collaborazione con Chiara sia più eterna che lunga.

Singolarmente, ho quasi finito i lavori del prossimo disco pianistico, e Tu, Davide, sarai uno dei primi ad averlo, e poi continuo sempre il mio lavoro di orchestratore ed arrangiatore. Già quest’anno usciranno un disco ed un CD singolo da me arrangiati ed orchestrati nel 2006. Ed ancora altri progetti come direttore musicale che si stanno concretizzando in questo 2007 dove, in alcuni, sarà coinvolta anche Chiara.

 

Chiara

 

Sicuramente ci occuperemo della promozione del cd, ma soprattutto del concerto. Questo, infatti, è principalmente un progetto live che deve suonare il più possibile per crescere. Ovviamente continuiamo a creare, le idee non ci mancano e, appena spuntano, non vediamo l’ora di comunicarcele e confrontarle, lavorarci su.

 

Davide

 

Un desiderio che vorreste vedere realizzato nel mondo?

 

Emanuele

 

Ho scritto tanto su questo argomento: musica, testi, pensieri. Onde evitare di cadere in atteggiamenti retorici, sarò telegrafico: “Io vorrei che tutte le risorse della terra fossero  distribuite in modo equo tra i popoli.”

 

Chiara

 

Vorrei che un giorno il mondo si svegliasse e, di colpo, si ricordasse solo delle cose che ci uniscono, dimenticando completamente quelle che ci hanno diviso e che continuano a farlo. E in questo risveglio vorrei vederlo ricomporsi in un disegno in cui ognuno ama la Patria altrui come fosse la propria, godendo delle meraviglie l’una dell’altra. Vorrei vedere il mondo come in una gigantesca “jam-session” in cui ogni strumento è ugualmente importante e insostituibile.

 

Emanuele e Chiara

 

Grazie Davide, è bello rispondere alle tue domande… …

Grazie per il tuo impegno e per la tua Musica.

 

Ciao, à suivre.

 

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