Victor fa il modello. E’ bellissimo. E’ sempre di corsa tra le strade di New York dove sta cercando di aprire un nuovo locale. Ha 27 anni. Ha un paio di modelle con cui scopa. Una canna d’erba nei momenti di pausa.
Provate ad immaginarlo. Non è difficile. Basta visualizzare un volto, un volto qualsiasi di uno dei modelli che ci guarda da una pubblicità di Calvin Klein, Prada, Dolce&Gabbana. Victor potrebbe essere ognuno di loro.
La prima parte del libro ci fa entrare dentro la vita di Victor. Un vortice di situazioni e dialoghi surreali, di momenti in cui le cose già sembrano iniziare a non funzionare, piccole incongruenze, sfasamenti. Ellis ha un ritmo narrativo inimitabile, le pagine scorrono una dopo l’altra, si entra dentro, non si riesce a smettere.
Avvertenza n.1: questo libro potrebbe causare una seria dipendenza.
Avvertenza n.2: questo libro può cambiare la percezione del mondo reale, sentitevi parlare dopo aver letto una quarantina di pagine, tutto quello che direte vi sembrerà già scritto.
Victor scivola sopra tutto quanto. Non coglie niente. Vaga da una parte all’altra. Non afferra concetti idee sensazioni. E’ un involucro magnifico. Un corpo da sogno. Un vuoto meraviglioso ricoperto da vestiti costosissimi.
Le cose iniziano a disfarsi. Ellis prende Victor e decide di trasferirlo in Europa. Inizia il suo percorso. Inizia la sua formazione. Victor non potrà più scivolare sulla superficie delle cose, ma dovrà toccare con mano quello di cui è fatto il mondo. La cattiveria degli uomini, la violenza, il sadismo, l’orrore.
Ellis cambia stile. Si inventa una narrazione cinematografica che lascia di stucco. Una troupe prende vita tra le pagine del libro. Reale o inventata non ha importanza. L’occhio della macchina da presa registra tutto, sconvolge la mente di Victor e anche la nostra. Dalla seconda parte in poi non sappiamo più dove ci troviamo. In una storia, in una allucinazione, nella realtà, nella mente distorta di Victor. Le cose si susseguono come in un set, forse una difesa mentale dello stesso protagonista per non crollare.
Forse la vera essenza del mondo della moda, un set perenne dove recitare.
Il percorso che inizia Victor, la sua formazione, sono esattamente l’opposto di quanto ci si potrebbe aspettare. Victor non arriverà mai alla consapevolezza di se stesso. L’unica cosa che forse riuscirà ad imparare riguarda il suo essere. Victor non esiste. Come tutti i modelli è sostituibile. Come lui ce ne sono migliaia. Victor non è una persona, è un fantasma. La sua identità non esiste, è costruita solo attraverso i vestiti che indossa o i locali nei quali viene visto o dalle modelle con cui esce.
Sparire qui.
Verso questo destino si spinge Victor.
Ellis trasforma il mondo della moda in un circo spettrale e disumano, geniale l’idea di creare una cerchia di terroristi-modelli che di sera vanno alle sfilate e di giorno studiano piani per far saltare in area locali, aerei, musei, treni. Chi sospetterebbe mai di un modello? I terroristi sono persone brutte e disperate, arabi per lo più, un modello non farebbe mai del male a nessuno, così sorridente, così affascinante.
Victor si ritrova intrappolato nei piani di queste persone. Lo vediamo partecipare all’orrore, spettatore come noi, incapace di agire. Le dosi massicce di Xanax che è costretto ad assumere trasformano la sua realtà in una ipnotica serie di avvenimenti apparentemente illogici. Sempre l’occhio della macchina da presa che lo segue. Victor è sicuro di interpretare un film, ripassa le battute sul copione, aspetta che vengano piazzate le luci.
La vita si trasforma in spettacolo (macabro, grottesco, sadico), gli uomini in attori o comparse, le cose che ci accadono in una sceneggiatura.
Ellis costruisce un enorme e caotico affresco che ci mostri l’altra faccia del mondo della moda. Che distrugga (letteralmente) i miti della nostra società contemporanea. E oltre a questo scrive un libro che si avvicina al sublime. Dove commedia e tragedia si incrociano in maniera così perfetta ed emozionante da rimanere sbalorditi. Come i nostri sentimenti nei confronti di Victor che verso la fine dell’opera toccano la pietà assoluta. E poi i ricordi di Camden, pagine così cariche di emozioni, e la giovinezza non ancora sporcata da nulla che non sia la vita stessa. E ancora il bianco, i coriandoli, il freddo glaciale.
Una montagna nera. Le stelle. Victor immobile a guardarle.
Il futuro è quella montagna.