Non ho mai capito perché buona parte dell’editoria ignori le antologie di racconti scritti da un solo autore (per quelli, per così dire a più mani, invece c’è un certo mercato). Eppure spesso il risultato può essere migliore di un romanzo che, se non piace, non vende. Nel caso dei racconti, invece, può essere che se ne trovi qualcuno meno gradevole insieme ad altri che invece possono considerarsi riusciti. Inoltre, è di più rapida e di più facile lettura un racconto rispetto a un romanzo, se non altro perché, per il numero più ridotto di pagine, ogni storia finisce lì e non c’è bisogno di andarsi a rileggere i precedenti quando si riprende in mano il libro.
Dopo questa premessa vengo a parlare di questa bella antologia di Aldo Moscatelli, giovane autore, nonché editore, che ha anche pubblicato un romanzo, il noir L’orologio di cenere.
Questi racconti sono stati scritti, con mano sicura, in un arco di tempo piuttosto lungo (dieci anni), ma non rivelano la differenza epocale di creazione, anche perché, se pur diversi nelle trame, li unisce un filo comune, rappresentato dalle tante domande che l’autore si pone in ordine alle problematiche fondamentali dell’esistenza. Insomma, sono una sorta di discorso filosofico, per nulla abbozzato, anzi molto approfondito, elaborato in modo da renderlo accessibile alla maggior parte dei lettori, indipendentemente dagli studi effettuati.
Com’è riuscito in questo intento? Aldo Moscatelli ha dato alla maggior parte dei racconti un’impronta favolistica, senza però cadere nella stucchevole morale propria di non poche fiabe. L’autore, infatti, si pone il problema e cerca una soluzione, non imponendola poi al lettore.
Ecco come è possibile discorrere dei “massimi sistemi” senza ricorrere ad affastellanti orpelli o a pesanti elucubrazioni.
Quindi è una lettura piacevole e peraltro anche veloce,
proprio perché la levità dell’esposizione dispone a un’assimilazione totale.
Complessivamente i racconti sono dieci e mi sembra che parlare di tutti sarebbe un po’ troppo; di conseguenza provvedo a fornire un piccolo cenno solo di quelli che, secondo il mio metro di giudizio, sono più validi.
Lo specchio di fango, che non ha una struttura favolistica, è chiaramente un brano contro la guerra, di un acceso antimilitarismo – che troveremo poi anche in un altro racconto -. E’ un vero proprio urlo, o come si suole dire, un pugno allo stomaco, un risultato raggiunto evitando abilmente la retorica e smorzando i toni con accenni poetici.
La nuova morte ha un sapore fantascientifico, ma al di là della trama, pur pregevole, è di assoluto rilievo la riflessione sulla vita e sulla morte.
Etereo poi è L’onda che tentò di parlare agli uomini, dove filosofia, poesia e narrazione si fondono in modo esemplare, dando vita a un racconto che infonde una profonda serenità.
Il mio preferito, però, è La storia del melo e della triste piantina, il più favoleggiante di tutti, ma anche il più concreto nelle conclusioni. Sono dell’idea che sarebbe piaciuto tanto anche a Esopo.
L’altro racconto antimilitarista è Il soldato semplice Gordonpim, con una trama asservita perfettamente allo scopo, senza una parola di più e senza una di meno.
Non cito gli altri racconti, ma tengo a precisare che sono ugualmente validi e godibili.
Da ultimo un piccolo cenno all’ Aldo Moscatelli editore; il volume presenta ottime caratteristiche, del genere di quelle che si riscontrano nelle pubblicazioni delle grandi case editrici e anche la rilegatura appare molto robusta; da segnalare l’eccellente realizzazione della copertina, in bianco e nero, a opera di Francesca Santamaria.
Aldo Moscatelli (1978) è nato a Grottaglie (TA) e vive a Lecce. Laureato in filosofia, ama scrivere fin da quando era adolescente. Indignato per il comportamento vessatorio della grande editoria, ha costituito, unitamente a Francesca Santamaria, la casa editrice I Sognatori al fine di dare spazio agli autori esordienti in modo chiaro e senza oneri per loro.