La cattedrale romanica di Modena è una vera e propria Bibbia di pietra.
Su quasi ogni sua parete, bassorilievi e statue spiegavano le sacre scritture ai fedeli, spesso analfabeti o che comunque non conoscevano il latino, incutendo loro il timore della punizione per i peccati commessi e insegnandogli come ottenere la vita eterna.
Alcune narrazioni di episodi del Vecchio Testamento (la cacciata dal Paradiso Terrestre, l’uccisione di Abele, l’arca di Noè) hanno la stessa drammaticità e dinamicità di una serie di vignette.
Fin dall’anno mille la chiesa ha utilizzato l’immagine per istruire ed informare anche chi non aveva tempo e denaro per farlo autonomamente.
Anche oggi per diffondere il sacro verbo, non rinunciando a divertire ed emozionare, l’arma migliore rimane la proposta attraverso l’uso delle immagini, magari anche in chiave avventurosa, delle sacre scritture, alcune delle quali, l’Apocalisse per esempio, si prestano benissimo a questa semplicistica ma efficace rappresentazione.
La casa editrice americana Kingstone ha confezionato un sontuoso trittico di volumi superbamente disegnati e colorati che ripropone il Vecchio e il Nuovo Testamento.
La professionalità con la quale l’opera è stata pensata ed elaborata è sorprendente. Parimenti la sua serietà: nelle prefazioni ai vari paragrafi, persino in quello dell’Apocalisse, sta infatti scritto: “The events in this book, as in all books of the Bible, are real“. (“Gli eventi in questo libro, come in tutti i libri della Bibbia, sono veri“).
D’altronde la Bibbia è un testo che si presta molto bene ad essere serializzato.
Di fronte alla sua sacralità anche gli artisti più estremi, forse per rispetto o reverenza, hanno addolcito la loro furia creativa.
Basil Wolverton è un bizzarro autore a metà strada tra Jacovitti e Robert Crumb (quello di Fritz the cat, per intenderci) famoso per i suoi personaggi dai tratti distorti al limite del mostruoso. Nell’illustrare Genesi e Apocalisse ha placato la sua disturbante fantasia, optando per uno stile più rispettoso e didascalico.
Stessa cosa ha fatto Simon Bisley, che per un attimo ha messo da parte le sue disinibite e ipertrofiche donnine per creare una sua versione della passione di Cristo che si avvicina più al Mantegna che ad un fumetto della 2000 A.D. (famigerata rivista inglese d’avanguardia).
Nell’ampio panorama degli autori del fumetto moderno, la chiesa cattolica ha seguaci e sostenitori.
La scuola belga del fumetto, detta della linea chiara per pulizia stilistica e facile leggibilità, nata all’interno del mondo cattolico, ha spesso avuto come obiettivo, più o meno esplicito, quello di riportare i giovani alla fede.
Hergé, il creatore di Tin Tin, era un fervente cattolico militante: il piccolo, avventuroso giornalista è forse il personaggio più politico, o meglio il più ancorato alla realtà, della cosiddetta Bande Dessinée.
La vita di Hergé, al secolo George Remi, è quantomeno ambigua: giovane scout appena diciannovenne, viene avvicinato da Padre Norbert Wallez, chierico conservatore, antisemita, filofascista e direttore della testata cattolica belga Le Vingtième Siècle che gli propone una collaborazione.
Nasce così il giovane reporter sempre accompagnato nelle sue avventure, dal wire fox terrier Milou.
Che il personaggio sia stato più o meno ispirato all’ambiguo Léon Degrelle (il fondatore del Rexismo, movimento ultracattolico di estrema destra, poi divenuto un fervente sostenitore del Terzo Reich) è sicuramente vero che fu per il politico belga un esempio da seguire. Egli scriverà infatti un robusto volume dall’ inequivocabile titolo TinTin, mon copain, nella cui prefazione afferma: “Tintin aveva diversi padri. È il frutto di detto abate, naturalmente; si tratta, in secondo luogo, del grande artista Hergé stesso, che brandisce le sue matite. E, indirettamente, viene da me, Léon Degrelle!“
Nonostante ciò, Tin Tin mantiene sempre, almeno negli albi scritti dopo la fine della guerra, un condivisibile atteggiamento anticolonialista e liberale, con un occhio di riguardo per le minoranze.
Il suo lungo ed avventuroso viaggio intorno al mondo è ben diverso da quello di Asterix: non solo simpatica aneddotica per sottolineare tic e manie dei vari popoli incontrati come nelle storie del piccolo gallo, ma, soprattutto, una visione geopolitica precisa e spesso estremamente rigorosa.
Le sue imprese nella terra dei Soviet (la prima), in Congo, a Shanghai, in America o in Tibet, fotografano la realtà del momento storico nel quale sono state scritte, senza comunque mai rinunciare all’effetto comico o avventuroso.
Hergé rimane fedele al suo pensiero, e racconta ciò che ritiene opportuno raccontare, anche a rischio di vedersi censurato per anni nel paese (il Giappone, per esempio) che si era ritenuto offeso dalle sue storie.
Dopo la sua morte, il testimone passò metaforicamente a Jijé. Egli è famoso per il personaggio di Spirou, l’intraprendente giornalista vestito da fattorino, poi abbandonato nelle capaci mani di Franquin che gli fece incontrare il marsupilami, animale di razza indefinita a metà via tra una scimmia e un leopardo e che diventerà il suo fedele compagno di avventure.
L’anima cattolica di Jijé si riscontra in opere come le biografie di Don Bosco, Gesù, Baden Powell e Bernadette, costruite con chiare intenzioni didattiche e apostoliche.
Sono gli stessi ideali cattolici che in Italia furono, e sono tutt’ora, sostenuti e incoraggiati da Il Giornalino (1924), edito dalle edizioni San Paolo, diffuso e promosso da parrocchie e scuole confessionali ed acquistato da genitori ai quali sta a cuore l’educazione cattolica dei propri figli. Molti gli autori che si sono cimentati nel raccontare episodi biblici: Sergio Toppi, Gianni de Luca (La più grande storia, 1981), Marco Rostagno (La sacra bibbia, 1996), Dino Battaglia.
Ma la campagna evangelizzante di questa, apparentemente innocua, rivista non è stata sempre condivisibile: sostenne, ad esempio, l’ipotesi che la genetica avrebbe smentito la teoria evoluzionistica di Charles Darwin.
In America la bandiera del fumetto religioso militante è stata soprattutto nelle solide mani dell’evangelista radicale Jack Chick, che utilizzò il mezzo come la fiammeggiante spada dell’Arcangelo Michele.
Famose (anzi, famigerate) le sue campagne di denuncia di vari, ipotetici complotti: quello satanico, organizzato dai creatori dei giochi di ruolo, in Dark Dungeon, o quello cattolico/gesuita.
Nei suoi Chick tracts, brevi fumetti auto prodotti e venduti in tutto il mondo in milioni di copie, non risparmiava critiche agli ebrei ma nemmeno alla chiesa cattolica e al papa.
Fu definito “Il fumettista che tentò di salvare la nostra anima dall’Inferno”, mostrandocene gli orrori in A demon’s nightmare (1962).
La sua carriera è stato un lungo e intenso sermone dall’efficace taglio drammatico, un continuo monito rivolto a chi, macchiandosi di turpi peccati (almeno quelli che lui considerava tali), rischiava la dannazione eterna.
Anche il fumetto mainstream, in tempi di vacche magre o per accattivarsi le frange ultra conservatrici della società (le stesse che negli anni cinquanta avevano convinto molti giovani lettori a bruciare i propri fumetti in catartici roghi purificatori, felici di sostenere le tesi del dottor Wertham (Seduction of the Innocent, 1954) sul danno che il fumetto stava facendo nei loro piccoli, innocenti cuori), si è saltuariamente interessato all’argomento.
Subito dopo la crisi dei supereroi rimasti, a guerra finita, orfani delle loro nemesi preferite (Hitler, Mussolini e Hirohito) e poco prima dei suddetti roghi, a contrastare l’ondata horror e fantastica che si era abbattuta sul mercato fumettistico, una casa editrice produsse e stampò alcuni opuscoletti dove si raccontava, tra l’altro, la nascita dell’ennesimo infante con superpoteri: Gesù Cristo, non Superboy.
Scriveva Joe Sinnot, che da quel momento in poi molti data base del settore accrediteranno come vero e proprio creatore del Redentore.
La casa editrice in questione si chiamava Atlas, ma anche nella successiva mutazione più longeva e redditizia, la Marvel Comics, si esibirà ogni tanto in queste deviazioni di percorso. Nel 1981, ad esempio, affidò la fumettizzazione della vita di San Francesco a John Buscema, autore che fino ad allora si era cimentato nel disegnare massacri in quel di Cimmeria.
Seguirà qualche anno dopo un albetto sulla vita di Giovanni Paolo II scritto da Steven Grant (quello del Punitore), ed uno su Madre Teresa.
Anche solo per i milioni di copie vendute, questi exploit si possono definire come pietre miliari in una storia editoriale che, come si sa, è di tutt’altra fattura. Ma se è vero, come qualcuno afferma, che il supereroe è l’anello mancante fra l’uomo e Dio, allora ci siamo.
La Marvel ci riproverà negli anni novanta aprendo una vera e propria collana ed intitolandola a Thomas Nelson, probabilmente il più grande editore di materiale cristiano al mondo.
Ma i lettori dimostrarono di preferire ancora gli spararagnatele ai lampi di luce divina, e anche il tentativo di creare il primo super cristiano, Illuminator (Glenn Herdling, 1993) con tanto di base segreta all’interno del campanile della chiesa parrocchiale, non ebbe il successo sperato.
Chissà perché…
Peccato: il kitsch ha da sempre un suo perverso fascino.
Per chi fosse interessato a conoscere gli orientamenti religiosi dei vari supereroi, c’è un database creato apposta per questo: https://www.comicbookreligion.com.
Tra i vari scopi della cosidetta british invasion (rinnovare il fumetto supereroistico, riabilitare vecchi eroi dimenticati, approfondire psicologie e metodi narrativi) che letteralmente invase il mercato supereroistico americano a metà degli anno ottanta, ci fu anche quello di infrangere ogni possibile tabù, anche a costo di esagerare.
Garth Ennis, protagonista della seconda ondata insieme a Mark Millar e Warren Ellis, compie con Preacher un salto mortale carpiato infischiandosene del rischio di rompersi qualche osso.
L’ex predicatore Jesse Custer, posseduto dall’entità Genesi (nata dalla blasfema unione tra un angelo ed un demone), vaga, insieme alla sua fidanzata e ad un vampiro tossico, alla ricerca di Dio che ha abbandonato il Paradiso e l’umanità intera per trovare un po’ di (vera) pace.
Sulla stessa falsa riga Battle Pope di Robert Kirkman, le avventure di un indomito papa e del suo sidekick, un gesù alcolizzato e con perenne corona di spine sulla testa;
Punk Rock Jesus di Sean Murphy dove il Redentore, prima di finire sulla croce, decide di intraprendere la carriera di star dei media; American Jesus di Mark Millar, dove la reincarnazione del prossimo Messia si compie ai danni di un semplice ed innocente ragazzino; Murder’s mysteries di Neil Gaiman, l’indagine per l’omicidio di un angelo nel quale è coinvolto perfino il Creatore.
Questi solo alcuni esempi.
Nell’Universo D.C. esiste un’entità chiamata la Presenza che sta all’origine della nascita dello Spettro, incarnazione della sua vendetta, dei Nuovi Dei di Kirby, degli eterni di Gaiman.
É la vera e propria mania del fumetto supereroistico in generale di creare un unicum quanto più logico ed immutabile.
Per amor di completezza, entrambe le rivali hanno inserito nella loro continuity il personaggio del diavolo, con le dovute differenze: se Lucifer di casa D.C. è un elegantissimo dandy, Mephisto della Marvel è un rosso omaccione.
Per tutto questo Fredric Wertham, molto probabilmente, si starà ancora rigirando nella tomba…