Intervista a Fabio Trenti
7 min read(ideatore e coautore di Natale per Caso)
AR: Ciao Fabio, e grazie per avere accettato di fare questa intervista. Il libro di cui vogliamo parlare, Natale per Caso, è uscito per la prima volta nel 2008 ma non è mai stata fatta fino ad ora una vera attività di promozione. Ma questa nuova edizione appena uscita – con copertina e impaginazione rinnovata – è una occasione che valeva davvero la pena sfruttare per parlare più in dettaglio di quest’opera a quattro mani che è nata, allora, da una tua idea. Prima di partire ti chiedo però di fare una piccola presentazione, in modo che i lettori possano avere un’idea più precisa di chi sei.
FT: Grazie per questo incontro, mi chiamo Fabio, faccio il tecnico IT e per colpa di Marco (Giorgini, coautore, ndr) mi sono avvicinato al mondo dei racconti brevi. Mai avrei pensato di scrivere qualche cosa di più ampio, figuriamoci un romanzo. Amo le storie e ne scrivo (male) di mie per il piacere di farlo.
AR: Come dicevamo il “progetto” Natale per Caso è nato da una tua idea, ovvero quella di provare a realizzare intanto un regalo un po’ speciale per amici e parenti, ma poi è diventato qualcosa di meno personale e più libro natalizio. Ci puoi raccontare con qualche aneddoto come è stata ideata, proposta e poi impostata la cosa?
FT: Tutto è nato dalla lettura di un giallo che mi aveva colpito particolarmente. Mi sono chiesto: perché non creare una storia in cui diverse vicende si incastrano tra loro e che portino a qualcosa di positivo invece che a un omicidio?
Ho buttato giù due righe, una traccia con qualche punto chiave, un filo conduttore e una bozza di finale. Ne ho parlato con Marco, inizialmente solo per scherzo, ma l’idea gli è piaciuta.
E, come si dice, ci siamo messi subito al lavoro. Essendo ormai vicini al Natale, è stato quasi naturale decidere di ambientarla in quel periodo. E perché no? Farla diventare un piccolo regalo per parenti e amici ci sembrava un’ottima idea.
Per noi è stato un regalo fatto col cuore; per loro, forse, una piccola sofferenza nel leggerlo. Ma, come si suol dire, gli amici si vedono nel momento del bisogno… e tutti, almeno per cortesia, hanno finto di apprezzare l’opera.
AR: Come sono state scelte le caratteristiche dei due personaggi e le due trame? E come gli aspetti di intersezione?
FT: Il fatto di mantenere per ciascuno di noi la possibilità di raccontare una propria storia, con punti di contatto ben definiti, ci ha sicuramente facilitato nella scelta dei personaggi. Ognuno ha messo un po’ di sé, scegliendo figure che possiamo definire “tipici cittadini”, con però una caratteristica per noi fondamentale, ovvero che questi personaggi potessero muoversi giustificatamente in lungo e in largo per la città. E quindi abbiamo pensato a un tassista e un corriere. Questo ci ha permesso di citare vie e piazze di Modena, rendendo l’ambientazione riconoscibile e familiare ai nostri lettori, soprattutto modenesi!
Per quanto riguarda i punti di intersezione tra le due storie, abbiamo fissato quelli cruciali e fondamentali fin da subito. Tuttavia, aggiungerne altri, più sottili, ha richiesto molto tempo. Devi sempre bilanciare quanto rivelare e quanto lasciare in sospeso. Se tutto è chiaro fin dall’inizio, che gusto c’è nel leggere? Giusto?
Ovviamente, tutto questo lavoro ci ha portato a numerose stesure e riletture, necessarie per evitare buchi di trama o incongruenze. È stato un processo lungo ma indispensabile.
AR: Cosa è andato “storto” – aggiungendo in realtà qualcosa di particolare al progetto – sì, esatto, mi riferisco esattamente ai due Mario 🙂
FT: Storto per così dire c’è lo stesso nome dato ai due personaggi. Non era voluto, ma nelle prime riletture fatte insieme a Marco abbiamo scoperto che avevamo scelto lo stesso nome.
E per un libro che parla di avvenimenti più o meno casuali, ci è sembrato un segno del destino. Quindi sono rimasti. Altri inciampi, ci sono stati con le vie. In un racconto si leggeva che la casa era in via tal dei tali e nell’altro in un’altra via. Quindi anche qui, ci siamo messi d’accordo su percorsi e luoghi.
Diciamo che, in certe fasi di costruzione, ci siamo avvicinati molto a scrivere un giallo, anche con il rischio di venire uccisi dalle rispettive mogli per le nottate spese a scrivere.
AR: Revisione, confronto e poi pubblicazione. Cosa ci puoi dire a riguardo?
Beh ho già fatto vari accenni prima, quindi non mi dilungo. Chiaramente è un tipo di racconto che per forza necessita di continui confronti, revisioni e aggiustature.
Anche dal punto di vista dei contenuti, confesso che a Marco a volte dicevo “dai in questo punto è troppo fuori di testa il tuo personaggio” e lui ribatteva sul mio.
Oppure ci sembrava di svelare troppo, quindi si decideva quando far accadere o dire certe cose. Non so per Marco, ma tutto questo per me non è stato un peso, era come fare un puzzle, si parte dagli angoli e poi via. Per la pubblicazione, considerando il target di amici e parenti, in una prima stesura ci siamo appoggiati a un servizio di stampa online (lulu.com).
Non era nostra intenzione puntare su qualità della carta o rilegature di pregio. Anche perché, come dire, le prime copie le abbiamo pagate noi per poi regalarle, quindi un prezzo basso era importante. Poi, grazie a Marco che aveva fatto esperimenti anche con altri servizi, siamo arrivati ad Amazon.
E devo dire che questa ultima ristampa ha un ottimo compromesso qualità/costo. Anche la copertina è decisamente migliore della prima.
AR: Pur avendo avuto una pubblicità e una distribuzione molto ridotta – forse anche perché il target del progetto partiva come “personale” – un minimo di diffusione, alla prima uscita, c’è stata. Ci puoi dire qualcosa sugli eventuali feedback ricevuti?
Commenti positivi sulla parte di Marco me li aspettavo, lui sa come si scrive, io al massimo posso definirmi un lettore che prova a scrivere. Quindi puntavo a campare di rendita e sugli amici per i motivi che dicevo prima. Poi quando sono arrivati apprezzamenti sulla trama e in generale sul progetto, non nascondo che mi abbia fatto piacere.
Sulla pubblicità è vero, non si è sparsa tanto la voce, ma dobbiamo considerare che era pensato per parenti e amici e i social media non erano così diffusi come oggi.
Confido in questa ristampa e nei social per recuperare il tempo perso.
AR: Quanto, secondo te, è ancora attuale e/o godibile una storia del genere – poco meno di vent’anni dopo? Come sarebbe una storia del genere, se fosse ideata oggi?
L’ho riletto di recente e penso che la storia regga ancora. Ovviamente ci sono riferimenti a cose e persone che oggi non esistono più o che si ricordano in pochi, quindi andrebbe svecchiato per così dire. Ma secondo me regge lo stesso, perché alla fine si parla di persone, di come interagiscono, di quello che provano e pensano. I sentimenti non hanno età, così come le tribolazioni quotidiane.
Poi, essendo pensato per il Natale, penso di non rovinare nulla se dico che c’è un lieto fine, che ognuno può interpretare come crede e questo lo rende sempre attuale.
Come attuale è che tutti speriamo sempre in un lieto fine oggi come venti anni fa.
Quindi potrebbe essere riscritta anche oggi, ma magari al posto del Nokia ci metteremmo uno smartphone e qualcuno guiderebbe probabilmente un’auto elettrica.
Ma rimane che oggi come ieri ciò che facciamo influenza in modo inconsapevole anche le persone che non conosciamo, così come a nostra volta siamo influenzati da altri senza esserne consapevoli. Quindi sì, la stessa storia si potrebbe decisamente scrivere anche oggi.
AR: Questa è stata una esperienza per te abbastanza specifica – di lavoro ti occupi d’altro e nel frattempo sono cambiati vari aspetti nella tua vita che hanno forse azzerato tempo per cose simili – ma hai per caso altri progetti (anche futuri) in mente o in lavorazione?
Appena ho riletto il libro, ho detto a Marco che dovremmo davvero scrivere un capitolo due… non sarebbe difficile perché ho sempre qualche idea che mi gira per la testa. Ma sono più uno storyteller che uno scrittore e quindi per la parte narrativa cercherei anche in questo caso di lavorare con Marco per portare avanti la cosa.
Mi piacerebbe anche sperimentare con una storia per bambini, ma non so se riuscirei a scrivere di personaggi che non imprecano almeno ogni tanto.
Sul resto, hai ragione, il tempo è sempre poco. E poi, da quando sono diventato papà, ogni giorno ho una storia nuova da creare. Non so se mi spiego.
Se posso permettermi, vorrei concludere con un suggerimento per chi dovesse decidere di leggere questo libro: spero che sia per voi un’esperienza simile a quella di rivedere Miracolo nella 34ª strada. Sai che la vita non è come nei film, ma per un attimo, il tempo di leggere una storia, possiamo permetterci di sognare che lo sia. E sognare non costa nulla.
Grazie per il tempo che mi hai dedicato.