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Intervista a Gianluca Gemelli

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Una piccola premessa prima di iniziare questa chiacchierata letteraria: “conosco” Gianluca Gemelli da più di dieci anni. Siamo entrati in contatto grazie alla comune passione per alcuni dei gialli per ragazzi pubblicati dalla Mondadori negli anni ‘70 e sono subito diventato un fan del “Prof. Gemelli”, come autore, rimanendo colpito dalla sua interessante produzione. Quindi se in questa intervista vi sembra che io sia un suo ammiratore sappiate che il motivo non è che mi sta pagando.

GG: No, pagare no, ma qualche caffè te lo devo di sicuro.

MG: Ciao Gianluca, e grazie per la tua disponibilità per questo scambio. La “scusa” per questa intervista è la realizzazione di un lungometraggio basato su una delle tue opere (“A mamma non piace”)…

GG: Eh, eh, eh… Incredibile, vero?

MG: …Ma prima di parlare di questa splendida iniziativa vorrei fare una carrellata più ampia per presentarti ai lettori di KULT Underground. Ti chiedo quindi di presentarti brevemente, raccontando chi sei, cosa fai nella vita, e come è nata la tua attività di scrittura.

GG: Beh, io sono, o sono stato: scienziato, artista, educatore, divulgatore, scrittore, traduttore e patriota.

MG: Cosa c’entra il patriota, scusa?

GG: Non lo so, ma c’è scritto sempre così, sulle targhe delle vie: Scienziato e patriota, letterato e patriota…

MG: Va beh… Ma cosa fai per vivere, insomma?

GG: Il professore di matematica. 

MG: E non è uno strano hobby, scrivere romanzi e racconti, per un professore di matematica?

GG: Non tanto. La matematica, a farla, è ovviamente un’attività creativa, l’idea che sia una cosa astratta e noiosa viene da chi non la conosce ma deve imparare ad applicarla. Inoltre se un professore ha bisogno di un hobby per impiegare il tempo libero, deve cercarsene uno che non costi soldi, come scrivere, appunto.

 

MG: Come anticipato, siamo entrati in contatto grazie alla comune passione per I Tre Investigatori. Passione che nel tuo caso è stata anche, direi, parte di un lungo percorso che, coinvolgendo pure fan fiction e traduzioni, ha portato alla realizzazione delle tue prime opere, come Ricky Down e Erba Alta. Ci puoi parlare sia della tua attività di appassionato delle opere di Robert Arthur, sia dei tuoi primi romanzi?

GG: Ricordo ancora oggi la rabbia e la delusione di quando, negli anni ’80, non ho trovato più i mitici Gialli dei Ragazzi Mondadori in edicola. Sono stati la mia lettura preferita, da ragazzino, quando sognavo di essere anch’io un giovane investigatore, quando qualsiasi scritta fatta col gesso su un muro per me nascondeva un indizio di qualche fantasioso mistero… 

MG: Non rivanghiamo… Anch’io ricordo quel momento con grande tristezza e quei tempi con grande nostalgia…

GG: Tieni, asciugati gli occhi. Comunque, da grande ho iniziato a girare per le bancarelle dei libri usati, per completare la mia collezione della mia serie preferita: I Tre investigatori, la serie di romanzetti accreditati ad Alfred Hitchcock, ideata da Robert Arthur. L’ho poi completata grazie ai siti internet dei collezionisti, o forse anche grazie a ebay.

MG: Ma non sapevi che solo una parte dei gialli dei Tre Investigatori era stata tradotta e pubblicata in Italia.

GG: Esatto! Quando ho scoperto che c’erano decine di altre storie inedite, me le sono procurate, però non mi bastava leggerle in Inglese, io le volevo in italiano, così mi son messo a tradurle. Purtroppo i titolari del copyright, i tedeschi della Kosmos edizioni, non mi hanno dato molta retta. Ma non finisce qui: collaborando col sito Giallodeiragazzi.blogspot.com ho scoperto che Robert Arthur era appassionato delle opere di Leo Edwards, tanto da citarle nei titoli dei suoi romanzi. Questo Leo Edwards fu un autore americano attivo negli anni ’20 e ’30 del ventesimo secolo, inventore, più o meno, del giallo dei ragazzi, dato che i suoi Jerry Todd e compagnia bella vengono prima di Nancy Drew e degli Hardy Boys. Le opere di Leo Edwards sono di dominio pubblico, e sono molto divertenti, e così eccomi qui: traduttore ufficiale!

 

MG: Traduttore ufficiale? Da chi ti viene questa ufficialità?

GG: Da Leo Edwards in persona, ovviamente, per via medianica.

MG: Non discuto, in quanto sono anch’io un fan di Jerry Todd e i suoi amici. Questo lavoro di traduzione è stato difficile? So che le storie che leggo hanno qualche ritocco rispetto agli originali.

GG: Leo Edwards scriveva cento anni fa, quando non esisteva il politically correct, e la sensibilità nei confronti degli animali e delle minoranze etniche era diversa. Avrei potuto essere più filologicamente preciso e inserire delle note a pie’ di pagina… Ma poi ho pensato che avrei reso al vecchio Leo un servizio migliore prendendomi la libertà di cambiare quel che bisognava cambiare e preservando la fascia d’età dei lettori a cui i suoi romanzi sono dedicati.

MG: Tornando alla tua produzione di opere originali, è facile notare che hai pubblicato cose davvero diverse (dall’ottimo e divertente “741” – un romanzo quasi di fantascienza – al godibile libro per bambini “I gatti della terra sono pigri”, senza dimenticare alcune antologie – una pure a quattro mani – decisamente di genere). Ci puoi dire qualcosa di più sulla tua attività di scrittore, su quali sono le tematiche su cui preferisci lavorare, e su come sono nate alcune delle tue opere?

GG: Scrivo quel che mi piacerebbe leggere, e sono un lettore piuttosto vario, da cui la mia produzione che è pure variegata. Tutte i miei scritti, però, sono accomunati da una vena grottesca. Il libro a quattro mani a cui accennavi è Stelle Binarie, scritte con l’incredibile pompiere-scrittore livornese Marco Alfaroli, che è anche un bravissimo illustratore.

MG: Passiamo ora a “A mamma non piace”. Il romanzo in questione, ambientato a Roma, è divertente e in parte surreale ed è una di quelle cose davvero godibili che non si dovrebbero perdere. Come è nato (come è nata l’idea dietro al romanzo) e, infine, come è passato da essere un bel romanzo a, in primis, un testo valutato per la realizzazione di un lungometraggio, e poi a una sceneggiatura?

GG: Ci sono molte suggestioni cinematografiche, che mi hanno condotto ad A Mamma non piace. Dopo averlo scritto mi è sembrato che ci stesse bene un film, e ho deciso di far partecipare il romanzo a Una Storia per il Cinema, concorso che mi ha fatto conoscere Carlo Cavazzuti, che, oltre che scrivere romanzi, ne capisce di cinema. Grazie all’intelligenza, la competenza e la lungimiranza di Monica Carpanese e della sua banda, A Mamma non piace ha vinto quel concorso, e quindi ne hanno tratto un film! Pazzesco, vero? Adesso anch’io sono membro del club degli scrittori che hanno contribuito al cinema! Sto alla pari con Steven King, Niccolò Ammaniti… e Dante Alighieri!

MG: Beh, proprio alla pari…

GG: Hai ragione, sì, infatti, ma io mi sono messo alla pari per modestia. Scherzi a parte, io non ho un editore alle spalle e non vendo una copia che sia una, su Amazon, eppure ho vinto Una Storia per il Cinema. Sono la prova vivente che non è un concorso per raccomandati, per cui invito tutti quelli che leggono queste righe, che hanno pubblicato un romanzo o un racconto, o che ne hanno uno nel cassetto, e sognano che qualcuno ne faccia un film. Partecipate! Non si sa mai! 

MG: Piuttosto ci puoi raccontare qualcosa del dietro le quinte, del processo di realizzazione del lungometraggio, e qualcosa riguardo la sua presentazione e, in futuro, distribuzione? Ho seguito un po’ di cose su instagram, e sono davvero molto molto curioso di vedere quanto realizzato.

GG: Io non sono stato coinvolto nella realizzazione del film, e forse è meglio così. Se non altro, sono curioso anch’io di cosa salterà fuori, perché si sono presi molte libertà. Tanto per dirne una, anziché un horror con risvolti comici, come il romanzo, sembra abbiano fatto un film comico con risvolti horror. Però sono stato loro ospite un giorno sul set, ed è stata un’esperienza bellissima: mi sembrava di essere dentro una puntata di Boris, o dentro il film Ed Wood. Il film l’hanno completato, ma dell’anteprima e della distribuzione per ora non ho notizie. Quando ne avrò dovrò scatenare tutto il fandom, per cui ti avviserò senz’altro.

MG: Altre tre cose prima di salutarti. La prima è ovviamente scontata: su cosa stai lavorando ora? Quali saranno le tue prossime uscite letterarie? 

GG: Ho un romanzo intitolato Non lasciare le cose a metà… Che per il momento ho lasciato a metà, per completare la traduzione di un’altra opera di Leo Edwards: Andy Blake in advertising, che però non ho ancora deciso che titolo avrà in Italiano. La traduzione delle opere del vecchio Leo continua: attualmente sono a un terzo del lavoro. 

MG: La seconda domanda è sempre collegata con la tua attività di scrittura, ma non con quella di autore: tu hai un seguito blog letterario dal nome evocativo TeLaDoIoLaNarrativa, dove periodicamente proponi recensioni o pareri principalmente di libri o film. Ci puoi dire qualcosa anche su questa tua attività – tenendo conto che, mi sembra, tu abbia sfruttato questo canale, oltre che per qualche scambio diretto con lettori o amici, anche per proporre a volte qualche breve composizione?

GG: Chiamarlo “un seguito blog letterario” mi sembra un po’ troppo, dato che ho solo 32 lettori iscritti. Tengo questo blog dal 2011, e prima ne avevo un altro su di una piattaforma ormai estinta da anni e anni. Non mi sono mai affezionato ai social media, qualsiasi cosa siano, e sono rimasto legato ai vecchi blog. Ma ormai mi sembra di essere uno degli ultimi giapponesi nella giungla… Come Marco Giorgini e Marco Alfaroli, per esempio.

MG: Terza e ultima: ci puoi riportare i canali che usi per proporre le tue cose (oltre al blog citato, so che hai anche almeno un paio di canali social, e non solo) – incluse alcune non legate alla tua attività come scrittore ma più rivolte all’ambito della matematica? 

GG: Ho un account Instagram, che ho dovuto aprire per accedere alle news del concorso Una Storia per il Cinema, e sul quale cerco di resistere, ma i social non fanno per me. Ho avuto un facebook e anche un Twitter, e forse più d’uno, ma ho sempre dimenticato le password dopo poco. Su Tiktok sono durato un giorno: l’ho trovato insopportabile, invadente, incomprensibile. L’ultimo canale Youtube che ho aperto è dedicato per lo più alla divulgazione matematica, e al momento non ne ho ancora perso le credenziali di accesso, ma è solo questione di tempo. No, l’unica fonte ufficiale è il mio blog. Ma basta anche una bella ricerca su Amazon: io pubblico lì.

MG: Grazie ancora per le chiacchiere. In bocca al lupo per tutto e a presto!

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