Monaco – Robert Harris
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Arnoldo Mondadori Editore S.p.A.
Narrativa
Pagg. 297
ISBN 9788804685739
Prezzo Euro 20,00
La conferenza di Monaco del 1938
Monaco parla di un’illusione, l’illusione di evitare la seconda guerra mondiale, sacrificando la Cecoslovacchia, e quindi non una pace con onore – come ebbe a dire il primo ministro inglese Neville Chamberlain, fautore di una politica estera nei confronti della Germania nazista definita di appeasement, cioè di mantenimento della pace a prezzo di concessioni – bensì come a contrasto disse Winston Churchill “ potevano scegliere tra il disonore e la guerra, hanno scelto il disonore ed avranno la guerra “. Era il 30 settembre del 1938, le popolazioni d’Europa, tedeschi compresi, sperò, ma non trascorse nemmeno un anno e l’1 settembre 1939 le truppe naziste invasero la Polonia, dando inizio al secondo conflitto mondiale.
Robert Harris imbastisce una narrazione indubbiamente di fantasia, ma ben ancorata a ciò che accadde nella conferenza di Monaco, creando due personaggi, Hug Legat, promettente funzionario del servizio diplomatico britannico, segretario particolare del primo ministro Neville Chamberlain, e Paul von Hartmann aristocratico membro dello staff del Ministero degli Esteri tedesco, iscritto al partito nazista, ma in segreto facente parte di una cospirazione contro Hitler. I due si conoscono, anzi sono amici, pur non frequentandosi da sei anni, perché hanno condiviso un periodo di studio a Oxford. Il secondo dei due conta sull’amicizia per far fallire le trattative, mettendo in difficoltà il dittatore nazista e consentendo così di dare vita a un moto insurrezionale. La trama è veramente ben congegnata e, senza mancare di aderenza alla realtà, finisce con lo sviluppare una spy story diplomatica di grande effetto, appassionante e per nulla greve. La storia ci dice che il piano di von Hartmann fallì, e non certo per mancanza di collaborazione da parte di Legat; infatti Chamberlain era partito per Monaco proponendosi di arrivare a ogni costo a un accordo per scongiurare una guerra e quel a ogni costo implicò il sacrificio della Cecoslovacchia, ai cui membri di governo non fu consentito di partecipare alla conferenza. Il risultato di Chamberlain fu, come verificato a posteriori, del tutto effimero e anche squallido, decidendo del destino di altri senza che questi fossero o meno consenzienti, e proprio per questo è giustificata la famosa frase di Winston Churchill. A posteriori si potrebbe dire che gli attori principali, e cioé Hitler, Chamberlain, Daladier e Mussolini furono protagonisti di una commedia grottesca, tutti consapevoli dell’inutilità di quell’accordo.
La capacità di Harris di ricreare l’atmosfera, l’abilità con cui dipinge una trama inconsueta ed intricata sono veramente ragguardevoli, tali da soddisfare ampiamente il lettore, consapevole dell’innesto di fantasia in una vicenda che avvenne proprio così.
A titolo di notizia dal libro è stato tratto un film di buon successo: Monaco. Sull’orlo della guerra, uscito nelle sale cinematografiche nel 2021 e che vede fra i protagonisti Jeremy Irons nei panni di Neville Chamberlain.
Da leggere il libro e da vedere il film, con pieno merito per entrambi.
Robert Harris (Nottingham, 7 marzo 1957), laureato alla Cambridge University, è stato giornalista alla BBC, e uno dei più noti commentatori dell'”Observer” e del “Sunday Times”.
È diventato famoso in tutto il mondo nel 1992 con Fatherland, il cui successo lo ha inserito a pieno titolo nel ristretto gruppo di autori che hanno ridefinito e ampliato i confini del thriller. Successo confermato da Enigma (1996), Archangel (1998), Pompei (2003), Imperium (2006), Il ghostwriter (2007), da cui è stato tratto un film diretto da Roman Polanski, Conspirata (2010), L’indice della paura (2011), L’ufficiale e la spia (2014), Conclave (2016), Monaco (2018), Il sonno del mattino (2019). Prima di dedicarsi interamente alla narrativa ha scritto numerosi saggi, fra cui una celebre inchiesta sui falsi diari del Führer, I diari di Hitler (2002). Tutte le sue opere sono edite in Italia da Mondadori.