Intervista con Luca Falomi
10 min readIl Mare aperto è da sempre un simbolo di mistero, avventura, ricerca e libertà. Una distesa d’acqua che incarna la potenza della natura e risveglia un innato desiderio di esplorazione e di scoperta. Un invito ad inoltrarsi nell’ignoto al di là dell’orizzonte visibile, per ritrovarsi in una realtà dove il tempo sembra essersi fermato.
Il Mare aperto è confine e ponte tra mondi, teatro di riflessioni filosofiche, di storie antiche e di marinai audaci che, mossi dalla curiosità e dalla sete di avventura, hanno sfidato le sue onde in cerca di terre sconosciute. Le sue profondità celano creature misteriose che danzano nell’oscurità, segreti che sfidano la comprensione umana, mantenendo il fascino dell’enigma irrisolto.
Il Mare aperto è un rifugio per la mente errante, testimone mutevole delle forze della natura, metafora della vita stessa, del desiderio umano di oltrepassare i limiti, acettando il mistero che permea il concetto di viaggio. Navigare non rappresenta solo una sfida, ma anche la possibilità di sondare le profondità della propria anima e scoprire tesori nascosti che solo la vastità dell’infinito può rivelare. (Nota di copertina)
Luca Falomi – Chitarre
Alessandro Turchet – Contrabbasso
Max Trabucco – Batteria e percussioni
Feat.
Maria Pio De Vito – Voce
Daniele Di Bonaventura – Babdoneon
E vui durmiti ancora / La bonne nouvelle / As time goes by / Infancia – O cunvegno d’e cardille / Mare aperto / What I can’t say / Fondaco / A little lullaby for a lonely night
Abeat Records, 2024
Intervista
Davide
Buongiorno Luca. “Mare aperto” è il secondo album del trio Falomi-Turchet-Trabucco. Cosa continua e cosa cambia rispetto al precedente “Naviganti e sognatori” del 2021?
Luca
Buongiorno! “Mare aperto” è l’ideale prosecuzione del primo lavoro “Naviganti e sognatori”, pubblicato nel 2021. Sono passati tre anni, abbiamo vissuto esperienze musicali e personali nuove e consolidato il nostro fare musica insieme. Il risultato di ciò è una evoluzione a livello di interplay tra di noi che ci ha portati ad approcciarci al nuovo album in modo tranquillo e con le idee piuttosto chiare. Anche il titolo e il concept stesso di “mare aperto” è arrivato spontaneamente, confrontandoci su quella che è la realtà di oggi: basta ascoltare un notiziario per capire che siamo in acque profonde e non sempre calme.
Davide
Tuoi precedenti lavori sono stati anch’essi realizzati in trio: con Michela Lombardi e Giovanni Ceccarelli (Pagine vere) o con Rodolfo Cervetto e Riccardo Barbera (Esperanto / Esperanto: voices). È il trio la tua dimensione ideale di gruppo?
Luca
In effetti amo molto il trio, perché ritengo che – se ben assortito – possa essere una mini orchestra a cui non manca nulla rispetto ad ensembles più ampi. Il trio con contrabbasso e batteria/percussioni è molto stimolante perché mi dà la possibilità di approcciarmi alla musica in modo quasi pianistico, cosa che amo molto fare in generale, quindi suonando in modo molto libero e sottolineando sia armonia che melodia. Nella formazione Naviganti e Sognatori il trio funziona particolarmente bene in quanto Alessandro Turchet spesso suona il suo strumento con l’arco (tra l’altro in modo divino!) e questo permette uno scambio melodico continuo tra di noi e un’evoluzione delle possibilità anche a livello di arrangiamento.
Davide
Albert Camus scrisse che soltanto la musica è all’altezza del mare. Del perché il titolo di “mare aperto”, lo hai spiegato nella nota di copertina, la quale potrebbe prestarsi anche a definire una tua/vostra idea di musica aperta e di musica come lingua universale? Qual è per te il valore del creare musica incrociando più modi e culture?
Luca
Credo che il concetto stesso di musica sia quello di scambio e lingua universale. Sia la fruizione musicale che la scrittura, per me sono qualcosa di molto istintivo tanto quanto la comunicazione non verbale, il movimento, il gesto. Tutti noi comunichiamo continuamente in modi diversi e la musica è uno di questi. Come ascoltatore e compositore cerco continuamente nuovi stimoli: artisti che non conosco, linguaggi da approfondire. In questo senso penso che l’incrocio tra culture e mondi sia alla base dell’evoluzione musicale stessa. Il mare per me è da sempre fonte di ispirazione. Ho la fortuna di abitare a Bogliasco, un piccolo borgo vicino a Genova. Mi capita di sentire suoni passeggiando sulla spiaggia e a volte scrivo sentendo la mancanza del mio mare quando sono distante da casa o mi emoziono nel vedere altri mari e pensando quanta gente li ha attraversati.
Davide
“Mare aperto”, fin dal piroscafo in copertina, rimanda al viaggio. Partendo dalla Sicilia di “E vui dormiti ancora…”, mattinata scritta da Giovanni Formisano e musicata un secolo fa da Gaetano Calì, alla carezzevole ninnananna di “A little lullaby for a lonely night”, che tipo di viaggio ideale, quasi fosse racchiuso in una giornata dal mattino alla sera, avete infine compiuto attraverso queste otto composizioni? Dove siete stati, cosa avete esplorato e quali le scoperte e le esperienze fatte dunque in questo viaggio musicale?
Luca
Dalle prime note fatte insieme a Max e Alessandro, abbiamo abbracciato una dimensione acustica e una vena musicale piuttosto narrativa e quasi un po’ impressionistica, cercando di creare con pochi elementi dei “quadri” sonori che in qualche modo rimandassero a immagini o emozioni. Il primo album è stato realizzato in piena emergenza pandemica ed era una sorta di viaggio immaginario in un momento in cui quello fisico era impossibile. Mare aperto è nato in un momento diverso, nel quale siamo proiettati in un mondo che sembra quasi impazzito. In questo senso metaforicamente continuiamo a suonare dal nostro vascello e a portare (speriamo) un messaggio positivo e genuino. In entrambi i lavori abbiamo voluto includere alcuni brani tradizionali in quanto melodie senza tempo che ci permettono di creare un ideale trait d’union tra passato e presente. Un viaggio, dunque, senza limiti temporali, alla ricerca di noi stessi, del nostro sentire e anche in qualche modo della nostra storia e di chi l’ha scritta prima di noi.
Davide
Due ospiti importanti. Cominciamo da Maria Pia De Vito, cantante e compositrice che da sempre sperimenta una fusione tra il jazz, la musica etnica mediterranea e la melodia napoletana. Due i brani in cui appare: “Infancia – O cunvegno d’e cardillo”, di cui ha scritto anche il testo, e la conclusiva “A little lullaby for a lonely night”. Come è nata questa collaborazione e perché in particolare questo passaggio dal mare aperto al golfo di Napoli?
Luca
È sempre stato un mio sogno collaborare con Maria Pia. Da ragazzo ho amato moltissimo i suoi lavori. Sono cresciuto musicalmente negli anni novanta, in cui ci fu una esplosione della cosiddetta “world music” che credo abbia segnato in qualche modo il mio stile musicale e le scelte che ho fatto nella mia carriera fino ad oggi. Maria Pia è una cantante jazz incredibile, con una conoscenza profonda di questo linguaggio, ma non solo: è un’artista a 360 gradi che ha mantenuto un contatto fortissimo con la sua terra e la sua lingua, creando un suo linguaggio che trovo molto interessante proprio perché personale e slegato da quelli che sono i cliché. È stata molto disponibile nei nostri confronti, nell’ascoltare le nostre proposte e valutare come approcciarsi alla nostra musica. Sulla mia composizione “Infancia” ha pensato potesse funzionare bene un testo in napoletano e ha composto “O cunvegno d’’e cardille”: parole semplici ma con immagini davvero belle e un messaggio molto attuale. Nel brano “Lullaby”, composto da Max, invece ha utilizzato la voce come uno strumento musicale vero e proprio, creando un intreccio melodico con la chitarra che ha portato davvero un valore aggiunto al brano.
Davide
Daniele Di Bonaventura, compositore, pianista e bandoneista che ha suonato con molti rilevanti musicisti nazionali e internazionali, che ha tra l’altro pubblicato un lavoro intitolato “Mistico Mediterraneo” per la ECM e composto, eseguito e registrato un’opera per l’Orchestra Filarmonica Marchigiana, la “Suite per bandoneon e orchestra”. Com’è nata questa ulteriore collaborazione e perché la scelta del bandoneon nei brani “La bonne nouvelle” e “Fondaco”?
Luca
Sono entrato in contatto con Daniele tramite Giovanni Ceccarelli (con cui ha realizzato il bellissimo progetto “Mare calmo). Ho sempre apprezzato il suo strumento e il suo modo di approcciarsi alla musica. Il bandoneon ha un suono antico e mistico, non a caso è nato in Germania come organo portatile che veniva usato nelle processioni. Daniele ha saputo utilizzare queste sonorità in una chiave moderna ma al tempo stesso consapevole della storia del suo strumento. Ha un modo di suonare evocativo ed è un artista molto sensibile, musicale e attento. lo abbiamo coinvolto nel primo album e successivamente anche in alcuni nostri live. Con lui si è creato un bel legame e dal punto di vista musicale la formazione “allargata” funziona decisamente bene. Quindi non abbiamo esitato a coinvolgerlo anche in questo nuovo album su due brani che hanno un sapore antico ma musicalmente sono molto moderni.
Davide
Quali autori e dischi sono stati tra i più importanti per la tua formazione di chitarrista e di compositore?
Luca
Sono sempre stato piuttosto vorace musicalmente e negli anni della mia formazione ho suonato e ascoltato molti generi musicali differenti. Durante i miei studi classici ho ascoltato molto John Williams, Julian Bream e altri interpreti e apprezzato compositori classici, contemporanei e d’avanguardia. Per quanto riguarda il jazz la lista è molto ampia, citandone alcuni, Bill Evans, Miles Davis, Chick Corea, Thelonius Monk. Poi il filone della fusion: Weather Report, Mahavishnu, Return to forever. Amo molto Egberto Gismonti, Ralph Towner, Hermeto Pascoal, grandi compositori e polistrumentisti. Poi tutto il filone della musica brasiliana che ho divorato. Parlando di chitarristi non posso non citare Metheny, McLaughlin, De Lucia, Di Meola. Ma anche Jimy Hendrix, i Beatles, i Pink Floyd e molte altre band e artisti tra musica d’autore, rock, blues e R’n’b.
Davide
Bella la copertina disegnata da Lorenzo Saertorello, che – anche se si tratta di un’onda antropomorfizzata – mi ha riportato alla memoria l’omino blu di Folon, che vive in fondali teatrali di paesaggi vaghi e deserti ed è solo, disperatamente solo. E, certo, anche i piroscafi della emigrazione transatlantica…
Luca
La sera in cui abbiamo terminato le registrazioni del nostro primo album, io e Max abbiamo acceso il computer in cerca di ispirazione per la grafica. Ci siamo imbattuti quasi subito in una serie di disegni dal titolo “Giro del mondo”, realizzati da Lorenzo Sartorello, un giovane artista trevigiano, davvero molto in gamba. Siamo rimasti molto colpiti dai suoi lavori che ispiravano al tempo stesso serenità, modernità ma anche profondità di contenuti e abbiamo pensato di utilizzare due delle sue tavole per entrambi i nostri lavori, perché ci pare che rispecchino al meglio la nostra musica. Ci piacerebbe continuare questa associazione felice con Lorenzo anche per i prossimi lavori. Un ringraziamento va anche a Marina Barbensi che ha realizzato un bellissimo lavoro grafico a partire dai disegni di Lorenzo.
Davide
Cos’è per te la musica e quale funzione primaria ideale dovrebbe secondo te generare e agire nella persona e nondimeno nel contesto sociale? Cosa pensi, inoltre, della situazione attuale della musica in Italia?
Luca
Penso che la musica sia un momento che dedichiamo a noi stessi. Questo sia nel momento in cui la ascoltiamo, sia quando suoniamo o componiamo. Può essere una forma di meditazione o di distrazione o anche di contemplazione attiva se vogliamo ma al tempo stesso talvolta una sorta di accompagnamento passivo. La musica è in grado di stimolare tutti, in modi differenti e con vari tipi di linguaggio. È difficile dire cosa dovrebbe generare. È certo che si tratta di qualcosa di necessario. Penso ci siano momenti di fruizione differenti nella nostra vita, a seconda dei quali possono esistere generi musicali più o meno “opportuni”. Da ascoltatore, ho playlist differenti ad esempio per un viaggio in auto rispetto ad un allenamento di running o al momento di ascolto attento che posso fare a casa sul mio divano mettendo un album da capo a fondo. Penso che in Italia sarebbe necessaria una educazione musicale attenta e fatta con criterio a partire dalle scuole. Ritengo la nostra cultura musicale media sottosviluppata rispetto a molti altri paesi europei. È paradossale in quanto abbiamo una storia musicale ricchissima e importantissima, ma ogni volta che vado all’estero vedo più attenzione, più consapevolezza e più partecipazione attiva. Stanno cambiando delle cose anche da noi: la creazione di licei musicali e scuole medie a indirizzo musicale sicuramente giocheranno un ruolo importante ma credo non basti. Servono iniziative culturali rivolte agli adulti, ai bambini, programmi radiofonici e televisivi stimolanti in cui poter fruire musica non commerciale ed essere “interessati” attivamente. In Italia abbiamo molti artisti di grande talento, in generi musicali differenti, che credo potrebbero avere un plateau di ascoltatori piu ampio con le giuste politiche culturali.
Davide
Cosa seguirà?
Luca
Il prossimo lavoro in cantiere è un disco in solo che si intitolerà Myricae e che ho appena finito di registrare. Verrà pubblicato, credo, a fine 2024 o inizio 2025. È una raccolta di composizioni inedite per chitarra a cui lavoro da qualche anno parallelamente agli altri progetti. Un lavoro intimo ma al tempo stesso molto dinamico e vario musicalmente. Sto anche lavorando ad un libro di trascrizioni dei miei brani che vorrei pubblicare contemporaneamente all’album.
Ci sarà anche un seguito di Mare Aperto, abbiamo già alcune idee, non so ancora quale rotta prenderanno!
Davide
Grazie e à suivre…