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Il fango sotto le scarpe – Santosh Alex

5 min read

Traduzione di Claudia Piccinno

Prefazione di Alessandro Ramberti

Edizioni Il Cuscino di Stelle

Poesia

Pagg. 66

ISBN 9791280659620

Prezzo Euro 10,00

Un grande messaggio di fratellanza

Devo ringraziare Claudia Piccinno per avermi fatto avere questo libriccino di poesie, grazie al quale ho potuto avere un assaggio della poesia indiana, a me del tutto sconosciuta con l’eccezione di quella di Tagore. E non a caso ho fatto il nome di questo grande poeta bengalese perché, per certi aspetti, come vedremo, Santosh Alex sembra procedere nella sua scia, soprattutto per quel rapporto, tipico della filosofia orientale, con cui l’essere umano si accosta alla natura. C’è una palpabile tenerezza con cui Santosh Alex sembra dialogare con il mondo che lo circonda, dove tutto è vita, perfino il fango che si crea con la pioggia e si rapprende con il sole. La sua è una poesia che rivela un misticismo frutto di un mondo immutato nei secoli fino a qualche lustro fa e che ora è avviato a un repentino, e non sempre incruento progresso. Il poeta del Kerala, stato dell’India meridionale, riesce a cogliere questa transizione da un mondo arcaico a un altro moderno, e lo fa con tenerezza, con la stessa tenerezza con cui un figlio vede il proprio genitore anziano. Il tutto è all’insegna della semplicità, dell’immediata comprensione, come da Progresso (L’albero che era solito / baciare la terrazza di casa sua / non c’è più. / Il piccolo sentiero che conduce / alla scuola si è allargato. / Le risaie sono diventate terra. /…). In pochi versi, mirati, ci sono gli effetti di un cambiamento epocale, con un passato che si rammenta e che nel raffronto con il presente provoca una malinconia con la sensazione di aver perso qualcosa, di essere stati derubati di un pezzo della nostra vita.

Questo ritorno al passato è presente nell’autore che pure ricorre alle invenzioni del presente, frutto di un rapido e incontrollato progresso, ma comunque c’è un rimpianto per cose passate, per azioni che si svolgevano differentemente, che imponevano una nostra partecipazione che non è avvertibile con i mezzi elettronici (Speranza: Ho carta e penna / nell’era di internet, / E anche un computer. / So che le / e-mail diffonderebbero / rapidamente il mio messaggio. / Ancora / scrivo una lettera / con la speranza che / Se sarà una lettera / raggiungerà sicuramente / il destinatario. ).

Rimpianto, quindi, per un mondo che non tornerà più, ma c’è anche un proposito, tenace, ed è quello di conservare la memoria di ciò che è stato, di come era l’uomo prima del trascinante progresso e lo esprime bene, anzi molto bene (da Non voglio essere . …./ Non voglio essere un uomo / voglio essere un essere umano / nel mondo pazzo di oggi / In modo che la tradizione, la storia / e la società siano in mani sicure.).

E’ straordinaria la sensibilità di questo autore, capace di criticare con toni sommessi, di rimpiangere senza versare lacrime, di vivere nella modernità rimanendo attaccato al suo passato. Non c’è argomento o tema della sua poesia dal quale non riesca a emergere una vena sentimentale che non è passione, ma è pudico amore, come in Lei (Era come un fiore selvatico / Che sbocciò su una roccia / Le presi la mano nella mia / e mi tuffai nei suoi occhi /…). In India, quando le sensazioni ed emozioni sono autentiche, è come in Italia, in Francia, ovunque, a testimonianza che non esistono razze, ma persone e questa mia considerazione nasce dal fatto che nel leggere questa silloge ho avuto l’impressione che il messaggio sia universale e cioè che l’uomo, ovunque, senza distinzioni, sia parte, spesso inconsapevole, della grande famiglia del genere umano, un invito alla fratellanza di cui si avverte ogni giorno un crescente bisogno.

Ne raccomando la lettura, perché lo merita.

Santosh Alex, poeta, scrittore e traduttore multilingue, nato nel 1971 in Kerala.

Ha fatto un dottorato di ricerca sulla poesia di K. Satchidanandan e Kedaranath Singh della VIT University, Chennai. Autore di 63 libri che includono

poesie, traduzioni e critiche.

Le sue poesie sono state tradotte in 32 lingue in tutto il mondo e pubblicate in antologie internazionali, come Sunrise from the Blue Thunder (America),

Hudson View (Sudafrica), Indo Australian Poetry Anthology (Australia), Poems for Hazara (Afghanistan), XX1st Century Literature (India), Salt Boundaries (Turchia) e altre riviste inglesi rinomate. Le sue poesie sono apparse su Hudson View (Sudafrica), Best Poems Encyclopedia (New York), The Single Hound (USA), Rahapen (Norvegia), The Enchanting Verse e Indian Ruminations. È stato invitato per il programma 2012 dell’Hyderabad Literary Festival, come traduttore nel 2009 per il Translation Literary Skills organizzato dalla Sahitya Academy e dal British Council, nonché al seminario per giovani scrittori condotto dalla Sahitya Academy a Vijayanagaram nel 2011. Ha ricevuto il premio Pandit Narayan Dev Puraskaar (2004), Dwivageesh

Puraskaar (2008), Thalashery Raghavan Memorial Poetry Award

(2015), Sirjanlok Poetry Award (2015), Sahitya Ratna Puraskaar (2016), e P.C.

Joshy, Shabd Sadak Anuvadak Samman (2018).

Lavora come ufficiale hindi in un istituto di ricerca a Cochin, Kerala.

Claudia Piccinno, insegnante, poetessa, traduttrice.

Nasce a Lecce e vive a Castel Maggiore nei pressi di Bologna, dove ha ricevuto una benemerenza civica per meriti culturali. I suoi libri sono stati tradotti in inglese, spagnolo, serbo, turco, francese, arabo, polacco, macedone. Ha vinto prestigiosi riconoscimenti nazionali e internazionali, ha all’ attivo circa 50 sillogi poetiche in varie lingue, l’ultima in Italia è uscita per Fara editore nel 2023 e

si intitola Implicita missione.

È redattrice della Gazzetta di Istanbul e della rivista turca Papirus. Collabora a

varie riviste letterarie e a diverse giurie di concorsi poetici nazionali e internazionali.

Tiene seminari e convegni sul valore pedagogico della poesia.

 

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