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Poesie scritte all’aria aperta – Emilio Paolo Taormina

5 min read

Giuliano Ladolfi Editore

Poesia

Pagg. 134

ISBN 9788866446965

Prezzo Euro 12,00

Tanta serenità

A me piace un po’ tutta la poesia, ma devo ammettere che quella che parla d’amore, anche quando è struggente come nel caso di un sentimento non corrisposto, mi offre una pace interiore ben difficilmente riscontrabile nel caso di altri argomenti trattati. Ed è per questo motivo che quando mi è stata prospettata la possibilità di leggere l’ultima silloge pubblicata e scritta da Emilio Paolo Taormina, autore da me sconosciuto come reputo tanti altri meritevoli di attenzione, saputo che si parlava anche d’amore mi sono ritagliato gli spazi di tempo necessari per poter leggere.

Dico subito che il poeta siciliano è di vecchia scuola, non nel senso negativo, ma per evidenziare che per lui – e in questo sono più che d’accordo – non c’è la ricerca di una moda tanto moderna che porta a scrivere composizioni sovente incomprensibili e soprattutto prive della indispensabile armonia.

In Taormina c’è un certo ritorno al classicismo che troviamo nei versi di autori di fine ‘800, ma senza arrivare a metriche rigide, a rime varie, le sue poesie sono in grado di presentare una struttura armonica che è l’elemento necessario per poter suscitare l’interesse del lettore; poi vanno ovviamente aggiunti anche i contenuti, altrimenti sarebbero composizioni fini a se stesse, ricami pur apprezzabili, ma che poco o niente lasciano dentro. Per quanto riguarda la sostanza qualcuno, impropriamente, potrebbe parlare di romanticismo e invece qui si tratta di felici scelte, di metafore indovinate, di un insieme di elementi che rendono assai piacevole e costruttiva la lettura ( dal muro che recinge / l’aranceto / pende un frutto / grande come un sole / così alto / che nessuno può / raccogliere / forse non esiste / è il tuo sorriso). Non bastasse il tema a me caro dell’amore c’è l’altro, per nulla inferiore come gradimento, della natura, una natura che l’autore riesce a pennellare, come se invece di un foglio di carta avesse davanti una tela, così che non è un’iperbole dire che dipinge scrivendo (mi soffoca il blu del mare / sento affievolirsi il respiro /nei battiti del polso / mi avvelena la cicuta del tramonto / vorrei appendere alla luna / una ghirlanda di alloro / la tunica bagnata del sangue / di cesare / assassinare marzo con trenta / pugnalate / l’ulivo non conosce la sua ombra / balbetta nel vento / catturo il verso prendendolo / per la coda come un fulmine).

La mente spazia spinta dai palpiti del cuore e agli occhi riporta le sensazioni, le emozioni che solo la natura e anche l’amore possono dare.

C’è un’anima di ragazzino in questo autore, c’è un entusiasmo giovanile che stupisce considerando che Taormina è per data di nascita un uomo più che maturo, uno di quelli – e vale anche nel mio caso – che qualcuno, non so se per ironia o per rispetto, ama definire diversamente giovani.

Credo però che l’età quando si provano ancora certi sentimenti, quando ci si strugge per un panorama che incanta o si gioisce per la persona che si ama abbia poco o nulla a che fare con l’anagrafe; quando c’è ancora un intenso piacere di vivere quale emerge dai versi (rammendo e rattoppo il cuore / come la giacca che ha consumato / i gomiti sui banchi del liceo / penetro le mani nella sabbia / della spiaggia le svuoto lentamente / come una clessidra / il nome di una ragazza senza volto / lei non ha mai saputo che l’ho amata / le ho parlato su uno specchio), gli anni non contano, nemmeno si avvertono in un’esistenza vissuta pienamente.

Queste poesie sono cibo per la mente e per l’anima e infondono una serenità che è un toccasana (una stella naufragata / s’è addormentata sulla spiaggia / sui comignoli / e le banderuole / vagiscono i sogni / la brezza pigola / in un nido di barche / la luna come / un vecchio pescatore / fuma la pipa in cima / all’eucalipto / l’amore e la poesia / sollevano gli uomini / senza saperlo / come una piuma), hanno un positivo effetto universale, perché è proprio vero che l’amore e la poesia permettono agli uomini di volare, di sentirsi leggeri, di staccarsi dalla materialità a cui ci condanna un naturale fondo di egoismo.

Mi piacerebbe scrivere ancora e gli argomenti non mi mancherebbero, ma che altro potrei aggiungere su un libro che parla da sé, a cui il lettore si affeziona e rasserenato la sera lo posa sul comodino, spegne la luce e può beatamente sognare in rosa?

Emilio Paolo Taormina è nato a Palermo nel 1938.

Sue opere sono state tradotte in albanese, armeno, croato, francese, inglese, portoghese, russo, greco, tedesco, spagnolo, ebraico.

Ha pubblicato molti libri di poesia e sei romanzi, tra cui Archipiélago, ed. Plaza & Janés, con testo a fronte spagnolo di Carlos Vitale. Barcellona 2002, La stanza sul canale, Palermo 2005, Lo sposalizio del tempo, edizioni del foglio clandestino, Sesto San Giovanni, 2011, Le regole della rosa, edizioni del foglio clandestino, Sesto San Giovanni, 2014, La cengia del corvo, edizioni del foglio

clandestino, 2016 e con testo a fronte spagnolo di Carlos Vitale, ed. peccata minuta, Barcellona 2016 e con testo a fronte in armeno di Hiacob Symonian, Erevan, 2016, Cronache da una stanza, ed. l’arciere del dissenso, 2017, Palermo, Gelsi neri, ed. la linea dell’equatore,2018, Parnassius apollo, ed. l’arciere del dissenso, 2018, Il giardino dell’elleboro, ed. la linea dell’equatore di Fabrizio Orlandi, 2019, nel 2020 Il sorriso del tulipano e nel 2021 Ore piccole (ambedue con Giuliano Ladolfi). Dopo Il fonografo a colori del 1970 ed. Siculiana, Palermo, ha pubblicato molti quaderni e libri con il logo l’arciere del dissenso e la Forum quinta generazione di Giampaolo Piccari. Da cinquanta anni non partecipa a premi letterari. In prosa ha pubblicato: Elvira des Palmes, Palermo 1991 (ristampa Giuliano Ladolfi, 2022), La pioggia di agosto, Marina di Patti, 1993, Il giusto peso dell’anima, Palermo, 1999, Inchiostro, Sesto San Giovanni. 2011, Passeggiata notturna, ed. l’arciere del dissenso.

 

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