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Intervista con Pietro Ciancaglini

10 min read

GleAM Records è orgogliosa di annunciare l’uscita di Consecutio, il nuovo album da leader del bassista e compositore romano Pietro Ciancaglini, disponibile in CD e digital download/streaming dall’8 settembre 2023 e distribuito da IRD International e Believe Digital. L’album sarà preceduto dal singolo “Big Souls”, in uscita il 25 agosto 2023.

 

Abbandonato – solo per il momento! – l’amato contrabbasso, Pietro Ciancaglini imbraccia il basso elettrico per firmare uno dei dischi più interessanti di questi primi anni Venti. Un lavoro sorprendente, maturo, stilisticamente fluido e affascinante; soprattutto, un disco esemplare per ideazione, arrangiamenti, esecuzione. E prospettiva. Sì, perché l’album di Pietro allude – finalmente – a un’idea di jazz inevitabilmente vasta, ampia, variegata, senza confini, declinata con estrema eleganza, avendo ben chiaro l’obiettivo, e le modalità col quale raggiungerlo.

Sostenuto da una band di eccellenti musicisti (il sodale di lungo corso Pietro Lussu, piano e Fender Rhodes; Armando Sciommeri, virtuoso batterista “poliglotta”, e l’intensa e bella voce di Chiara Orlando, utilizzata come risorsa strumentale), il musicista romano allestisce dieci scrigni di idee preziose, a partire dalla fenomenale Consecutio, che apre il disco e consegna all’ascoltatore la chiave per interpretare il paradigma compositivo dell’opera, ovvero la ricerca di un esperanto jazzistico che sappia mescolare il nuovo jazz neroamericano con il tiro dell’hard-bop più moderno, passando per la libera improvvisazione, senza dimenticare la ricerca di melodie cantabili.

Il bassista Ciancaglini, dal canto suo, si sdoppia, interpretando sia la funzione ritmica che quella melodico-solistica. Ed è in questa duplicità che il nostro dispiega una ricchezza di mezzi interpretativi pressoché infiniti, e un linguaggio improvvisativo che, in questo preciso momento, ha pochi eguali.”

 Vincenzo Martorella

 

Le parole sono in essenza suono e rappresentano al meglio solamente l’aspetto razionale di un’idea. Solamente il suono e la concatenazione dei suoni, con le differenti sfumature timbriche, di altezze e intensità, possono suscitare nell’ ascoltatore immagini che scaturiscono direttamente dalla sfera più profonda e subcosciente evocando ricordi ed emozioni forti; il suono esiste prima della parola. Questo lavoro è il viaggio che attraversa una parte di vita di un artista e che racchiude tutte le sue esperienze vissute nella sua durata; un passaggio obbligato per l’evoluzione interiore che non ha mai fine. Ogni brano nasce dall’anima, emerge da un luogo nascosto in cui giaceva e affiora spontaneamente senza un particolare sforzo; ha un significato che non è completamente esprimibile a livello razionale, poiché è costituito in essenza da suono e il Suono è Verità che tocca direttamente il “Cuore”.

Pietro Ciancaglini

 

Pietro Ciancaglini – bassi elettrici e contrabbasso
Pietro Lussu – Fender Rhodes e piano
Armando Sciommeri – batteria
Chiara Orlando – voce

Intervista

Davide

Buongiorno Pietro. “Consecutio”, ossia “correlazione”, con cosa in particolare? Oppure “consecuzione”… E questo mi riporta al processo mnemonico di Leibniz per cui un fatto ne richiama un altro, anche quando non sussista tra essi un legame razionale. Come è nato questo tuo nuovo lavoro, in quale fase del tuo lungo e articolato percorso musicale e creativo?

Pietro

Buongiorno Davide. A volte mi è capitato che, dopo una riflessione o un’ idea, giungesse una parola che racchiudeva il significato di quella riflessione. Allo stesso modo è avvenuto con il brano che dà il nome al disco, “Consecutio”. Quando l’ho finito di scrivere è giunto molto spontaneamente questo nome, questo suono nella mia mente, senza che io l’avessi premeditato consciamente e senza saperne esattamente il significato… era un suono giunto come un ‘lampo’ ma che non era qualcosa di onomatopeico, bensì qualcosa che esprimeva l’essenza del brano e, di riflesso poi, il concetto dell’album intero. Successivamente, ho approfondito il significato della parola e ho verificato che era appropriato. “Consecutio” è un termine latino (lingua molto musicale ed evocativa) che può essere tradotto e interpretato in diversi modi. Sicuramente “correlazione” è corretto poiché il brano è nato seguendo un procedimento compositivo nel quale l’intreccio tra parte armonica, melodica e ritmica è fondamentale e dove la “consequenzialità” tra le due sezioni che costituiscono il brano giunge in maniera molto spontanea. Praticamente, il brano comincia con una serie di “voicings” dalle cui “top notes” scaturisce il tema; da questi voicings è costruita la parte di basso, come una linea indipendente; queste tre parti sono ritmicamente intrecciate tra loro. Lo stesso procedimento avviene anche nel brano successivo “7:45 AM”. In un altro senso, più lato, “Consecutio” rappresenta il conseguimento di un risultato, dopo un periodo più o meno lungo di avvicendamenti musicali e personali di una fase della mia vita in cui ho fatto molta introspezione e ricerca esperienziale costruttiva.

Davide

A proposito di correlazioni… Cosa continua e come evolve “Consecutio” rispetto ai tuoi precedenti lavori, specialmente rispetto al tuo precedente album da leader, “Second Phase”?

Pietro

C’è sicuramente una correlazione tra questo lavoro e il precedente. In ambedue infatti primeggia la componente delle composizioni originali e la cura degli arrangiamenti ma ci sono delle differenze sostanziali. In “Second Phase” erano presenti 8 composizioni originali su 11 e i temi erano stati affidati prevalentemente all’eccellente mano di David Kikoski benché fossero scritti da me. In questo lavoro ero quindi compositore, arrangiatore, contrabbassista e leader ma è comunque un disco di piano trio.

In “Consecutio” invece sono presenti solamente mie composizioni originali in cui sono io ad eseguire tutte le melodie (gran parte delle quali sostenute dalla voce di Chiara Orlando). È un disco dove mi esprimo a pieno, sia nella veste di accompagnatore che di solista, utilizzando strumentazione diversificata (basso elettrico a 6 corde, 5 corde fretless, Fender jazz, contrabbasso), creando abbinamenti di suoni diversi, come i colori in un quadro astratto (la copertina del disco rende secondo me questa immagine). Ritengo quindi che “Consecutio” sia la naturale evoluzione di “Second Phase” in un senso migliorativo.

Davide

In questo disco suoni sia il contrabbasso, sia il basso elettrico. Cosa di unico per te possiede uno, cosa l’altro, e come hai integrate queste loro due unicità in questo lavoro?

Pietro

Credo che i due strumenti, sebbene diversi nella loro struttura e qualità sonora e timbrica, abbiano fondamentalmente lo stesso ruolo e funzione: sostenere l’armonia ma al tempo stesso essere voci solistiche, più o meno a seconda del tipo di strumento e di accordatura. Le unicità di questi strumenti sono state integrate tra loro in un “sound” unico e sono stati utilizzati diversamente, in relazione alla circostanza e a seconda delle peculiarità timbriche di ciascuno strumento nei diversi brani. Ad esempio, i tempi più agili con un’ estensione più alta sono stati affidati al basso elettrico a 6 corde, quelli meno estesi al 4 corde, le ballad al basso fretless ecc…

Davide

Tra tonalità o atonalità, serialità o modalità (“Free Frigio” suppongo si riferisca alla scala frigia), come hai lavorato nelle tue composizioni in rapporto alle note del totale cromatico?

Pietro

Nell’album ho adoperato differenti procedimenti compositivi. In alcuni brani è nata prima la concatenazione degli accordi, in contesto atonale, da cui successivamente sono scaturiti i temi (“Consecutio”, “7:45 A.M.”); in altri vige l’armonizzazione del basso cromaticamente discendente e ascendente (“Deep”, “Things that change”), oppure l’estemporaneità libera ma dedicata a determinate scale (come appunto in “Free Frigio” e “Umore dominante”); in altri casi ancora è la liricità della melodia a scolpire l’armonia (come nel caso di “Two wings” e “Unspoken words”), oppure una componente ritmica forte unita ad alcuni ambiti modali (“Shades of East” e “Big souls”).

Davide

Come è iniziata e come si è svolta la collaborazione con Pietro Lussu, Armando Sciommeri e Chiara Orlando? Come avete lavorato innanzi tutto con le sonorità esclusive di basso o contrabbasso, piano e Fender Rhodes? Che tipo di dialogo sonoro o di intreccio si è instaurato tra questi strumenti? Come si sono cercati e completati?

Pietro

Innanzitutto ho voluto scegliere loro in quanto, oltre ad essere eccellenti musicisti, sono persone con cui ho condiviso le principali tappe della mia carriera e che ho ritenuto le più adatte per condividere un progetto così importante. Abbiamo lavorato in pre-produzione, in studio e successivamente in post-produzione, utilizzando strumentazioni differenti e realizzando gli intrecci strumentali più efficaci.

Davide

E poi la voce di Chiara Orlando, per altro nota anche come trombettista e flicornista. I suoi vocalizzi armonizzati in “Big Souls” (brano uscito per altro anche come singolo) mi hanno rievocato una vera e propria sezione fiati… Che tipo di ruolo ha la sua voce, senza parole, ma impiegata esclusivamente in fonemi per fraseggi simili a quelli strumentali?

Pietro

La voce di Chiara Orlando in questo lavoro ha proprio la funzione di uno strumento che sostiene i temi eseguiti dal basso elettrico, dando un arricchimento timbrico alle melodie così bello che penso sia difficilmente realizzabile in altre maniere.

Davide

A proposito di “grandi anime” venute a questo mondo e che hanno aiutato l’umanità a uscire dall’oscurità, che momento storico per te è questo tra luci e oscurità? Qual è o dovrebbe essere nella storia di oggi il ruolo della musica, o per il futuro più prossimo?

Pietro

Secondo me si è persa la fruizione della musica diretta alla fonte, come esisteva quando io ho iniziato il mio percorso quando ero molto giovane (lo studio diretto sui dischi, oppure il “carpire” direttamente dai concerti “live”). Sembra che nella “digitalizzazione social” di questi tempi si possa avere tutto a disposizione (tutorial, metodi, lezioni virtuali, esibizioni in streaming) ma in realtà manca una cosa fondamentale: il contatto diretto con l’artista o con il maestro e con il suo prodotto materiale (vinile, CD o libro); l’oggetto fisico è imparagonabile all’oggetto virtuale, ossia una lezione in presenza è di gran lunga più efficace e concreta di una lezione o tutorial online, come anche ascoltare la musica da un supporto come il vinile o il CD è nettamente superiore all’ascolto di una qualità audio nettamente più bassa come quella dello streaming.

Il ruolo della musica oggi è quello di sempre, cioè la trasmissione di un messaggio autentico dal punto di vista artistico ed esistenziale; l’artista è sempre stato e deve continuare ad essere oggi, più che mai, il faro dell’ umanità, e il suo messaggio deve essere qualcosa che, accogliendolo dentro di noi, ci permetta di evadere da un mondo sempre più contaminato dall’egoismo e dall’avidità. Per me questo è un momento storico molto difficile, nel quale la lotta per la sopravvivenza è sempre più accentuata. Le “grandi anime” sono venute al mondo in diverse epoche per alleviare la sofferenza e abbiamo certezza storica di questo. Sembra però che in un questo preciso momento storico esse manchino, ma “grandi anime” possiamo esserlo anche noi, quando trasmettiamo agli altri un nostro messaggio autentico. L’artista deve fare questo: trasmettere qualcosa di propriamente autentico che è poi “amore”, in quanto sua intima essenza.

Davide

A quali musicisti e dischi sopra tutti hai fatto riferimento nella evoluzione del tuo percorso sia di compositore, sia di strumentista? Quali “grandi anime” anche più in generale?

Pietro

I maggiori riferimenti musicali per me sono stati Charlie Parker, John Coltrane, Bill Evans, Oscar Pettiford, Red Mitchell, Scott LaFaro, Charles Mingus, Ray Brown, Jaco Pastorius, Kenny Dorham, Lee Morgan e Tom Harrell, quest’ultimo specialmente per quanto riguarda la composizione. Sono stati importanti per me come riferimento inoltre i filosofi occidentali e orientali.

Davide

Sonny Rollins disse che il jazz può assorbire molte cose ed essere ancora jazz. A quali altri materiali non jazz hai attinto, rielaborandoli in chiave jazz, durante la creazione e la esecuzione di “Consecutio”?

Pietro

Questo mio lavoro è interamente jazz; innanzitutto dal punto di vista armonico c’è una gran varietà di elementi (tonalità, atonalità, ambiti modali e “free”), tutti riconducibili a questo grande genere musicale e alle sue evoluzioni nella storia. Dal punto di vista melodico c’è lirismo ma anche complessità nei temi e dal punto di vista ritmico si trova varietà stilistica: swing, funk, bossa nova, even eights, samba, jazz waltz. Tutti questi materiali sono già nel contenitore del jazz. Credo che Sonny Rollins si riferisse soprattutto a stili ritmici differenti dallo swing, ad esempio latin e rock, che un jazzista può tranquillamente assimilare nella sua musica ma senza perdere però l’identità e le caratteristiche fondamentali di questa musica: la componente ritmica di matrice africana con le sue evoluzioni, il senso del linguaggio swing nelle melodie e nelle improvvisazioni, l’assetto armonico e delle forme che rispetti le peculiarità di questa musica.

Davide

Creazione o composizione ed esecuzione… Quanta improvvisazione c’è nelle tue composizioni e come questa accade per te? Al di là del fatto che sia una pratica costitutiva della musica jazz, che significato vi dài tu personalmente, come questo processo creativo “sul momento” completa la tua scrittura?

Pietro

Per quello che mi riguarda, la composizione (quando avviene) avviene in maniera molto spontanea. Giunge un’idea armonica oppure melodica e viene completata dagli altri elementi che costituiscono la composizione. Scrivo generalmente al pianoforte e sono molto attento a tutti i dettagli e particolari della scrittura. Da questo punto di vista l’improvvisazione è praticamente assente nella fase della creazione ma l’ispirazione… quella sì che è fondamentale! All’improvvisazione preferisco dedicarmi durante l’esecuzione del brano. In questo lavoro le uniche eccezioni a quanto detto sono per “Free Frigio” e “Umore dominante”, che sono il frutto di improvvisazioni libere ma allo stesso tempo guidate da un ordine creativo.

Davide

Cosa seguirà?

Pietro

Seguirà l’attività di presentazione ‘live’ del progetto ed, esaurita questa, la realizzazione di nuovi album con nuova musica originale.

Davide

Grazie e à suivre…

 

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