Intervista con Claudio Fasoli
9 min readCLAUDIO FASOLI NeXt 4et
Ambush
Abeat records – 2023
Claudio Fasoli: saxofono tenore & soprano
Simone Massaron: chitarra elettrica
Tito Mangialajo Rantzer: contrabbasso
Stefano Grasso: percussioni
introduzione all’intervista di Marc Tibaldi
Visionario! AMBUSH, il nuovo cd del Claudio Fasoli NeXt Quartet. Nat Hentoff ha scritto: “Ciò che mi colpisce di più in Claudio Fasoli è l,a chiarezza e l’individualità della narrazione, ‘parla’ davvero con i suoi fiati, le sue ance. Non lo si può confondere con nessun altro. Suona con un’intensità di sentimenti – dalla riflessione all’esultanza – che una potente immediatezza. A volte gioioso, altre volte giocoso, ma profondamente radicato in quella che si può definire la tradizione classica. Non c’è ostentazione, non si suonano solo note senza una storia che le colleghi. Poi c’è Fasoli compositore. La sua scrittura ha una forma distinguibile. Le sue linee sono chiare e forti, e conosce il valore espressivo di lasciare spazio al respiro, all’intervallo”.
Nelle composizioni presenti in AMBUSH, nuovo cd pubblicato dalla Abeat, ritroviamo le peculiarità dello stile di Fasoli, a cui si aggiungono l’elettronica, che trova ampio spazio sul piano evocativo e ritmico. Con il NeXt Quartet, Fasoli presenta l’evoluzione di un gruppo in cui la chitarra elettrica di Simone Massaron caratterizza il proprio linguaggio mediante un impegno timbrico ampio e imprevedibile, il supporto acustico del contrabbasso di Tito Mangialajo Rantzer propone vicevrsa un clima scuro e materico che paradossalmente ben si affianca alla apoteosi coloristica della chitarra, mentre Stefano Grasso crea connessioni ritmiche razionali, ma anche nervose e dialettiche. Su questi orizzonti vola il suono straordinario del sax, che completa il gruppo creando situazioni e soluzioni sonore di grande impatto emotivo. La sequenza dei brani ha un carattere di profonda alternanza, assai accentuata: brani veloci e intensi si alternano a situazioni più riflessive e intimistiche. Col procedere dell’ascolto la curiosità non può che esserne sollecitata. Anche con il NeXt 4et Claudio Fasoli crea un campo magnetico di emozioni. AMBUSH, un disco meraviglioso e visionario. Una ricerca incessante e una creatività inesausta segnano la musica di Fasoli e la situano ai vertici del jazz. “Fasoli è uno dei più lungimiranti e perspicaci compositori in circolazione, oltre che solista dallo stile personalissimo e riconoscibile”. (M.T.)
Intervista
Davide
Buongiorno Claudio. “Ambush” segue “NeXt” e “Haiku” con il Samadhi 5et e “Selfie” con il New York 4et. Cosa continua e cosa cambia o evolve “Ambush” rispetto ai precedenti lavori?
Claudio
Ogni album, per avere una sua ragion d’essere, secondo me dovrebbe consolidare una qualche personale novità, grande o piccola, nel proprio ambito musicale: certe prese di coscienza di sé stessi o della musica che si suona oppure del suono di un gruppo o della realizzazione di un sogno, quindi nei campi più disparati della propria identità artistica. Personalmente posso dire che certi miei aspetti compositivi mi hanno incuriosito recentemente e quindi in fondo il motivo dell’esistenza di questo cd risiede proprio in quanto ti ho detto: fra l’altro ho potuto verificare come funziona questa sequenza di brani cui tenevo in maniera particolare…
Davide
“Ambush”, imboscata, agguato, un cogliere quindi di sorpresa…? Perché questo titolo al disco?
Claudio
Il titolo del cd è una idea di alcuni anni fa: mi è molto piaciuto il suono della parola e anche il significato di imprevedibilità che porta con sé, anche se un po’ minaccioso laddove si interpreta come “agguato”: ma soprattutto è il suono che mi ha sempre intrigato e il fatto che è un vocabolo abbastanza ignoto, nascosto, appunto imprevedibile come la sequenza dei brani…
Davide
Come sono nati questi nuovi brani, intorno a quali fondamentali idee e linee di sviluppo?
Claudio
Come nascono i brani è un mistero anche per me! Qualche idea può nascere al pianoforte ed essere una sequenza armonica, oppure al saxofono mentre studio o scaldo lo strumento con qualche tema o esercizio. Uno spunto deve esserci, meglio se più di uno, per esempio la definizione ritmica di una idea melodica è già un passo avanti che può incuriosirti e farti andare avanti, riconoscendoti in uno sviluppo che poi potrà essere funzionale oppure no. Naturalmente tutto ciò dovrebbe appartenere alla tua sfera espressiva senza farti trascinare altrove da idee già sentite o rimasticate o inflazionate.
Davide
Come hai condiviso questo lavoro con Simone Massaron, Tito Mangialajo Rantzner e Stefano Grasso? Qual è stato il più peculiare contributo da parte di ciascuno e che tipo di alchimia (anche improvvisativa) si è creata nel lavorare ad “Ambush” e tra di voi più in generale come NeXt 4et?
Claudio
Propongo sempre brani miei cercando di descrivere il “come” vorrei che fossero; dopo che mi sono chiarito le idee personalmente, propongo situazioni strutturali e architettoniche, alternanze solistiche e dinamiche da sfruttare ed enfatizzare etc. Proviamo e riproviamo quanto detto, si modifica e si riprova su eventuali consigli degli altri finché si trova l’equilibrio che stimola tutti e quindi ci trova dinamicamente coinvolti.
Davide
Insegni alla Civica scuola di musica “Claudio Abbado” di Milano. Al di là della materia e della tecnica strumentale, cosa innanzi tutto cerchi di trasfondere del tuo sapere musicale, della tua esperienza e della tua visione ideale della musica e del fare musica? Cos’è per te l’educazione musicale?
Claudio
Per “educazione musicale” si può intendere un universo da raggiungere con lo studio e l’esperienza ma soprattutto con l’Ascolto. Trovo difficoltà a far capire che l’ Ascolto è quasi più importante dello studio stagnante e/o rigido fatto come disciplina e non con la gioia della scoperta delle emozioni. A volte scopro che c’è la tendenza a studiare il linguaggio del Jazz sui libri più che ascoltandolo. Sembra che a qualcuno la musica Jazz non piaccia, dato il forte scetticismo che hanno nell’ascoltare concerti e/o musica registrata. Se pensi quanto è importante invece, quando studi le lingue straniere, lo stare a contatto con la madrelingua per cogliere il giusto suono ma anche il ritmo, le inflessioni, le intonazioni etc. allora capisci anche quanto è importante l’Ascolto anche del Jazz, ascolto che dà una enorme possibilità di guadagnare le tipicità di quella musica utili per maturarne la complessa formulazione.
L’ascolto copre almeno il 50% dell’apprendimento serio, ha una enorme capacità educativa….
Davide
Scrivi anche libri. “Inner Sounds” (Agenzia X) è giunto alla seconda edizione. E “Claudio Fasoli’s Innersounds” è il titolo di un film a te dedicato dal documentarista Angelo Poli. Cos’è per te un “suono interiore”?
Claudio
Penso che si possa definire un suono-verità quello che un musicista ha in mente e sa che quello per lui è fondamentale che si realizzi: questa convinzione deve portare alla sua realizzazione concreta malgrado situazioni esterne oppure si deve rinunciare per una cattiva amplificazione oppure altri motivi interiori o esteriori; ricordo che Wheeler in un nostro concerto suonò tutta la sera fuori dal fuoco del microfono proprio perché lo disturbava il “ proprio suono” così diverso dal suo “vero”, non poteva riconoscersi a causa di una amplificazione fallosa… condivido in pieno…
A un certo punto ho capito che la cosa più importante è essere una spugna, assorbire il più possibile, lo dico sempre agli allievi: ascoltate più musica possibile. La cosa importante è che uno guardi dentro quello che ha assorbito e trovi dei suggerimenti, delle suggestioni, degli stimoli per poter finalmente tirar fuori qualche cosa che non abbia nessun riferimento specifico, ma abbia tutto dentro. In questo senso va inteso il titolo “inner sounds”: cioè aver la volontà di guardar dentro di sé quando si scrive qualcosa, quando si suona qualcosa. Guardare dentro e non guardare fuori, non guardare attorno. È fondamentale conoscere e continuare ad assorbire musica, questo filtro alla fine produrrà qualche cosa che mi appartiene, nel quale io posso identificarmi e riconoscermi. Aggiungo che nel jazz c’è sempre sottinteso l’aspetto di urgenza ritmica, anche nei brani più lenti, c’è sotto una predisposizione a enfatizzare, a rendere particolare, direi spietata, la presenza di un concetto ritmico di base.
Mi piace molto l’idea di riuscire creare una situazione molto efficace emozionalmente su brani concepiti come estremamente brevi, una spremitura senza troppe sbavature e senza troppi infiorettamenti.
Davide
Prossimamente uscirà “Jazz compilation” (Il Saggiatore). Ci puoi anticipare i contenuti?
Claudio
Guarda, dovrei dire per ora che ho scritto un po’ su tutto, cioè strumenti, concezione improvvisativa, atteggiamento sul palco, sul suono, sulle ance, sulla musica e mille altre cose più o meno approfondite: per questo si chiama Jazz Compilation. L’idea è del giornalista Marc Tibaldi che mi ha spinto a mettere su carta tanti miei pensieri, valutazioni, opinioni molto personali. Senza Marc questo libro non sarebbe esistito. Spero possa essere presto pubblicato…
Davide
Per qualcuno il sassofono è una sorta di estensione dell’anima. Forse è un’idea che si riconduce all’idea del soffio, quel respiro vitale che presso i Greci designava l’anima, da cui la Psiche. Cos’è stato per te il sassofono? E cosa ancora vi hai ricercato in “Ambush”?
Claudio
La risposta è quanto ti ho detto prima su “Inner sounds”: nel caso mio il saxofono mi dà la possibilità di realizzare un suono nel quale mi identifico, così come avviene con ogni strumento che un futuro musicista decide di scegliere perché si sente rapito da quella voce strumentale. Produrre e sentire quel suono mi dà l’energia per suonare: è una condizione vitale. Ciascun musicista la trova o almeno la cerca per poi trovarla…
Davide
Nel 2019 c’è stata una One Shot Reunion della formazione originale dei Perigeo, scioltosi mi pare nell’80 dopo la registrazione di “Alice”. Come hai rivissuto questo importante passato alla luce dei quasi quarant’anni trascorsi e nella summa delle tue esperienze intercorse?
Claudio
È stato tutto bello e molto emozionante: trovarsi sul palco con gli storici amici del Perigeo è stata una bella esperienza anche se ci ha impegnato per non poche prove allo scopo di ricostruire quel clima sonoro e trascinante! Sembrava di essere in un altro pianeta dove i decenni non contavano più ed eravamo tornati indietro…
Davide
Torniamo a “Ambush”… Più lo si ascolta, più si comprendono svariate influenze e confluenze. Perché il jazz è un linguaggio che può assimilare gli altri linguaggi musicali restando se stesso?
Claudio
Il Jazz è tale per le sue caratteristiche sonore di suono anche armonico, pronuncia, inflessione, concezione ritmica del tempo, etc. come una lingua parlata… Quando suoni altra musica è la stessa cosa perché questi parametri, se permangono, inclinano a far pensare al Jazz: un po’ come quando parli con un leggero accento dialettale e ti chiedono “ …lei è veneziano ? ”: cioè propongo delle inflessioni sonore, ritmi o accenti che non appartengono alla lingua che si sta parlando in quel momento.
Davide
A proposito di Claudio Abbado, mi pare disse lui che la musica è una delle migliori terapie che esistano. Magari non tutta, aggiungerei io, ma forse sbaglio. A ciascuno la sua musica può far bene tutta e comunque. Cos’è per te da questo punto di vista?
Claudio
Onestamente penso che la Buona Musica faccia bene ma non credo purtroppo che agisca su patologie serie e consistenti. Credo che possa emozionare profondamente oppure rilassare ma non affiderei alla Musica nessun ruolo se non quello di essere ascoltata con passione e attenzione.
Davide
Cosa seguirà?
Claudio
Ci sarà il pensiero forte e il desiderio di suonare producendo Musica che abbia un significato e che comunichi profondamente! Mi auguro di averne opportunità dato che ho in mente molti progetti da realizzare.
Davide
Grazie e à suivre…
Claudio
Grazie a te
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