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Intervista con Decorato – Lamacchia – Zanoli

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https://www.youtube.com/watch?v=60ESd7NeqQw

Dalle note di copertina del cd.

In realtà non è soltanto il suono estremamente focalizzato del pianoforte di Michelangelo Decorato, dal tocco intenso e ricco, oppure l’opulenza del suono di Andrea Lamacchia al contrabbasso oppure infine il suono illuminante dei piatti e delle pelli di Marco Zanelli a creare musica in questa sequenza di brani: sarà inoltre, volutamente, in senso assai fermo, anche la loro reciproca collaborazione, il senso del suonare insieme e il culto dell’ascolto reciproco espresso dai musicisti.

Sarà quindi anche il suono del trio nella sua totalità a colpire l’ascoltatore che si avvicina a questa lungimirante sequenza di “situazioni sonore” che spaziano da episodi puramente liberi ad altri dotati di sicura e ferma architettura. Qui si indaga un mondo sonoro loro proprio, intendo del trio, come esempio purissimo di costruzione molteplice di una musica singolare e definitiva.

Le composizioni appartengono alla penna dei musicisti del trio e questo dona sicuramente coerenza al progetto. Il discorso si nutre di elementi tematici ma anche appartenenti a una visione ritmica che non può non sollecitare curiosità e partecipazione. Inoltre, un garbato impiego dell’elettronica non disturba l’atmosfera dominante ma anzi collabora intelligentemente alla definizione del soggetto espressivo.

L’atmosfera privilegia toni assai vitali ma vissuti in un ambito molto concentrato, quasi intimista, rivelatorio e mai prevedibile.

D’altronde questi musicisti, dotati di grande esperienza e saggezza esaecutiva, sono ben noti a chi si interessa di jazz: “il pensare insieme” cui ho fatto cenno più sopra è esattamente un elemento ricercato e coltivato da tutti in funzione di un obiettivo dichiarato. Non è questo un atteggiamento necessariamente frequente come si potrebbe pensare, quindi investiamo del tempo volentieri su questa raccolta cui è bene dedicare un ascolto attento e concentrato, silenzioso e determinato, senza il telefono acceso e possibilmente con un buon impianto, senza fermarsi al primo ascolto.

Clausio Fasoli

Soma / Damasio / Lyra / Preparazione della scena / Flow / Cosmos / You can / Elphi / Feynman / Drift / L’equilibrista senza rete

Abeat Records 2023

www.abeatrecords.com

Intervista con Michelangelo Decorato

Davide

Ciao. Quando e come nasce questo trio? Benché ciascuno abbia già realizzato svariati dischi, anche in altri gruppi, si tratta di un vostro esordio?

Michelangelo

Ciao, il Trio nasce in tempi lontani. Io e Andrea abbiamo inziziato a suonare insieme poco prima del mio primo disco uscito nel 2006 a mio nome (Circle).

Successivamente ai corsi di Siena abbiamo conosciuto Marco. Da allora, grazie al fatto di gravitare tutti tra Milano e Bologna, abbiamo sempre cercato di mantenere il Trio in piedi coltivando costantemente il nostro suono. La peculiarità del suono ha determinato il fatto di essere individuati come ritmica da alcuni solisti, tra cui Claudio Fasoli, con cui abbiamo anche registrato 3 dischi. Ci sembrava ormai tempo di metterci in gioco con un disco in Trio

Davide

“Flow” può essere molte cose: la trance agonistica dell’esperienza sportiva, specialmente del “sensation seeker” che pratica sport estremi; lo stato flow o l’esperienza ottimale in cui lo stato di coscienza di una persona è completamente immersa in qualcosa; oppure la capacità di un artista di improvvisare fluidamente all’interno della sua opera etc. Insomma, a quale flow o flusso, vi riferite nel titolo di questo vostro lavoro?

Michelangelo

Flow è stata una mia scelta e sicuramente si riferisce allo stato di coscienza di una persona in cui è immersa in qualcosa. Negli ultimi tempi mi sono interrogato molto sulla la mia capacità di rimanere concentrato, e alcune risposte le ho trovate appunto leggendo testi di meditazione, ma anche di PNL e Neuroscienze.

Davide

Come sono nate queste composizioni, intorno a quale tema centrale di ricerca o intorno a quali parole o note o suoni chiave?

Michelangelo

Le composizioni del disco (almeno le mie) non sono nate intorno a parole chiave o intorno a temi centrali. Sono piuttosto il frutto del partire da alcune idee allo stato embrionale, e poi cercare di svilupparle. Ricollegandomi al Flow, è proprio la pratica stessa di portare a termine la composizione (che comunque assumerà la fisionomia che deve assumere, date che in fondo componiamo e suoniamo quello che riusciamo a far emergere da noi stessi) il concetto finale o il fine ultimo. Il fare per il piacere di fare.

Davide

La vostra musica non si può definire soltanto jazz. Vi ho sentito anche tracce di un Novecento attraversato da numerose avanguardie, specialmente quelle storiche, dal politonalismo su fino alla dodecafonia e al serialismo e altre ibridazioni. Quali modalità usi nelle tue composizioni al piano? Qual è il tuo/vostro approccio al sistema tonale e altresì al (poli)ritmo (v. “Lyra”, “Flow”, “Cosmos”, “Drift”…) oltre gli stili del jazz, più prossimi a volte alla musica classica contemporanea o altre avanguardie?

Michelangelo

Nel disco bisogna distinguere i brani strutturati da quelli totalmente improvvisati. Soma e Drift sono ad esempio brani totalmente improvvisati in studio. In questo caso l’esito della registrazione è data dalla bontà (o meno) delle prime note che emergono nel mettere mano allo strumento . Può essere un riff ritmico piuttosto che un particolare accordo o melodia. Sicuramente quello che esce spontaneamente è il frutto della stratificazione di più linguaggi che abbiamo assorbito nel corso degli anni. Tutti abbiamo praticato la musica classica e la classica contemporanea, oltre al linguaggio del Jazz.

Davide

Titolare dei brani strumentali è un modo di suggerire o suggestionare cose intorno alle quali è inevitabile anche interrogarsi. Per esempio su Damasio e Feynman. Si tratta di omaggi al neuroscenziato delle emozioni Antonio Damasio e a Richard Feynman, il fisico tra i padri della meccanica quantistica? Che ruolo ha per voi la scienza nella musica?

Michelangelo

La scienza non credo che abbia un ruolo diretto nella nostra musica. Certo è però che anche noi (come molti) ci interroghiamo sempre di più su come e dove va il mondo e l’essere umano, soprattutto alla luce delle ultime sfide che abbiamo affrontato e che dovremo affrontare.

La religione, la credenza, le tradizioni e in generale le narrazioni, cominciano a puzzare di vecchio, per cui è necessario informarsi, leggere, tentare di capire. Nello specifico comunque, a me ultimamente piace omaggiare persone che ci hanno donato qualcosa, con un gesto in fondo semplice come quello di dedicare loro il nome di un brano. Avendo letto alcune cose di Damasio e Feynman, mi è venuto spontaneo dedicare loro un brano.

Davide

Fin dalla prima traccia, “Soma” (che ho immaginato chiamarsi così come la parte centrale di un neurone, o forse per la droga sintetica immaginaria ideata da Aldous Huxley ne “Il Mondo Nuovo”) fate anche ricorso all’elettronica. L’elettronica usata in “Flow” serve a modificare o espandere dei suoni e delle risonanze comunque provenienti dai vostri strumenti acustici? In che modo ne avete fatto anche concettualmente uso?

Michelangelo

Io credo che questo Trio ha un suono speciale. L’ho sempre creduto ed è questo il motivo per cui dopo anni cerchiamo con ostinazione di stare insieme, anche se le reciproche esperienze ci spingono da tutt’altra parte. Tutto quello che è successo nel disco è frutto della interazione spontanea.

Noi non sapevamo all’inizio della registrazione se avremmo usato l’elettronica. Avevamo predisposto i nostri aggeggi (io i mei e Andrea i suoi), ma partendo dal principio di non doverli usare per forza. Il flusso della musica ha poi, in alcuni brani, portato a mettere mano alle apparecchiature, con il risultato di generare delle spruzzate di elettronica, che in effetti hanno impreziosito la musica.

Penso che useremo sempre l’elettronica d’ora in avanti, ma sempre con l’idea che deve essere usata come le spezie… con parsimonia.

Davide

Un disco, il vostro, che vedrei benissimo anche nel catalogo della ECM. Quanto è importante incontrare ancora discografici ed etichette di valore e qualità (come la Abeat), purtroppo sempre più rari e rare specialmente in Italia?

Michelangelo

Secondo me i discografici determinano la vita o la morte artistica di un musicista. Cosa sarebbe stato Jarrett se non avesse avuto carta bianca da Manfred Eicher?

Il musicista ha bisogno del discografico, non tanto per la realizzazione finale del prodotto (stampa dischi, recensioni, etc) me per avere una persona con cui confrontarsi, e sentirsi capito… apprezzato.

Il disco è sempre un evento molto personle, è un mettere a nudo la propria personalità, e il fatto che qualcuno eccetti di pubblicarlo ti fa sentire capito, apprezzato… il discografico, se decide di fare questo lavoro, ha un concorso di responsabilità enorme nella piena realizzazione dell’artista.

Nello specifico di Mario, in effetti lui è uno degli ultimi discografici, e spero che continui a portare avanti questa missione. Non mi aspetto molto da lui, perché naturamente è il mercato che comanda. Ma il confronto sincero che abbiamo avuto nelle volte in cui ci siamo incontrati a me è bastato per stare bene e continuare il mio / nostro lavoro.

Davide

Qual è per voi lo scopo principale della musica, specialmente in quest’epoca di declino diffuso (o, per lo meno, così la pensano in molti)?

Michelangelo

La produzione musicale, come tutte le cose, si evolve. Io sento molta musica buona in giro per cui non avverto un declino. Il punto è che ci sono tanti artisti meravigliosi in giro che producono ottime cose, ma la gente non riesce più a soffermarsi sulle cose di qualità perché ha troppe scelte e passa subito ad altro. In sostanza, le cose belle che ci vengono proposte sono molte di più di quelle che possiamo umanamente assorbire. Oggi c’è un problema di abbondanza. Per rientrane in tema alla domanda: non so se c’è un declino: c’è sicuramente un cambiamento epocale. I cambiamenti sono necessari, anche se naturalmente comportano dei rischi. È vero che sembra che viviamo in un mondo selvaggio, ma è anche vero che mai come ora ci stiamo ponendo delle domande su come siamo arrivati a questo punto.

Tornando alla musica: lo scopo della musica dovrebbe essere quello di fare stare bene le persone, dovrebbe essere uno strumento per produrre benessere psicofisico.

Davide

Cosa seguirà?

Michelangelo

Vedremo , mai fermarsi ☺ Grazie Davide

Davide

Grazie e à suivre…

 

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