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Intervista con Comecarbone

9 min read

I

“BRUCIA”

l’EP d’esordio di

COMECARBONE

in bilico fra rock e cantautorato

che strizza l’occhio a new wave, alt-rock e elettro-pop

Anticipato da ben tre singoli, esce “Brucia”, EP d’esordio di comecarbone (Giovanni Carbone), un lavoro in bilico fra rock e cantautorato con incursioni nella new wave, nell’elettro-pop e nell’alt-rock.

“Brucia” nasce dall’esigenza di far emergere tutti i lati dell’artista e comporre una sorta di collage di suoni ed esperienze. Al suo interno le canzoni spaziano per composizione, suoni ed espressioni.

“Anche le tempistiche e le modalità di scrittura dei brani sono molto variegate. Alcuni brani sono stati scritti negli anni, anche durante le esperienze musicali in band, mentre altri hanno vissuto l’urgenza espressiva dell’ultimo difficile periodo”.

“Brucia” è un disco che vive di contrasti e di ricerca: è sperimentale nel senso proprio di “esperimento”, partito senza sapere dove arrivare. Attraverso queste canzoni si cerca un modo autentico e personale di raccontare e di esprimere sé stessi, senza rinunciare alla contaminazione di cui un artista necessita sempre.

Anche grazie all’indispensabile contributo di altri artisti, che hanno impreziosito il tutto, comecarbone firma un lavoro eterogeneo, avvalendosi delle diverse esperienze degli artisti coinvolti, che spaziano dal cantautorato classico alle sperimentazioni elettroniche fino ai lavori più vicini al blues e all’itpop.

“Hanno collaborato agli arrangiamenti e suonato all’interno di “Brucia” tre cantautori che sono, prima di tutto, amici: quindi voglio ringraziare, per il loro prezioso aiuto, Mico Argirò, Giuseppe Foresta (Lanavetro, I Dolori del Giovane Walter) e Luciano Tarullo. Le batterie sono state arrangiate e suonate, invece, da Pierfrancesco Vairo”.

“Brucia” è stato registrato, mixato e masterizzato da Ivan Malzone del Ramingo Itinerant Studio.

Ufficio Stampa Giuseppe Galato

Video (La cattedrale di Notre Dame)

La tracklist

In diverse direzioni

Prima di perdersi

Vorrei

La periferia del mondo

Da quando distruggi da quando crei

La cattedrale di Notre-Dame

Intervista

Davide

Ciao Giovanni. Come ti sei accostato alla musica e alla scrittura musicale? Qual è stato il tuo percorso musicale prima di questo tuo lavoro?

Giovanni

Ciao, Davide. Mi sono accostato alla musica tanti anni fa, quando ho scoperto che con le canzoni si potevano veicolari emozioni forti, e raccontare storie personali e collettive. Poi è arrivata la scoperta del rock da ragazzino ed è stata una rivoluzione nella mia vita. Poco tempo dopo era già a strimpellare una chitarra e a scrivere canzoni. Beh, sono passati tanti anni da allora, passando per diverse band, ma di fatto, andando al nocciolo, la questione è sempre quella, raccontarsi, vivere e trasmettere emozioni, questa volta con un progetto personale: comecarbone.

Davide

Come sono nate queste sei canzoni, da quali idee di base, sia musicali e sonore, sia testuali? Cosa le accomuna e come raccolgono il punto creativo e artistico al quale sei giunto?

Giovanni

Queste canzoni sono nate negli anni. Quella che apre il disco ho iniziato a scriverla circa 10 anni fa, per cui la genesi di ogni brano è abbastanza diversa. L’idea di base era raccogliere tutte le mie esperienze musicali in band, la musica che avevo fatto finora e segnare un nuovo punto di partenza, mescolando radici rock, alternative, con una vena sempre più autoriale che guarda anche in molte altre direzioni. Ciò che le accomuna è il mio sguardo verso le cose che accadono intorno a me, il mio modo di trasformarle in musica.

Davide

Perché bruciare? Vi sono molti tipi di fuoco simbolico, e molti significati che il fuoco può rivestire. E così la cenere. Il tuo “Brucia” ha a che fare con una trasformazione interiore? Perché tra l’altro la Cattedrale di Notre Dame e quell’incendio del ’19?

Giovanni

Hai centrato il punto: bruciare in questo caso ha a che fare con una ricerca e una trasformazione personale, ma anche con l’effetto che la realtà ha sulla nostra pelle, una realtà che ci mette spesso a dura prova.

Quello che voglio rappresentare con questo titolo, con le mie canzoni e con il nome stesso del progetto è la mia personale esigenza di andare in profondità nelle cose a costo di rimanerne scottato, la volontà di vivere appieno il processo creativo come una sorta di catarsi, attraversando anche le cose più spiacevoli, le confessioni che non vogliamo fare a noi stessi. Credo che solo bruciando scopriamo la nostra vera natura, che è fatta di luce, ma anche di cenere. “La Cattedrale di Notre Dame” è una curiosa coincidenza, poiché stavo scrivendo questa canzone proprio durante il famoso incendio, raccontando la vita e la morte di un amico, come di una fiamma spenta troppo in fretta, e all’improvviso, quando mi hanno avvertito di ciò che stava accadendo, questo evento collettivo è entrato all’interno di questa piccola storia.

Davide

Alcuni brani di questo mini album sono usciti dapprima come singoli, il primo nel 2021 è stato “Prima di perdersi”, e a seguire “La Cattedrale di Notre Dame” e “Vorrei”. Come sono andate dunque queste prime release? Hai fatto anche dei live nel frattempo?

Giovanni

Si, l’EP è stato anticipato da questi 3 singoli che credo diano uno spaccato abbastanza ampio delle cose che questo progetto musicale può proporre.

La risposta è stata molto buona per me, non sapevo bene cosa aspettarmi da un mio ritorno alla musica dopo diversi anni, per cui mi reputo soddisfatto.

Ho ripreso anche a suonare dopo diversi anni e il feeling coi palchi era qualcosa che mi mancava incredibilmente. Anche lì è stato bello trovare una sintonia con le persone, capire che queste canzoni possono raccontare qualcosa anche agli altri.

Davide

C’è stata nel frattempo anche una tua partecipazione alla compilation “Non importa”, che celebra i 30 anni di “Nevermind” dei Nirvana, con la cover di “Something in the way”, arrangiata e registrata insieme a Luciano Tarullo e Mico Argirò. È sempre difficile accostarsi a un qualunque disco che abbia cambiato il rock e reinterpretarlo. Qual è stato il tuo/vostro approccio nel rifare un brano dei Nirvana in questo contesto?

Giovanni

Quando mi hanno chiamato per questo progetto ho accettato all’istante senza pensare troppo alla responsabilità. Ha prevalso la voglia di cimentarsi con un pezzo importante della mia formazione musicale, e di farlo soprattutto con due artisti che stimo molto, oltre al fatto di essere grandi amici.

L’idea di base è stata quella di provare a entrare nel profondo disagio che questa canzone esprime e di darle poi una veste musicale molto distante dall’originale.
Mi ha aiutato molto il percorso che stavo già percorrendo per la realizzazione del mio EP, la ricerca anche fotografica che stavamo compiendo di luoghi abbandonati e disagiati, è stato più semplice immergersi in quel contesto musicale.

Davide

Quali sono stati i tuoi riferimenti principali nel tempo, quelli senza i quali non avresti mai iniziato a suonare e a scrivere canzoni?

Giovanni

Mi vengono in mente 3 nomi. Da un lato i già citati Nirvana, che mi hanno fatto scoprire che quella rabbia, quel senso di inadeguatezza che vivevo e così diffusi nella mia e nelle generazioni precedenti, si potevano esprimere con tale potenza attraverso il rock. I Timoria che, allo stesso modo, mi hanno fatto scoprire che anche in Italia c’era una strada che univa rock e canzone d’autore. E, infine, Fabrizio De André, che ha contribuito a formarmi come scrittore di canzoni e direi anche come uomo.
Senza di loro credo che non sarei né la persona né il musicista che sono. Poi negli anni si sono aggiunti tantissimi altri punti di riferimento, ma questa intervista credo che non basterebbe a poterne parlare.

Davide

Mi fa piacere che si producano ancora cd o vinili. Personalmente ho già scelto da tempo di non ascoltare nulla che sia solo disponibile in download e streaming. Io sono dell’idea che la musica senza un supporto fisico sarà destinata a scomparire, a non lasciare presto o tardi più alcuna traccia di sé. Quest’anno ho scoperto spiacevolmente che molti considerano perfino il cd qualcosa di obsoleto. Tu cosa ne pensi di questo dilagare del digitale liquido, inclusa la scomparsa progressiva nelle case anche di impianti per ascoltare la musica come si deve, oggi sostituiti sempre più da telefonini e al limite da una cassa bluetooth?

Giovanni

Purtroppo è un percorso in atto del quale i musicisti devono tener conto. Io sono troppo affezionato all’approccio di ricerca che ho sperimentato nel tempo, quello che prevede la lettura su carta di testi e informazioni, che prevede un ascolto attivo e dedicato alla musica. Per cui cercherò sempre di proporre del materiale fisico di qualsiasi natura associato alla mia musica. Non mi sento però di giudicare chi fa scelte diverse e chi ascolta e scopre la musica con altre modalità. Quello che spero non si perda mai è la voglia di ascoltare, e magari di ascoltare dal vivo.

Davide

Mico Argirò, Giuseppe Foresta e Luciano Tarullo, tre amici che hanno collaborato in questo tuo lavoro e che sono anche dei cantautori. Essendo loro stessi non solo musicisti, ma artisti che compongono e che interpretano le proprie composizioni, che tipo di creatività e collaborazione ne è nata, senza naturalmente escludere l’apporto di ogni altro musicista presente nel disco?

Giovanni

Beh, ho ricercato al massimo la loro presenza in questo lavoro. Avevo bisogno di lasciarmi contaminare e vedere un po’ cosa ne usciva fuori. Devo dire che la loro collaborazione non ha snaturato quella che è la mia identità musicale, anzi l’ha arricchita e credo che ne farò tesoro soprattutto per i prossimi lavori. Credo sia qualcosa anche di innovativo in qualche modo la loro presenza al mio fianco in questo disco.

Davide

Non è questo un bel periodo, e non solo per la lunga pandemia che ci stiamo lasciando alle spalle. Cosa può fare la musica per aiutarci a superare i momenti più difficili della vita, personali e collettivi?

Giovanni

La musica fa tantissimo già adesso. Posso dire cosa la musica fa per me, perché non so onestamente che persona sarei senza di essa. Le canzoni sono qualcosa di potentissimo a cui aggrapparsi in diversi momenti della propria vita, sono un collante tra le persone. La musica dal vivo poi è qualcosa che aggrega, che fa guardare le persone in una stessa direzione, che fa sentire vicini. Credo che abbiamo ancora un grande bisogno di musica e di storie autentiche che circolino attraverso di essa.

Davide

Cosa è valso e cosa non è valso aspettare finora?

Giovanni

Sicuramente è valso aspettare e lavorare a queste canzoni. Chi mi conosce sa che è stato davvero lungo e difficoltoso il lavoro che mi ha portato qui, ma adesso guardo con soddisfazione a quanto sto facendo. Non credo ci sia qualcosa che non valga aspettare, se lo facciamo è perché sentiamo che possa valerne la pena, non ha senso quindi rimuginare a posteriori sulle cose, secondo me.

Davide

Link utili? Cosa seguirà?

Giovanni

Trovate tutto quello che mi riguarda su Instagram e Facebook al tag @comecarbone, sul mio canale YouTube e sugli store online. E poi mi trovate dal vivo, che è anche meglio.
All’uscita del disco, l’11 novembre, seguiranno dei live in band e in solo per portare in giro questo disco più che posso. Credo che nei prossimi mesi mi metterò già a lavoro su qualche nuova canzone, ne sento un gran bisogno perché sto scoprendo di poter essere ancora altre cose e mi piacerebbe condividerle con voi.

Davide

Grazie e à suivre…

 

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