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Occidente – Ferdinando Camon

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Apogeo Editore (Adria, 2022)
pag. 125
euro 15.00

Il mestiere di scrivere, l’obbligo morale di dire, tutta la semplicità di questo sentire è una semplice ambiguità capace di rendere attuale un libro pubblicato per la prima volta nel ’75; in un momento della storia d’un’Italietta che s’apprestava a diventare l’ex Belpaese che oggi sappiamo essere. “Occidente”, il romanzo decisamente più complesso e, per certi versi, controverso di Ferdinando Camon torna in libreria, rivisto e restituito al dibattito dal saggio autore. Nononstante il messaggio principe, questa non è l’antomia della ‘strage’, Ma siamo davanti alla lettura degli stragisti. Anche quelli in potenza. All’epoca della prima uscita, già il solo annuncio del lancio in libreria creò un problema: “(…) Mentre lo scrivevo – sottolinea nella prefazione a questa nuova edizione dell’opera Camon – ricevevo interviste, e con le interviste anche minacce”. E se è vero che dal libro capiamo alcune tensioni morali dell’eversione neo-fascista e insieme perfino delle tentazioni studiate dell’estremismo rosso, lo scrittore veneto adesso vuole darci un altro motivo essenziale di questo romanzo: è la visione di tutto il terrorismo. Nel naufragio dell’Occidete, appunto. “Da una parte l’utopia rivoluzionaria che conquista schiere di studenti e intellettuali, proponendosi di abbattere la società borghese, dall’altra la reazione nichilista di pochi ma determinati estremisti neri” era a quel tempo. Mentre oggi: “Il romanzo indaga – oltre le ragioni più esplicitamente politiche – la psicologia profonda del nostro terrorismo e di ogni terrorismo, la sua intima connessione con la fragilità e il senso di precarietà che descrivono la condizione dell’uomo contemporaneo”. Voce delle crisi, vedi l’interessamento più deciso e decisivo alla decandenza della civiltà contadina, sconfitta dall’industrializzazione e dal consumismo, Camon è noto forse soprattutto per “Mai visti sole e luna” e l’esordio battezzato da Pasolini. Mentre più recentemente hanno molto richiamato l’attenzione “Tentativo di dialogo sul comunismo”, scritto con Pietro Ingrao e “La mia stirpe”. Le parti più rappresentative del romanzo sono, seppure questo metta in difficoltà la forza narrativa complessiva, la pronuncia in chiave di manuale. Che incrocia il flusso di coscienza del Franco (che fu stato il Freda) narcisistico. Una delirio d’onnipotenza sempre e tutt’ora presente nei casi di specie. Nella specie che subisce l’involuzione del caso-uomo.

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