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Intervista con Massimo Salari

11 min read

Massimo “Max” Salari, critico musicale, ha scritto tre libri per Arcana: ROCK PROGRESSIVO ITALIANO 1980 – 2013, METAL PROGRESSIVE ITALIANO e NEO PROG. Ha scritto su «Andromeda», «Rock Hard» e «Flash», ed è attivissimo sul web dove, oltre al suo frequentatissimo blog Nonsolo Progrock, collabora a Flash Forwards e Rock Impressions. Per sei anni vicedirettore dei Progawards, è socio fondatore di Fabriano Pro Musica e tiene conferenze sulla storia del rock. “Rock Progressivo Italiano 1980 – 2013” ha ricevuto il premio “Macchina da scrivere” per la migliore enciclopedia musicale del 2018 e per “Metal Progressive Italiano” per l’anno 2019.

È conosciuto come un profondo conoscitore del progressive rock.

Intervista

Davide

Ciao Massimo. Quando e come nasce la tua predilezione per il genere progressive?

Massimo

Ciao a tutti i lettori di Kult Underground e ciao Davide. La mia passione nasce non soltanto dall’età che ho perché ho vissuto gli anni ’70 con consapevolezza, ma è stata una evoluzione naturale dell’ascolto. Negli anni ‘60/’70 per fortuna la musica ha dato molto e io sin dalla tenera età mi sono subito appassionato. Iniziai con i cantautori logicamente e tutta la musica che passava la radio e la tv, musica pop (era anche il nome del primordiale Progressive Rock). Quella volta non c’erano molte scelte, ma Radio Lussemburgo e poche altre, facevano ascoltare la musica d’oltremanica. Voci fuori dal coro! Li è scoppiata la scintilla. Ho scoperto King Crimson, Genesis, Gentle Giant, Pink Floyd, Jethro Tull e via dicendo, così che ad ogni ascolto dalla musica ho preteso emozioni sempre più forti. Amo anche l’Hard Rock ed il Metal, ma anche l’elettronica, il Folk, la classica il Jazz, in fondo il Progressive Rock non è altro un punto dove confluiscono e si diramano i generi e le strutture sonore, quindi c’è veramente di tutto. Per parlare di Prog devi ascoltare ogni cosa, altrimenti rischi soltanto di dire fesserie. Quindi, la mia predilezione per il genere progressive nasce dalla curiosità e dalla voglia di essere sempre stupito. Amo la sperimentazione.

Davide

Perché ti piace approfondirne e raccontarne la storia?

Massimo

Per quello che concerne l’approfondire diciamo che come ho detto prima, la curiosità è il mio tarlo. Passare comunque negli anni ’70 da ascoltare Gianni Morandi ai Pink Floyd capisci che è un salto allucinante. Quando ascoltai la band di Syd Barrett rimasi folgorato e mi dissi: “Devo capire questo fenomeno”. Non aveva nulla a che spartire con quanto ascoltavo in quel periodo, erano suoni assurdi. Ecco che allora decisi di tornare alle origini per mettere gli anelli al loro giusto posto, iniziando proprio dal Blues del 1900 via via per capire l’evoluzione e studiando gli eventi che hanno cambiato la storia, così tutto mi è rimasto più semplice.

Perché raccontarla? Non vorrei passare per pretenzioso, lungi da me una cosa simile, ma io racconto la storia perché non voglio tenerla soltanto per me. Ce ne sono a migliaia di scrittori e critici musicali, io non sono speciale, ma non voglio tenermi dentro egoisticamente quello che conosco. Ognuno racconta il suo, io nel mio piccolo spero di contribuire nell’elargizione.

Davide

Perché “Rock progressivo italiano” inizia dal 1980, senza cioè comprendere (o ricomprendere, giacché certo molti ormai ne hanno già scritto) gli anni ’70?

Massimo

Nella tua domanda c’è già parte della risposta. Io ho scritto e scrivo per molte riviste e web-zine da trenta anni (forse di più) e quindi in casa ho un totale di circa 7.000 dischi fra i quali almeno la metà di Progressive Italiano, soprattutto quello post anni ’70. Vai a vedere quante enciclopedie o speciali (anche su internet) cosa dicono del Prog Italiano, il 90% ti dicono che alla fine degli anni ’70 il genere è morto. Ecco che guardando la mia sala e quindi lo scaffale con migliaia di dischi post anni ’70, mi viene pensata spontaneamente la frase: “Mi dispiace ragazzi, ma voi non esistete”. Ecco il motivo per cui ho voluto dare voce a questi artisti, esaltare i nuovi classici, dare luce a chi ha fatto come il salmone risalendo le acque controcorrente. Facile suonare un genere quando va di moda, prova a farlo quando non lo è più.

Comunque nel libro parlo anche degli anni ’70, anche se in maniera veloce.

Davide

Specialmente in Italia c’è stata una miriade di gruppi progressive rimasti sconosciuti e finiti da subito nel dimenticatoio, molti riemersi solo grazie a operazioni posteriori di riscoperta e ristampa da parte di collezionisti e discografici come a esempio Mauro Moroni e Ciro Perrino della Mellow Records. Ci sono stati gruppi o autori che hai avuto il merito di riscoprire tu personalmente? Quali sono state per te le riscoperte più sorprendenti?

Massimo

Proprio grazie a questi tenaci artisti post ’70 che la brace sotto la cenere è rimasta calda. Ecco che anche i grandi gruppi dai nomi importanti, una volta ritornato di moda il Prog, si riuniscono e riprendono l’attività. Nel 1978, la musica disco, il Punk e la New Wave hanno detto “basta” alla musica logorroica del Prog, la gente stanca delle lunghe suite e dei cambi di tempo continui è passata ai brani semplici, quattro note brevi e divertiamoci. Siamo andati dalla musica per la mente alla musica per il corpo. Onore a gente tenace come Mauro Moroni, Ciro Perrino, Loris Furlan, Vannuccio Zanella, Massimo Orlandini, Massimo Gasperini e mi perdonino coloro che non ho nominato, che hanno prodotto e ristampato tanta musica scommettendo sulla qualità, anche anacronisticamente. Non sono un talent scout, però di band ne ho spinte davvero a centinaia e fare nomi mi sembra penalizzare coloro che non riesco a nominare. Invece le riscoperte più sorprendenti a mio gusto personale ad esempio sono stati i Delirium, oppure La Nuova Raccomandata Ricevuta Ritorno o gli inossidabili Osanna, ma anche qui i nomi sarebbero davvero tanti.

Davide

Quando si parla di progressive italiano è facile fare nomi come Banco, Area, PFM, Le Orme, Osanna, New Trolls, Goblin, The Trip ecc. Quali invece i gruppi o gli artisti più sottovalutati di sempre dal tuo punto di vista?

Massimo

Delle band anni ’70 secondo me avrebbero meritato più successo la Reale Accademia Di Musica, Museo Rosenbach, Uovo Di Colombo, Quella Vecchia Locanda e Alphataurus su tutte. Del Prog post anni ’70 beh, qui mi verrebbe da dire TUTTE! Si, per i motivi di cui sopra, cioè quelli della fatica nel proporre una musica fuori dal tempo. Però in effetti mi sento di nominare un artista, per la sua tenacia e genialità compositiva, un personaggio che ha creato davvero numerosissimi progetti, come Finisterre, LaZona, La Maschera Di Cera, Rohmer, Aries, Buc-Ur, R.U.G.H.E., Quadraphonic, Höstsonaten, L’Ombra Della Sera e La Curva Di Lesmo e sto parlando di Fabio Zuffanti.

Davide

Perché, secondo te, il progressive rock italiano è riuscito a farsi strada nel mondo intero, mentre molta altra musica italiana no?

Massimo

Allora, attenzione, le vendite sono pochine riguardo al Prog fuori le mura, ma gli appassionati ci sono e alcune nazioni nei nostri confronti sono state molto generose, vedi il Brasile, il Giappone e parte dell’Europa. Ma la musica italiana all’estero viene ricordata per Bocelli, Pausini etc. Questi si che vendono davvero tanto e in tutte le nazioni, non soltanto in alcune come nel caso del Prog. Comunque quelle band che si sono fatte onore (vedi PFM, Banco Del Mutuo Soccorso e Orme su tutte) hanno un particolare innato incastonato nel DNA: la solarità. La nostra musica è colorata, fresca, ariosa, giocosa e questo è il frutto del nostro clima.

Davide

Cosa c’è da sapere subito del progressive metal italiano? Cosa lo caratterizza rispetto a quello statunitense o di altra provenienza? Quali i nomi da conoscere e ricordare?

Massimo

C’è da sapere che non siamo solo Dream Theater dipendenti. Si, alcuni gruppi s’ispirano alla band americana in maniera anche esagerata, ma la maggior parte delle altre no. Nel Metal le contaminazioni sono davvero numerose e vanno dal Folk al Rock per poi passare anche nel Jazz e nell’elettronica. A noi italiani di certo la fantasia non manca! Il genere, come ho documentato nel mio secondo libro “Metal Progressive Italiano” è ben rappresentato e in tutte le sue sottocategorie, ossia Black Metal, Thrash Metal, Death Metal etc. Tutti innestano nuove soluzioni per raggiungere risultati spesso anche fuorvianti ma davvero divertenti. Il Metal stranamente e contrariamente a quanto si possa credere, è aperto a nuove soluzioni anzi, paradossalmente è quello che sperimenta di più, contrariamente a certo Prog sempre relegato alle solite sonorità Genesis, King Crimson etc. Poi che la distorsione dei suoni possa non piacere a tutti è sacrosanto, de gustibus non disest disputandum. Da conoscere direi Heimdall, Mind Key, Magni Animi Viri, Soul Secret, Asgard, Empty Tremor, Daniele Liverani, Elvenking, Garden Wall, Rhapsody On Fire, Cheope, DGM, Moonlight Comedy, Novembre, Akron, Sadist, Evil Wings, Moon Of Steel, Sintonia Distorta, Skylark, Time Machine, Wine Guardian, Antonius Rex, Higlord, Eldritch, Labyrint, forse è meglio che mi fermo.

Davide

Progressivo, un aggettivo che implica un andare sempre avanti. Oggi però il progressive è anche a volte un genere ormai di maniera, al contrario conservatore, che restaura e ripropone tutta una serie di formule ormai scontate e di suoni datati. Lo stesso neoprogressive era orientato al revival, a emulare il primo progressive. Cosa ne pensi? Non sembra una contraddizione in termini?

Massimo

Assolutamente si Davide. Eterna diatriba, Progressive o Regressive? Nel mio primo libro ho intervistato tredici protagonisti del genere proprio per fare chiarezza al riguardo. Le risposte sono state spesso contrastanti a testimonianza che l’artista non si sofferma sul termine della musica che lui fa, non gli interessa. Per lui la musica è musica e basta. C’è chi intende Prog nel senso di progredire, sperimentare e chi invece è legato al passato e lo accosta al mellotron e ai suoi stilemi intoccabili. Ovviamente le due correnti di pensiero sono contrastanti e non vanno in armonia tra di loro, quindi tutti restano fermi sulle proprie certezze, questo fa si che la diatriba sia eterna. Sto scrivendo in questi giorni il mio quarto libro che spero faccia da spartiacque al riguardo.

Davide

Quali sono i dischi italiani migliori da ascoltare per un progressive che sia andato avanti nella ricerca senza guardarsi troppo indietro alla stagione degli anni ’70 e ’80?

Massimo

Sono centinaia e centinaia! Alcuni, SOL 29 dei Nosound, THE LEAF AND THE WING dei Raven Sed, QUASAR dei Aldi Dallo Spazio, KARMAMOI dei Karmamoi, IRA di Iosonouncane, INCIDENTI, LO SCHIANTO di NICHELODEON/INSONAR & RELATIVES, tutti i dischi di Gianni Venturi, IL TESTAMENTO DEGLI ARCADI de Il Testamento Degli Arcadi, APOFENIA de Il Giardino Onirico, ma vi suggerisco di dare un occhio al mio enciclopedico blog NONSOLO PROGROCK, li avrete tutte le risposte che desiderate: https://nonsoloprogrock.blogspot.com/

Davide

Io, per esempio, non penso che Battiato sia mai stato un artista progressive. La sua sperimentazione magari incontrò i gusti del pubblico del prog, ma penso che farlo rientrare nel genere sia una forzatura, forse una semplificazione. Ci sono artisti o gruppi che, secondo te, sono stati associati al progressive senza essere veramente tali, magari più per bisogno e comodità di etichettare e classificare delle “anomalie”?

Massimo

Quando un artista crea qualcosa di diverso è Prog. Battiato con gli oscillatori armonici di cui è composto il VCS3 ha creato nuove sonorità nel cantautorato, per questo è considerato nel calderone con i suoi primi dischi. Ovviamente nulla a che fare con i Genesis per intenderci, ma è comunque evoluzione sonora.

Per la seconda parte della domanda direi ad esempio i Flora Fauna E Cemento, sono un caso che mi lascia davvero perplesso.

Davide

Si è sempre detto che il rock non è solo musica, ma uno stile di vita. C’è anche una peculiare attitudine “prog rock” nell’approccio alla vita dal tuo punto di vista?

Massimo

Bella domanda Davide. No. Mi spiego, il Rock ha un look, il rockettaro è ben riconoscibile, il Metallaro pure, anche chi ha seguito la New Wave, o il Punk, tutti riconoscibili per uno stile unico. Il Prog essendo un misto di generi non ha un look ben definito, c’è chi è in giacca e cravatta e chi in jeans, per intenderci. Spesso l’ascoltatore Prog risulta anonimo nel vestire e nello stile di vita. Non dimentichiamoci tuttavia che il Prog è anche nominato “musica colta”, per cui ci sono anche molti intellettuali che lo seguono.

Davide

Ma tu suoni? Ascoltare così tanta musica non ti ha mai fatto venire voglia di farne anche una tua?

Massimo

Da ragazzino fino a tredici anni ho suonato qualche volta la batteria, ma non è mai stata una mia prerogativa il suonare. Mi piace cantare. Però come ti ho raccontato sono rimasto folgorato da certa musica ed ho preferito studiarne il fenomeno. Non ti nascondo comunque che la domanda me la sono posta anch’io alcune volte. Poi è anche mancanza di tempo, gli impegni quotidiani sono troppi.

Davide

Stai scrivendo un nuovo libro. Ce ne anticipi l’argomento?

Massimo

Certamente. Il titolo ovviamente è ancora top secret perché opera in corso, posso dirti che ho creato un termine per fare da spartiacque fra Prog e Prog, proprio di quello che abbiamo parlato sino ad ora. Nel libro parlo degli artisti e delle band moderne che hanno una valenza al riguardo. La loro storia, i testi, la discografia commentata, le curiosità, uno sguardo in Italia e nel mondo. Dove sta andando il Prog? Provo ad immaginarlo con un pelo di anticipo, anche questa è anche una scommessa con me stesso e spero di viverla assieme a voi.

Davide

Grazie e à suivre…

Massimo

Grazie a te e ai lettori, vorrei salutarvi dicendo che la vita è fatta di curiosità, siate sempre curiosi, perché il sapere rende liberi. E per finire, i gusti personali non si discutono, ma la storia non s’inventa, si tramanda.

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