Edizioni Guanda
Narrativa
Pagg. 224
ISBN 9788823528475
Prezzo Euro 18,00
I ricordi di un vecchio
Se Dante. Il romanzo della sua vita era tutt’altro che un romanzo, bensì un riuscitissimo saggio storico-letterario, L’ultima magia è invece un’opera di narrativa di straordinaria bellezza.
Santagata ha voluto raccontarci dell’ultimo periodo di vita del sommo poeta, ospite a Ravenna dei Da Polenta, che lo incaricano di andare a Venezia in qualità di loro ambasciatore. Corre l’anno 1321, il mese di Agosto, e Dante dopo un lungo periodo di tribolazioni e di diversi padroni, ha trovato nella città romagnola finalmente un’oasi di pace, in cui, finalmente riunito stabilmente con la sua famiglia, può attendere con tranquillità l’ultimo passo, anche se qualche problema finisce con l’assillarlo, timoroso del fatto che, per un incidente di anni prima, un cardinale, segretario di stato pontificio, gli disse che se la chiesa perdona, però non dimentica. E fra i tanti ricordi propri di una persona avanti con gli anni quello di quell’incidente gli sovviene più prepotente e così comincia a raccontare una storia di negromanzia che lo ha visto involontario protagonista. E’ una narrazione da cui traspaiono le preoccupazioni del poeta, i timori allora provati e che ora si riaffacciano, più impietosi in quanto tormenti per un uomo che non ha più nulla da chiedere alla vita, ora che ha ultimato la Divina Commedia e che è conosciuto e stimato come il più grande dei poeti viventi. Il racconto del passato si alterna al presente, la memoria di ciò che è stato riaffiora a minare quella tranquillità che ha raggiunto, ma allora perché non rifugiarsi in ricordi più dolci, quale può essere quello di un amplesso, improvviso e non ricercato, con Alagia, la moglie del marchese Moroello Malaspina che ebbe l’opportunità di ospitarlo nel suo castello di Mulazzo vicino a Massa-Carrara? Si trattò di un atto di piacere isolato che non ebbe seguito se non molti anni dopo in una richiesta proprio di Alagia di un piacere per tutelare l’ultimogenito, che potrebbe essere stato concepito in quel rapporto frettoloso. Da lì si sviluppa la vicenda della negromanzia, da cui uscirà Dante perdonato, ma segnato nel libro nero della Chiesa, tanto che quando Galeazzo Visconti e Cangrande della Scala gli riproporranno un omicidio con una fattura, Dante troverà, dopo molti tormenti, il modo di uscirne pulito interessando la Chiesa stessa che lo ringrazierà facendolo ospitare dai Da Polenta.
L’ultima magia, frutto indubbiamente della creatività di Marco Santagata, per quanto i protagonisti principali siano veramente esistiti, è un romanzo storico molto ben strutturato, che appassiona progressivamente il lettore, tanto più che la trama è in grado di offrire momenti di tensione alternati ad altri di tranquillità e con una conclusione di una dolcezza disarmante, quasi che Dante, personaggio esistito veramente, fosse anche lui frutto della penna del narratore, quel figlio solo immaginato, ma capace di dare un senso alla vita di chi lo ha creato.
La lettura è indubbiamente consigliata e assicuro che alla fine si verrà contagiati dalla serenità raggiunta da Dante sulla base delle risultanze della sua tormentata vita da esule, da uomo passionale, impulsivo, egocentrico, ma anche capace di raggiungere vette sublimi con quella sua Commedia che già allora aveva successo, ma che nemmeno poteva immaginare che tale sarebbe rimasto anche nei secoli a venire.
Marco Santagata (Zocca, 28 aprile 1947 – Pisa, 9 novembre 2020) è stato docente e scrittore italiano.
Laureatosi alla Scuola Normale, ha insegnato Letteratura italiana all’Università di Pisa. Dal 1984 al 1988 ne ha diretto l’Istituto di letteratura italiana, ed è stato poi direttore del Dipartimento di Studi italianistici.
È stato visting professor in molti atenei prestigiosi come la Sorbona, l’Università di Ginevra, la UNMA di Città del Messico e Harvard.
La sua attività di studioso è stata rivolta soprattutto alla poesia dei primi secoli, con una particolare attenzione a Dante e a Petrarca.
Su Dante, di cui ha curato per i Meridiani Mondadori l’edizione commentata delle Opere, ha scritto il libro L’io e il mondo. Un’interpretazione di Dante (il Mulino, 2011) e la biografia Dante. Il romanzo della sua vita (Mondadori, 2012). Tra i lavori petrarcheschi si segnalano il commento al Canzoniere (Mondadori, 2004) e il libro I frammenti dell’anima (il Mulino, 2011).
Si è inoltre occupato di Leopardi (Quella celeste naturalezza. Le canzoni e gli idilli di Leopardi, Il Mulino, 1994) e della poesia fra Otto e Novecento (Per l’opposta balza. “La cavalla storna” e “Il commiato” dell’”Alcyone”, Garzanti, 2002). Accanto a quella scientifica ha svolto anche l’attività di narratore: con il romanzo Il Maestro dei santi pallidi (Guanda) ha vinto il premio Campiello 2003. Suoi anche Papà non era comunista (Guanda, 1996), L’amore in sè (Guanda, 2006), Il salto degli Orlandi (Sellerio, 2007), Voglio una vita come la mia (Guanda, 2008), Come donna innamorata (Guanda, 2015) grazie al quale entra nella cinquina dei finalisti del Premio Strega, e Il movente è sconosciuto (Guanda, 2018). Inoltre, ha scritto con Alberto Casadei il Manuale di letteratura italiana medievale e moderna (Laterza, 2007) e il Manuale di letteratura italiana contemporanea (Laterza, 2009). Per Mondadori esce inoltre il saggio a tema scientifico Un meraviglioso accidente, del quale è coautore insieme a Vincenzo Manca. Nel 2020 esce Il copista (Guanda). Lo stesso anno lo scrittore contrae il Covid-19, malato da lungo tempo, questo gli risulterà fatale portandolo alla morte il 9 novembre 2020.