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Kill Baby Kill! – Il cinema di Mario Bava

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Gabriele Acerbo e Roberto Pisoni
Bietti – pag. 420 – Euro 22


Mario Bava (1914 – 1980) può essere considerato senza tema di smentita il padre dell’horror italiano. Non vi fate ingannare se trovate i nomi di John Foam, Marie Foam o John M.Old. Si tratta sempre di Mario Bava sotto pseudonimo anglofono, come usava negli anni Sessanta per molti registi e scrittori horror. Bava inventa gran parte dei trucchi cinematografici e delle trasformazioni visive ancora in uso e prima di essere un artigiano della regia è un formidabile maestro della fotografia. La definizione di artigiano viene coniata dallo stesso Bava nel corso di un’intervista rilasciata a Luigi Cozzi nel 1971 per la rivista Horror. Il cinema italiano di quel periodo dispone di budget limitati e Bava è un grande economizzatore, un artigiano capace di costruire film validi con poca spesa.
Gabriele Acerbo e Roberto Pisoni ristampano aggiornato il loro esaustivo Kill Baby Kill! – Il cinema di Mario Bava, che si fregia dell’introduzione di Joe Dante, già edito da Un mondo a parte (con un bel supporto fotografico), adesso pubblicato da Bietti in un aspetto più accademico e meno pop, per compiere un viaggio nel cinema di un grande autore, riconosciuto tale solo dai cinefili nordamericani. Molti i contributi e le interviste interessanti, da Steve Della Casa e Elena Bava, passando per Carlo Rambaldi, Mario Monicelli, Luciano Emmer, Riccardo Freda, Tim Lucas, Barbara Steele, Guillermo del Toro, Tim Burton, Roger Corman, Alberto Bevilacqua, Mark Dammon, John Landis, Quentin Tarantino, Ernesto Gastaldi, Sergio Martino, Dario Argento, Umberto Lenzi, Daria Nicolodi, Dardano Sacchetti … Il libro è frutto del lavoro finalizzato a scrivere un documentario per Sky, passato alcuni anni fa in anteprima a un ottimo ciclo di film di Mario Bava, dall’horror al thriller, senza dimenticare fantastico e commedia. Nella parte finale del libro non manca l’opinione della famiglia Bava (Roy e Lamberto), così come si può leggere una filmografia accurata completa di recensioni contemporanee, soprattutto stroncature, perché in Italia Bava non è stato mai capito. Bibliografia certosina, analisi degli effetti speciali, dei trucchi (spiegati da Bava durante una trasmissione Rai), della cultura pop che sta alla base di Diabolik. Un libro imperdibile e unico nel suo genere, il testo definitivo su Mario Bava, uscito (in maniera opportuna) contemporaneamente all’ottimo Diabolik dei fratelli Manetti, che come atmosfere cita molte sequenze del film di Bava. Un libro che mi ha fatto venire voglia di rivedere tutti i film del grande regista ligure, che conosco piuttosto bene, ergo ha adempiuto alla perfezione al suo compito. Popolare quanto basta, se escludiamo pochi interventi abbastanza criptici, ricco di curiosità e di interpretazioni autentiche. La Bibbia di ogni appassionato.

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