un’estenuante lotta per la giustizia.
Casa Editrice: Les Flâneurs Edizioni
Collana: Maigret
Genere: Giallo
Pagine: 200
Prezzo: 15,00 €
«La notte non aveva portato sollievo. La calura, caduta ormai da quattro giorni sulla città decimata dalle ferie di agosto, stringeva Bari in una morsa soffocante. Le cifre rosse in cima al palazzo d’angolo, in fondo a corso Cavour, già indicavano quasi trenta gradi prima ancora del sorgere del sole»: è un’affascinante ma anche oppressiva Bari a fare da sfondo alla storia narrata ne “L’ultima notte” di Giuseppe Scaglione. Un romanzo giallo che racconta le indagini per trovare il colpevole di un efferato omicidio, e che porteranno allo svelamento di verità agghiaccianti, che hanno a che fare con il mondo dell’usura e della malavita. Il protagonista dell’opera è il commissario capo Andrea Lamparelli appena trasferito alla questura di Bari, la città in cui era nato e nella quale torna dopo venticinque anni. Un uomo dall’animo travagliato, caratterizzato da «una sottile malinconia, un sentimento di rassegnata indulgenza, una carezza triste sul bordo del dolore. Come un soffio di umana pietà». Nei suoi primi giorni del nuovo lavoro, Andrea si trova a fare i conti con un omicidio problematico: quello di un uomo, l’avvocato Cesare De Biase, la cui vita sembra un enigma di difficile decifrazione. A rinvenire il cadavere della vittima è Antonella Ladisa, che si era recata sulla spiaggia dopo aver fatto jogging; già dal loro primo incontro, la donna e Andrea instaurano un rapporto particolare, che evolverà nel corso dell’opera: un legame di non detti, complice la paura di entrambi, e soprattutto di Antonella, di fidarsi ancora e di riuscire ad abbandonarsi all’amore dopo tante delusioni – «Voleva innamorarsi di un uomo solido, dai valori semplici e radicati. Una roccia, come suo padre. Nessuno degli uomini che aveva avuto vi rassomigliava, neanche lontanamente». Andrea intanto si confronta con l’ispettore Cascella e con l’agente Basile per fare chiarezza sull’omicidio: emerge sin da dubito la doppia vita della vittima, avvocato integerrimo da una parte e prestanome di usurai dall’altra; in poche parole l’uomo fungeva da collettore di fondi dalla dubbia provenienza che poi venivano riciclati in appartamenti, ville e locali, strappati dalle mani di chi era stato vessato dagli strozzini. Allo stesso tempo, Andrea deve fare i conti anche con il caso di una ragazzina di dodici anni portata da un ignoto al pronto soccorso con gravi lesioni alla testa e in stato confusionale; si fa strada un’atroce ipotesi di pedofilia, o peggio ancora (se ciò è possibile) di prostituzione minorile. Vi è forse un legame tra questi due casi, in apparenza separati?