Diario 1941 – 1945
Guanda Editore
Narrativa
Pagg. 540
ISBN 9788877468246
Prezzo Euro 23,24
Il guerriero nelle retrovie
Nel corso della Grande Guerra, a cui partecipò da volontario, Ernst Junger venne ferito ben 14 volte e venne decorato nel 1917 con la Croce di Ferro di prima classe e addirittura con la più alta onorificenza bellica tedesca nel 1918, l’ordine Pour le Mérite. Da quell’esperienza trasse un libro, diventato famosissimo, Nelle tempeste d’acciaio, un romanzo autobiografico degli anni del conflitto, lontano tuttavia anni luce da quel capolavoro che è Niente di nuovo sul fronte occidentale, di Erich Maria Remarque. Infatti, mentre in quest’ultimo c’è l’orrore per la guerra, nell’opera di Junger c’è invece il compiacimento non solo per primeggiare in battaglia, ma anche nel realizzare il sogno, in verità delirante, dell’uomo cacciatore. Sarebbe tuttavia incompleto un giudizio su Junger basandosi su un solo libro, perché ne ha scritti molti altri, diventando inoltre anche un filosofo di chiara fama. E’ per questo motivo che ho voluto leggere questo diario di guerra (la seconda guerra mondiale) a cui partecipò con il grado di capitano, mai però impegnato in combattimenti, ma emblema del soldato tedesco per sua aureola di eroe.
Ebbene, gli anni a volte non trascorrono invano e Ernst Junger mi è parso cambiato, più dedito a osservare e riflettere che ad agire, meno interessato a misurarsi continuamente e con gioia con la morte; addirittura in lui compare un’umana pietà, come per esempio quando è costretto ad assistere alla fucilazione di un disertore, o quando fa delle amare riflessioni sulla guerra ormai perduta. Non è in sintonia con il capo indiscusso del nazismo, ma nemmeno si dissocia, vive così alla giornata, conosce la cerchia degli attentatori del Fuhrer del 20 luglio 1944, fra i quali il generale Speidel, ma non ha conseguenze, tranne quella di essere congedato dall’esercito, e questo perché la figura dell’eroe della Grande Guerra si mantiene inalterata nell’immaginario collettivo, ma soprattutto nella mente di Adolf Hitler.
Irradiazioni, che è poi il diario dal 1941 al 1945, è un’opera di notevole interesse, anche per le escursione in campo letterario, a cui l’autore si dedicava prevalentemente nella Francia occupata e in cui ebbe occasione, fra l’altro, di conversare con uno scrittore del calibro di Cocteau. Da uomo emblema era ovviamente a contatto anche con gli esponenti di regime, il che però non gli precluse la possibilità di essere in amichevoli rapporti con gli alti ufficiali dissidenti, insomma un osservatore attento e posso dire anche imparziale. Infatti, Junger rappresenta un punto di vista sostanzialmente obiettivo, di parte tedesca, di quel che fu l’avventura di una guerra iniziata assai bene e conclusa rovinosamente, sepolta dalle macerie di mezza Europa, da milioni di soldati e civili morti, ma soprattutto lordata dall’ignominia dell’Olocausto.
Da leggere, non c’è dubbio.
Ernst Jünger (Heidelberg 1895 – Riedlingen, Alta Svevia, 1998) scrittore tedesco. Volontario nel primo conflitto mondiale, idealizzò la guerra come prova di coraggio e presa di coscienza di ignote dimensioni psichiche, nel diario di guerra Tempeste d’acciaio (In Stahlgewittern, 1920), nei racconti di Fuoco e sangue (Feuer und Blut, 1925) e Ludi africani (Afrikanische Spiele, 1936), nei saggi La lotta come esperienza interiore (Der Kampf als inneres Erlebnis, 1922) e Il cuore avventuroso (Das abenteuerliche Herz, raccolti nel 1929). Nel saggio L’operaio (Der Arbeiter, 1932) polemizzò con il romanticismo politico e identificò nel lavoratore-soldato il rappresentante dell’epoca moderna, che ha distrutto in sé ogni individualità. J. fu nazista, ma già nel romanzo Sulle scogliere di marmo (Auf den Marmorklippen, 1939) si avverte il suo distacco dall’ideologia nazionalsocialista. Egli condannò quindi l’attacco alla Francia nel diario Giardini e strade (Gärten und Strassen, 1942), che fu proibito. Fra i suoi scritti successivi si ricordano il diario della seconda guerra mondiale Irradiazioni (Strahlungen, 1949), i romanzi allegorici Heliopolis (1949), Le api di vetro (Gläserne Bienen, 1957), e una serie di saggi, tra cui Cacce sottili (Subtile Jagden, 1967) e Numeri e Dei. Filemone e Bauci (Philemon und Baucis, 1973). La sua vasta produzione è continuata con il racconto Il problema di Aladino (Aladins Problem, 1983), il poliziesco Un incontro pericoloso (Eine gefährliche Begegnung 1985), l’autobiografico Due volte la cometa (Zwei Mal Halley, 1987, il cui titolo allude al fatto di aver visto due volte nella propria vita – 1910 e 1986 – la cometa di Halley) e con il volume Le forbici (Die Schere, 1990). La prosa di J., limpida sino alla freddezza, tende a trasfigurare la realtà in allegoria.