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Geoetica. Manifesto per un’etica della responsabilità verso la Terra – Silvia Peppoloni e Giuseppe Di Capua

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prefazione di Telmo Pievani, Donzelli (Roma, 2021)
pag. 206
euro 18,00

“La scienza sta proponendo strumenti sempre più avanzati ed efficaci per trovare soluzioni agli attuali problemi ecologici globali, ma scienza e tecnologia da sole non sono in grado di garantire soluzioni socialmente accettabili e rispettose dell’ambiente”. Basterebbero queste righe dell’introduzione al saggio appena dato alle stampe da Silvia Peppoloni e Giuseppe Di Capua, a giustificare la coniazione del neologismo ripreso nel titolo, “Geoetica”. Dove, appunto, questo “Manifesto per un’etica della responsabilità verso la Terra” va ad aggiungersi a una serie di studi degli ultimi anni come, allo stesso tempo, a riflessioni datate di personalità sempre più cercate da chi davvero s’occupare di fare un vero ragionamento sulle possibilità di sopravvivenza del Pianeta. Peppoloni e Di Capua, scienziati in forze all’Istituto nazionale di Geofisica e vulcanologia, discutono dalle origini di questa nuova necessità, passando per esempio dai vantaggi ai quali la sua applicazione porterebbe ai suoi riflessi per un “umanesimo ecologico”. Il sempre illuminante Telmo Pievani, in sede di prefazione al volume, fra le altre cose sottolinea giustamente poi che: “la geoetica riguarda sì lo scienziato della Terra, ma anche i decisori politici, gli attori dei media, l’opinione pubblica”. Perché se occorre sempre, immaginiamo, lavorare sul senso comune, sono i poteri dominanti che nella stragrande maggioranza dei casi, anzi sempre, oggi cambiamo e/o possono cambiare i modelli di sviluppo subiti dal consumatore assoluto. “(…) Un elemento di valore e originalità – aggiunge sempre l’ispirato Pievani nella sua acuta presentazione dell’opera – della geoetica è il suo realismo. In quanto costruttori della nostra nicchia planetaria, cognitivamente ed emotivamente non possiamo non essere un po’ ‘antropocentrici’, cioè non possiamo uscire dal nostro punto di vista: conserviamo il diritto di difendere la nostra sopravvivenza, come ogni specie, e di garantirle una continuità nelle future generazioni. Ma l’antropocentrismo diventa responsabile nel momento in cui comprende che ormai gli interessi umani coincidono con quelli della natura di cui siamo parte. Ne discende che la geoetica e l’ecologismo sono oggi due grandi, e avvincenti, imprese umaniste”. E’ ancora possibile intanto smentire ancora queste affermazioni?

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