Tutti, almeno una volta nella vita, abbiamo cercato di comprendere chi è diverso da noi. Con tenacia o, in certi casi, con leggerezza abbiamo tentato di immergerci nella mente di un altro.
Ma che sensazione dà il vivere i pensieri, il guardare le proiezioni mentali, il provare i sentimenti di un diverso per eccellenza ovvero di un malato mentale?
Se avete nutrito questa curiosità o la sperimentate ora la potrete soddisfare in pieno leggendo le pagine di questo romanzo futuristico e nello stesso tempo straordinariamente realistico e attuale di Philip K. Dick.
Sarà un viaggio inquietante questo fondersi del vostro essere con quello del piccolo e autistico Manfred: vedrete ciò che i vostri occhi di “sani” non vi consentono di scorgere. Sarà una caduta verso l’inferno dell’uomo, verso l’alienazione e la desolazione del futuro dove niente germoglia e tutto è rovina. Sarà il percorso di alcuni personaggi del libro tra cui Jack, alter ego dell’autore, vittima di attacchi di panico e di allucinazioni (magistralmente descritti) ad abbattere sempre più le barriere tra la realtà e l’immaginazione in un gioco perverso e ipnotizzante.
Jack è il prodotto di una società che classifica, svilisce, stritola l’individuo.
Un personaggio a cui ci si affeziona subito, fragile, bisognoso d’amore, che si sforza di superare i suoi problemi e che, con tenacia ammirevole, cerca di emergere dalla sua schizofrenia per raggiungere la sponda della vita sana.
Una vita che, seppur misera, vale sempre la pena di essere vissuta. Così continuiamo a sorvolare insieme a lui i deserti sconsolatamente ostili di Marte, osserviamo i canali, la chiusa di scarsa e lenta acqua marrone e siamo circondati da insegnanti meccanici che, con le loro menti sterili, schematizzano e cristallizzano ogni cosa; siamo i testimoni di una società che si rifugia in un conformismo nevrotico per sfuggire al caos della propria vacillante identità.
Cosa è rimasto dell’umanità? Come si farà ad uscire dal buio di un’esistenza vuota, mediocre, artificiale?
La risposta è nel finale di questo coinvolgente romanzo che lascia il segno.
E’ un finale sommesso, pacato, quello di Dick.
Un finale che non sembra proporci nulla ma che, a guardare bene, tra le righe, ci spiega che la salvezza è stata sempre a portata di mano.
E’ la comunicazione, l’amicizia, l’unione, il dono salvifico che noi uomini dobbiamo tutelare per poter aspirare ad un futuro migliore.