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La nota irriverente – Claudia Piccinno

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Introduzione di Nazario Pardini
Prefazione di Ester Cecere
Postfazione di Ignazio Gaudiosi
Edizioni Il cuscino di stelle
Poesia
Pagg. 72
ISBN 978-88-32014-24-2
Prezzo Euro 12,00

Grazie, poesia.

La prima volta che ho un incontro con un poeta, un contatto che avviene attraverso una sua raccolta, sono invariabilmente perplesso perché ancora non sono in grado di conoscere le sue caratteristiche, il timbro potremmo definirlo della sua arte, e questo è tanto più difficile qualora si pretenda di entrare subito in sintonia con lui già dai primi versi, che ahimè scorrono impietosi senza che riesca a farmi un’idea. Ammetto che la pretesa è eccessiva, che occorre leggere e rileggere l’intera opera, tanto più che quasi sempre l’autore lascia una traccia per agevolare il lavoro del lettore e questa può essere la più varia, anche se molto più spesso è una poesia, assai frequentemente quella che dà il titolo all’opera. Ed è proprio così che Claudia Piccinno ha proceduto, tanto che troviamo un componimento che si intitola appunto La nota irriverente; non solo, però, ha fatto di più perché ha aggiunto una nota alla nota che dice: “ Questo componimento mira a evidenziare la complementarietà tra musica e medicina in un processo di cura per pazienti oncologici.”. Tutto semplice allora, perché basta pensare al binomio malattia oncologica e dolore per ritenere che sia una silloge che tratta del dolore?  E invece no, o meglio il dolore è un punto di partenza per approdare al più nobile dei sentimenti, a quello che riesce anche, se non a vincere, a mitigare la sofferenza, pur essendo esso stesso a volte fonte di dolore, e questo sentimento è quello che muove il mondo, quello che ci permette di vivere, quello che ci tormenta e ci delizia, è l’amore.

L’amore, quindi, che è visto in tutte le sue sfaccettature, quello per i propri cari defunti (Li ho riconosciuti a pelo d’acqua,e rano le anime dei miei cari tornati in altra forma a rendermi omaggio.), quello contrastato che stancamente si trascina alla sua fine (Convivio forzato esibito ostentato. Neanche lo spazio di un caffè una telefonata segreta un libro galeotto. Si contano i like per misurare la riuscita dell’inganno.Si indossano gli abiti della festa), quello di un legame già finito, ma che ci si ostina a mantenere in vita (filo che rammenda strappi non voluti), quello che ormai cessato senza speranza si trasforma in delusione rabbiosa, in odio ossessivo ( possa bruciare nel tuo fuoco fatuo ).  Ma, se non c’è più l’amore, cosa resta? Come è possibile procedere non a tentoni in un’esistenza apparentemente senza meta? La soluzione c’è ed è nello scavare in noi stessi, nello scoperchiare gli angoli più reconditi del nostro animo, nel gridare la nostra presenza aprendoci al mondo grazie a un’arte sublime, la poesia ( Fu il caso o la buona sorte la poesia fatta persona che ripulì la polvere tiranna e lucidò ingranaggi senza vita. Riprendo la mia corsa ). Sì, alla fin fine, partendo da una nota irriverente siamo infine approdati a qualcosa di riverente, alla gioia di poter dare tutto se stessi con la poesia, che è comunque sempre un atto d’amore.

E quindi allora dico grazie, poesia, ma anche grazie Claudia Piccinno.

Claudia Piccinno ​nasce a Lecce nel 1970, ma si trasferisce giovanissima in Lombardia e poi in Emilia Romagna dove attualmente vive. Presente in oltre sessanta raccolte antologiche, già membro di giuria in vari premi letterari a carattere nazionale e internazionale.
Insegnante di ruolo nella scuola primaria, Laurea in Lingue e Letterature straniere.Per ulteriori informazioni e per quanto concerne il corposo numero di opere pubblicate è opportuno un rimando al sito personale  http://claudiapiccinno.weebly.com/

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