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L’amore ai tempi del colera – Gabriel García Márquez

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Arnoldo Mondadori Editore S.p.A.
Narrativa
Pagg. XIV-376
ISBN 9788804668244 
Prezzo Euro 14,00

Il vero amore non ha età

L’amore ai tempi del colera narra di una tormentata storia d’amore, in cui la fedeltà e la pazienza di un uomo, Florentino Ariza, ha indubbiamente dell’inverosimile, ma se si considera la personalità dell’individuo, la sua passione che gli consente di vivere per quanto inappagata, il suo romanticismo in cui sofferenza e felicità si incrociano e sono indispensabili luna all’altra, si può comprendere come nulla sia impossibile quando ci sono in gioco dei sentimenti che travalicano qualsiasi logica. Il suo desiderio è per Fermina Daza, figlia di una famiglia assai ricca e che desidera per lei un matrimonio molto più di prestigio di quello che invece potrebbe contrarre con un figlio del popolo. Lei è lusingata dalle attenzioni del giovane, ma forse il sentimento che prova non è amore, ma compiacimento, così che, senza che vi sia una vera e propria attrazione, sposa il Dott. Urbino, un partito d’oro, un medico, l’uomo più in vista e stimato della città. Mentre poco a poco lei finirà con l’apprezzare il marito, il giovane Florentico, che si è proposto di fare una scalata sociale per assicurare a Fermina quell’agiatezza e quel livello a cui è abituata, non demorde, se ne sta in disparte, sembra quasi rassegnato, ma il suo proposito di poter un giorno unirsi alla donna dei suoi sogni resta inalterato e arriva perfino a consumare amori carnali usando tutte le cautele possibili perché lei non ne venga a conoscenza, tanto che con il tempo, quando la sua carriera   nell’azienda dello zio lo porterà molto in alto, la gente penserà di lui come di un invertito o addirittura di un pederasta. La morte improvvisa che coglie il dottor Urbino, quando lui e la moglie Fermina sono ormai avanti con gli anni, consente a Florentino di concretizzare infine il suo sogno. 

Non è mia abitudine raccontare la trama dei libri che leggo, ma in questo caso ho dovuto tracciarla, sia pure nelle sue linee generali, perché il romanzo di Marquez, pur presentando una storia avvincente, ha pregi che vanno ben oltre e risiedono nella straordinaria capacità dell’autore di rendere plausibile una storia che ha dell’inverosimile, destreggiandosi abilmente fra due vite che sono necessariamente diverse e che sembrano procedere indipendenti l’una dall’altra, con le descrizioni puntuali delle atmosfere, dei paesaggi, dei protagonisti di una repubblica sudamericana che vede ogni tanto scoppiare guerre locali e in cui quasi endemico è il colera, con ricorrenti epidemie. Mi soffermo in particolare su un aspetto importantissimo relativo alla capacità di dare credibilità alla vicenda, un risultato ottenuto con una strategia narrativa in cui al centro dell’attenzione ci sono i sentimenti e fra questi l’amore, per il quale nulla è impossibile; inoltre i molti personaggi femminili sono perfettamente funzionali allo scopo, sono madri premurose per Florentino che arriva alla vecchiaia quasi senza accorgersene e che appunto in età avanzata riuscirà a concretizzare quell’amore con Fermina che è stato il fine della sua vita. Sono pagine di grande dolcezza, in cui non sarebbe stato difficile cadere nel ridicolo senza la sensibilità di Marquez che riesce perfino a rendere commovente un amplesso fra due individui che ormai sono nell’inverno della loro esistenza.

Mi è piaciuto molto, l’ho letto con un interesse via via crescente e alla fine ho provato un concreto appagamento, ho gioito nel vedere come l’amore, quello vero, non abbia età.  

Gabriel García Márquez scrittore colombiano Premio Nobel per la Letteratura nel 1982.
Come giornalista ha soggiornato in Francia, Messico e Spagna; in Italia è stato allievo del Centro sperimentale di cinematografia.
Ha esordito con un breve romanzo, dove più evidente è l’influenza di Faulkner: Foglie morte (La hojarasca, 1955), cui sono seguiti Nessuno scrive al colonnello (El coronel no tiene quién le escriba, 1961); i racconti raccolti ne I funerali della Mamá Grande (Los funerales de la Mamá Grande, 1962), nei quali, soprattutto in quello che dà il titolo al volume, è già tratteggiato il mondo mitico e paradossale del narratore; La mala ora (La mala hora, 1962), altro romanzo, dove si narra una storia spietata di lettere anonime che coinvolge un intero paese, e Cent’anni di solitudine (Cien años de soledad, 1967), considerato il suo capolavoro, centrato sull’immaginaria ed epica comunità di Macondo.
Fuori del ciclo macondiano stanno il romanzo L’autunno del patriarca (El otoño del patriarca, 1975), torbida e visionaria vicenda d’un dittatore imprecisato, di segno anch’esso mitico; il racconto lungo L’incredibile e triste storia della candida Eréndira e di sua nonna snaturata (La increíble y triste historia de la candida Eréndira y de su abuela desalmada, 1972); il romanzo breve Cronaca di una morte annunciata (Crónica de una muerte anunciada, 1981), dove un fatto di cronaca, un delitto d’onore, sembra rovesciare ogni logica sotto il segno d’un destino emblematico, tanto spietato quanto capriccioso; il romanzo L’amore ai tempi del colera (El amor en los tiempos del colera, 1985) in cui si racconta la lunga storia ottocentesca di un amore che resiste a trent’anni di separazioni e traversie; Il generale nel suo labirinto (El general en su laberinto, 1989), ispirato alla vita e agli amori di Simón Bolívar; Dell’amore e di altri demoni (Del amor y otros demonios, 1994).
Ha inoltre pubblicato la raccolta di articoli Taccuino di cinque anni 1980-1984 (1991) e l’indagine giornalistica Notizia di un sequestro (Notícias de un secuestro, 1996, sul rapimento di dieci persone da parte dei narcotrafficanti). Attraverso disarticolazioni cronologiche e forme fiabesche e leggendarie, spesso lievitate in pagine di gustoso umorismo, G.M. dà nelle sue opere una visione complessa e contrastata della «solitudine» dell’uomo latinoamericano e della condizione alienata e allucinata del mondo tropicale.
Nel 2001 è uscita la prima parte della sua autobiografia, Vivere per raccontarla (Vivir para contarla) cui ha fatto seguito il romanzo Memoria delle mie puttane tristi (Memorias de mis putas tristes, 2004).
Nel 1982 ha ottenuto il premio Nobel per la letteratura «Per i suoi romanzi e racconti, nei quali il fantastico e il realistico sono combinati in un mondo riccamente composto che riflette la vita e i conflitti di un continente».

Parzialmente tratto da: Enciclopedia della Letteratura, Garzanti 2007

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