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Frammenti di un precario – Giuseppe Di Matteo

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Les Flaneurs (Bari, 2019)
pag. 120
euro 10.00

Può bastare davvero poco, a volte, per perdersi del tutto nei mondi di certi versi. “Frammenti di un precario”, del giornalista barese Giuseppe Di Matteo, è l’ultimo libro che c’ha fatto questo. Con forza maggiore, anche, quando i versi sono parola messa col fuoco. Puliti dalla troppa ‘narrazione’, oseremo dire. Con quello stile, appunto, che qui insomma riceve la forma più alta.  
I paesaggi di senso sono luoghi di persone, nella poesia di Di Matteo. Proviamo la forza e l’idea di Cuba – le sue belle bandiere, come sentiamo le bellissime desolazioni milanesi. Non fossimo oramai temprati bene: piangeremmo in Grassano del nostro Donnola. 
Il sentirsi costantemente mobile e assecondato dalla natura sociale, fortifica l’autore. E lo porta a scrivere in perenne condizione di spaesamento. Tutto in precario equilibrio. Eppur sostenuti da briciole, dal residuo della vitale resistenza al patire. Verso la felicitazione. Il tocco, poi, la luna del meridiano Bodini. A futura memoria.
Giuseppe Di Matteo è collaboratore giornalistico per Il Giorno e per La Gazzetta del Mezzogiorno; il suo esordio è rappresentato dal libro di poesie “Con te io penso con le mani”. 
Questo sua nuova pubblicazione continua un discorso di maturazione, evidentemente. Che, per quanto possiamo capirne, si regge proprio in quanto vissuto da quella forma d’inadeguatezza utile alla creatività in genere. 
Il retroterra spirituale e spiritato forse di Di Matteo ci spiega, infine, quanto  come e per fortuna da sempre il sentirsi e viversi da scomunicati è un ottimo favore alla ricerca della poesia. Nei tempi che sono e nei tempi che saranno. Perfino dentro un’Italietta ex Belpaesa ma comunque zona bellissima della terra perché divisa in zone bellissime addossate a questa sempre vastissima Terra. 

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