Edizioni Il Rio
Storia
Pagg. 160
ISBN 9788885469365
Prezzo Euro 20,00
Storia di una grande dinastia
Che i Gonzaga siano stati una dinastia fra le maggiori in Europa in un arco di tempo di circa quattro secoli è fuor di dubbio e il fatto che il loro piccolo staterello riuscisse non solo a restare indipendente, ma anche che rappresentasse un polo di attrazione per tutte le arti ha finito con il creare una sorta di alone mitico intorno a questa famiglia. Ora il mito è una cosa e la storia è un’altra e deve aver tenuto ben presente questa differenza Riccardo Braglia quando ha scritto questo pregevole saggio. Il suo lavoro è apparso quindi quanto mai necessario per contestare leggende, luoghi comuni e dicerie intorno ai personaggi di questa Signoria, perché in realtà i Gonzaga furono dei principi per nulla diversi da quelli della loro epoca, quindi con gli stessi difetti e gli stessi pregi, però con una sostanziale differenza: vuoi per una naturale inclinazione, vuoi per un sottile calcolo politico avevano compreso che, più che con le armi, avrebbero potuto acquisire prestigio e con esso anche rispettabilità e caratura nobiliare grazie alle arti, nessuna esclusa, ma con evidente prevalenza di quelle figurative, perché ciò che si vede costituisce immediata sensazione. Il saggio, però, presenta anche altre qualità, fra le quali, in primis, un’impostazione snella che consente di vedere l’ascesa dei Corradi da Gonzaga dagli inizi, da quando erano agricoltori che coltivavano grandi estensioni di terreno, a quando si affacciarono nella vita comunale di Mantova, e da lì avviarono la loro scalata al potere, fino al momento in cui il bel sogno che avevano costruito si infranse, con la scomparsa della dinastia. Così, capostipite per capostipite, Braglia fa un ritratto dei personaggi, della corte, degli eventi, ricorrendo talvolta anche a una gradevole ironia. Dal 1328, anno in cui il 16 agosto Luigi Corradi, con l’aiuto di Cangrande della Scala, spodestò il capitano del popolo Rinaldo Bonacolsi, detto il Passerino, fino al 21 gennaio 1707 quando l’ultimo Duca di Mantova lasciò la città, dopo che già il 20 maggio 1701 l’imperatore Leopoldo I aveva sciolto i mantovani dal giuramento di fedeltà al loro Signore, si dipana la storia di questa grande Casata. E’ stato un periodo lungo quello dei Signori di Mantova, anzi direi molto lungo considerata la dimensione del piccolo stato da essi governato e come in tutte le dinastie si può riscontrare una parabola, con un’ascesa che nel caso specifico stupisce, con figure di assoluto rilievo in Europa, una su tutte Isabella d’Este, e che raggiunge il suo vertice con Vincenzo I (n. 1562 – m. 1612), quarto duca di Mantova e secondo del Monferrato, un principe bello, gioviale, simpatico, purtroppo dalle mani bucate e che finì per indebitare in modo irrimediabile il suo piccolo regno. Con la sua morte la dinastia iniziò la fase calante, che si accentuò in modo drammatico sotto Vincenzo II (n. 1594 – m. 1627) che, non avendo eredi maschi, in punto di morte fece sposare la nipote Maria con il figlio del Duca di Nevers, che così diventò l’ottavo duca di Mantova con il nome di Carlo I. Fu questa la causa della sanguinosa guerra di successione scoppiata appunto nel 1627 e conclusa con l’immane tragedia del sacco di Mantova del 18 luglio 1630, che vide la città e i suoi ormai pochi abitanti, in quanto decimati dalla peste, alla mercé dei feroci lanzichenecchi. La città non si risollevò più e i Nevers si dimostrarono non solo degli incapaci, ma anche dei felloni, autori di gesti inqualificabili che li fece diventare gli zimbelli delle corti europee.
Un altro merito di Braglia è di non aver trascurato i rami secondari dei Gonzaga, signori di minuscoli staterelli del tutto indipendenti, quali Guastalla, Castiglione delle Stiviere, Sabbioneta. A essi infatti è dedicato un apposito capitolo, in cui è possibile conoscere maggiormente realtà non di rado trascurate, perché messe in ombra dal rilievo della Signoria di città.
Per concludere sono dell’idea che l’autore abbia realizzato un saggio di grande valore che ha anche il pregio di essere facilmente e piacevolmente leggibile, opera che è consigliata senz’altro non solo a chi vuole approfondire la conoscenza della dinastia dei Gonzaga, ma anche ai profani, a chi per la prima volta voglia avere notizie storiche su chi furono questi principi capaci di fare di Mantova uno stato prestigioso, lasciando bellezze artistiche che fanno della città, giustamente, un patrimonio dell’umanità.
Riccardo Braglia, mantovano, è storico dell’arte, conferenziere, scrittore e giornalista, nonché consulente di varie reti televisive. Per molti anni ha inoltre ricoperto l’incarico di Ispettore Onorario della Soprintendenza per i Beni Storici e Artistici di Mantova. Ha al suo attivo diverse pubblicazioni, oltre che curatele di mostre e di eventi culturali di valenza nazionale ed internazionale. Per i tipi de Il Rio ha pubblicato La grotta delle meraviglie. Il collezionismo di Isabella d’EsteGonzaga (2014) e ha curato il catalogo della rassegna Burgio. Opere 1959-2016 (Reggio Emilia, 2016).