KULT Underground

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Intervista con Sergio Casamassima

8 min read
SIRJOE PROJECT
Letze Baum
 
 
Proveniente da una famiglia di musicisti, alla età di 14 anni intraprende lo studio di chitarra classica frequentando il Liceo Musicale di S. Brigida a Napoli. Dopo quattro anni si dedica all’approfondimento dello studio moderno (chitarra elettrica ed acustica) lavorando intanto come turnista in diversi studi di registrazione. Nel 1986 si trasferisce negli USA e si diploma al G.I.T. Del Musicians Institute of Technology di Hollywood L.A. perfezionando i vari stili musicali sotto la guida di illustri nomi della scena musicale mondiale: Larry Carlton, Joe Pass, Joe Diorio, Scott Henderson, Frank Gambale, Al Di Meola, Paul Gilbert, Jennifer Batten, Dan Gilbert, Steve Trovato, Don Mock e molti altri. In questo stesso anno oltre alla chitarra frequenta i corsi di armonia e composizione sotto la guida di docenti del calibro di Ross e Joe Vannelli, live performance, uso dell’elettronica, MIDI, computer programming.
Nel 1988, tornato in Italia, forma insieme ai due “vecchi” amici Enrico Iglio e Sofia Baccini i Presence, realizzando quasi per “gioco” un Qdisc con 4 brani dal titolo “The Shadowing”. Il disco, malgrado sia supportato da una inesistente campagna promozionale, riscuote un notevole successo dalla critica musicale, incoraggiando così il trio a proseguire con il progetto (1992: MAKUMBA; 1994: THE SLEEPER AWAKES; 1996: BLACK OPERA; E TU VIVRAI NEL TERRORE, 2000, compilation; KING OF THE WITCHES, 2001, compilation; GOLD, 2003; NOT OF THIS EARTH, 2004, compilation; THE SLEEPER AWAKES + Live, 2008, ristampa; THE EVIL ROSE, settimo cd del gruppo; MASTER AND FOLOWING, 2017.
nello stesso periodo entra come docente all’ANDJ (Associazione Napoletana Diffusione Jazz) nella sezione Rock e Fusion, tenendo corsi di lezioni individuali e laboratori di musica d’insieme. Chitarrista della “Luciano Nini Swing Orchestra” e dell’orchestra blues T.O.B.O. (The Original Blues Orchestra). Dal 2002 con l’amico d’infanzia Alfredo Imparato (tastierista e programmatore) porta avanti il progetto “AKASHA contaminazioni musicali 360°” tra cui: “Il giro del mondo in 80 minuti”, un viaggio multimediale attraverso le varie culture musicali. Dal 2004 è docente di chitarra al CFM di napoli.
Marzo 2018, esce il primo lavoro solista sotto il nome di SIR JOE PROJECT dal titolo LETZE BAUM. Si tratta di un concept-album ispirato da una frase letta dall’autore: “Quando l’ultimo albero sarà stato abbattuto, l’ultimo fiume avvelenato, l’ultimo pesce pescato, l’ultimo animale libero ucciso, vi accorgerete che non si può mangiare il denaro”.
La tematica del concept narra del continuo conflitto tra l’avidità del genere umano e la natura che giorno dopo giorno viene spazzata via.
Ascoltando i brani si avverte questo conflitto anche attraverso gli strumenti come chitarra, basso, loop in stile industrial e batteria molto duri, violenti, in contrapposizione a sonorità di tastiere molto aeree in stile World Music/New Age con inserimenti di voci etniche campionate. La voce inoltre spazia in vari stili, dal rock tradizionale al metal, da parti liriche a inserimenti in stile growl. Questo mix suscita curiosità prima, interesse dopo e guida l’ascoltatore in un viaggio inquietante, a tratti claustrofobico ma dal risvolto ottimistico. Malgrado si tratti di progressive (con lo sviluppo di varie parti e svariati cambi di tempo), il concept scorre gradevolmente grazie anche a una linea melodica accattivante.
 
 
 
 
Intervista
 
Davide
Ciao Sergio. Perché questo progetto porta il nome di un Sir Joe? Oh sì, ho capito pronunciandolo… Il progetto di Sergio. Un progetto che nasce ora al raggiungimento di una notevole maturità artistica e che ha sicuramente precisi obiettivi. Quali sopra tutti?
 
Sergio
Ciao Davide. L’obiettivo è stato quello di creare un mix di tutte quelle che sono state le mie influenze musicali, dal rock in primis e con rock intendo il progressive, il metal, l’AOR ma spaziando anche nella fusion, nella world music, blues etc. Questo oltre al jazz solo nel progressive penso si riesca ad esprimere.
 
Davide
Il tema principale del concept è dunque il rapporto difficile tra uomo e la natura, il che già porta in sé una contraddizione in termini: l’uomo è anche natura, e invece ormai si considera questa semplice verità come una contrapposizione. Spinoza, nella sua Ethika, affermava che tutta la natura è un solo individuo, le cui parti – cioè tutti i corpi – variano in infiniti modi senza alcun mutamento dell’individuo nella sua totalità. La stessa cosa si può dire di tutte le varietà di musica come una sola musica, proprio come in Letze Baum. A quale tipo di unicità e insieme totalità aspira Letze Baum?
 
Sergio
Penso che all’inizio l’uomo era parte della natura, ricopriva il suo ruolo nel grande cerchio della vita. Oggi diciamo che si è fatto “prendere un po’ la mano” a causa del desiderio di onnipotenza ignorando le leggi della natura e provocando sempre più spesso catastrofi a cui difficilmente poi riesce a porre rimedio. Letze Baum porta l’ascoltatore attraverso un viaggio fatto di contrapposizione, da un lato “l’essere umano” (chitarre, basso, loop industrial e batteria) duro, acido, a tratti claustrofobico, prepotente; dall’altro “la natura” (tasiere, strumenti e campioni di voci da varie etnie) dolci, solari. Sono due facce contrapposte ma di una stessa medaglia. Due mondi che apparentemente possono sembrare distanti anni luce ma che dopo un primo ascolto che ti potrebbe spiazzare può affascinarti proprio nella sua totalità.
 
Davide
“Ultimo albero”, dunque, in tedesco. Perché “Letze Baum” e non “Letzte Baum”?
 
Sergio
Ho voluto “omettere” la seconda T (chiedo venia ai tedeschi…) semplicemente perchè diventa un altro gioco di parole: “Let’s Baum: andiamo albero, sei l’ultimo rimasto sulla terra ma puoi essere il primo di una nuova rinascita con il nostro aiuto! 
 
Davide
Il disco è stato da te solo interamente suonato? Perché dunque questa scelta di gestire tutto il tuo materiale personalmente? In che modo hai affrontato questa prova di polistrumentismo?
 
Sergio
Il concept è nato in pochissimo tempo, avevo già tutto in mente, non so dirti, una sorta di “illuminazione”. Ho ritenuto più opportuno suonare personalmente il tutto senza alcuna influenza esterna. Non è stato semplice, specialmente per la ritmica in quanto il più delle volte si suona in tempi dispari (7/4, 11/8, 15/,8, 5/4 etc…) ma è stata anche molto stimolante!  
 
Davide
Le liriche le hai affidate a Mario Mutti. Le canta Alessandro Granato, vocalist della band Stamina. Come nasce e come si è svolta questa collaborazione?
 
Sergio
Trovare qualcuno che riuscisse a scrivere dei testi su quelle ritmiche così complesse non è stato semplice, Mario è un appassionato di progressive (ci conosciamo già dai primi album dei Presence) ed è stato felicissimo di partecipare al progetto. Ci siamo sentiti spesso durante la stesura dei testi, lui ha capito subito lo spirito del concept, cosa cercavo. Con Alessandro Granato è stato abbastanza naturale questa collaborazione. Ci conosciamo da diversi anni perchè siamo entrambi docenti al Centro Formazione Musicale di Napoli (CFM). Abbiamo avuto molte esperienze live insieme in vari gruppi e la sua grande versatilità era ciò di cui avevo bisogno in questo album. Anche lui ha capito perfettamente quale era lo spirito del concept e per questo gli ho dato carta bianca per ciò che riguarda tutto l’arrangiamento dei cori. Ogni volta che ascoltavo le registrazioni era una piacevole sorpresa di quello che aveva realizzato! 
 
Davide
Nei momenti più tranquilli, o più in generale per la sua organicità pur nelle sue molte sfaccettature, “Letze Baum” mi ha ricordato il lavoro di un altro ben noto progetto, quello di Alan Parsons. Quali artisti e dischi più importanti ti hanno più formato fin da ragazzo?
 
Sergio
Gli artisti sono davvero tanti, ho scoperto il rock con l’album Burn dei Deep Purple e da lì ho capito che sarei diventato un chitarrista. Poi da quel momento sono diventato una vera e proprio “spugna” Genesis, Pink Floyd, Yes, Brand X, Gong e molti altri ancora. Per i dischi amavo molto sentire i live: Made in Japan (DP), Seconds out (Genesis), Yessongs (Yes) ma anche The Wall (PF), Masques (Brand X), Blow by blow (Jeff Beck).
 
Davide
Hai studiato sotto la guida di molti valenti chitarristi. Cosa più di tutto ti porti come unica grande lezione da parte di tutti loro?
 
Sergio
Quello che più mi porto dentro, oltre alle varie tecniche, è la loro grande umiltà! Artisti che io consideravo come “alieni” erano lì a suonare con me, ad incoraggiarmi, a ridere e scherzare come fossimo amici da chissà quanto anche al di fuori dell’ambiente scolastico. Qui in Italia mi è capitato di incontrare artisti che magari hanno fatto una breve apparizione televisiva e già ti guardavano dal loro piedistallo fatto da chissà cosa, mah…
 
Davide
C’è almeno un maestro di chitarra che ti sarebbe piaciuto o ancora ti piacerebbe conoscere personalmente per approfondire la sua tecnica e la sua visione dello strumento?
 
Sergio
Non credo siano maestri inteso come docenti ma sicuramente Jeff Beck e David Gilmour sono tra questi. Sono affascinato dai loro fraseggi!
 
Davide
La chitarra fa piangere i sogni, scriveva Garcia Lorca. Cosa sono per te musica e chitarra?
 
Sergio
La musica per me è tutto, non riesco nemmeno ad immaginare una giornata senza sentire qualcosa. È l’amica che mi accompagna da una vita. La chitarra è la mia seconda “voce” quando con le parole non riesco ad esprimere uno stato d’animo, ecco che le note vengono fuori e tutto diventa più semplice.
 
Davide
Cosa seguirà?
 
Sergio
Stiamo preparando il tour promozionale grazie anche al grande supporto di Giuliano Zippo e tutto lo staff della Irukandji Booking Live Promotion ed anche alla Mazzarella Agency che si occupa della rassegna stampa con cui siamo legati da profonda stima reciproca.
 
Davide
Grazie e à suivre…
 
Sergio 
Grazie a te Davide!

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