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Intervista con Figé De Mar

8 min read
COME UN NAVIGANTE
EP d’esordio dei FIGÉ DE MAR
 
Dopo un’anteprima in esclusiva su RockON esce l’EP d’esordio dei Figé de Mar: “Come un navigante”. La band di La Spezia, capitanata dal cantante Lorenzo Traggiai (finalista al Premio Lunezia con plauso del giornalista Paolo Talanca de Il Fatto Quotidiano, che lo accosta per poetica a Bob Dylan). Traggiai descrive l’EP in questi termini: “Come un navigante è composto da solo cinque canzoni, che però rappresentano già qualcosa di concreto: il punto di arrivo di quanto abbiamo fatto fino a qui come gruppo, ma anche un punto di partenza. Nelle canzoni sono già accennate le diverse direzioni artistiche che potremmo intraprendere in futuro”.
 
Anticipato dal videoclip/singolo “Boulevard”, “Come un navigante” è una mistione di generi e influenze che pescano tanto dal cantautorato italiano quanto dal pop, passando da De Andrè e Guccini ai Nomadi e ai Modena City Ramblers fino a De Gregori, senza disdegnare incursioni nel rock o verso tirmi Motown.
 
I Figé de Mar nascono a La Spezia nel 2012 da un’idea del chitarrista Nikolò Del Sole. Nel giro di un anno si aggiungono man mano gli altri componenti: Matteo Basile (batteria), Matteo De Martino (chitarra acustica), Davide Lucchi (tastiera) e Lorenzo Traggiai (voce). Il gruppo nasce e si sviluppa attorno alla passione comune per la musica folk cantautorale italiana.
Tra il 2015 e il 2016 aprono i concerti di Tony Esposito, i Rockets, Johnson Righeira, per la manifestazione “Follo in musica”. Nel luglio 2016 il cantante Lorenzo riceve il Premio Lunezia nella sezione “Nuove proposte – Autori di testo” (terzo posto). Nel 2016 pubblicano il loro primo singolo, “La città”, mentre il 20167 vedrà l’uscita di un secondo videoclip, “Boulevard”, che aprirà al lancio del loro primo EP: “Come un navigante”.
 
Videoclip “La città”
Videoclip “Boulevard”
 
Tracce:
Questa pelle / Riscatto / Dove / Boulevard / La città.
 
  
Intervista
 
Davide
Perché “Ragazzi del mare” e perché in dialetto genovese? Qual è il vostro mare o quale quello di cui siete in cerca?
 
Figé de Mar 
“Ragazzi del mare” perché se nasci e cresci nella nostra zona il mare è un elemento importante, quando non fondamentale, la cui presenza o assenza ti costringe a ripensare l’insieme dei tuoi riferimenti. “Figé de Mar” in realtà non è né propriamente genovese, né propriamente spezzino; è una sintesi di idiomi liguri scelta per come suona e per quello che evoca, più che per correttezza filologica. E il nostro mare…beh, ognuno di noi ne ha diversi, quello che ci accomuna tutti è la vita, il mare (spesso mosso e tempestoso) in cui dobbiamo navigare tutti insieme.
 
Davide
“Come un navigante”… Qual è il modo di viaggiare di un navigante che volevate indicare nel titolo e quale primo termine di comparazione mettereste prima dell’avverbio “come”?
 
Figé De Mar 
Sai, la navigazione qui è intesa come forma di esplorazione; vista la nostra provenienza, la figura del navigante aveva la forza poetica giusta per rappresentare ciò che volevamo dire. Il primo termine di comparazione sono anzitutto i personaggi dei nostri pezzi: tutti, ognuno a modo suo, esplorano sé stessi o il mondo esterno. Però alla fine naviganti lo siamo tutti, dal momento che scegliamo, viviamo, interagiamo con ciò che ci circonda.
 
Davide
Come nasce una vostra canzone, da quali primarie necessità?
 
Figé De Mar 
In genere una canzone nasce dal bisogno di comunicare una determinata cosa, a prescindere dal modo, dal tempo, dall’intensità con cui poi lo si fa. Solitamente ciò che viene esternato è qualcosa che non si riesce più a tenere dentro. Nel nostro caso è Lorenzo (il cantante) a dare il via al processo: propone al gruppo un testo con una melodia e un abbozzo di accompagnamento musicale; da qui in poi tutti insieme lavoriamo al brano, lo arrangiamo, lo rifiniamo, cercando di non tradirne lo spirito
 
Davide
Perché avete scelto, dopo quello del singolo, il formato di un mini album, cioè di un extended play e non di un album con più brani?
 
Figé De Mar 
Abbiamo pensato che fosse meglio concentrarsi su una quantità ristretta di materiale ma buona: un esordio minimale.
 
Davide
Il “cantautorato” assurto a genere musicale negli anni ’60 e ’70 in Italia può essere ancora considerato tale? Cos’è secondo voi il cantautorato negli anni 2010 al di là della ovvietà di indicare colui che interpreta le canzoni lui stesso composte?
 
Figé de Mar 
Il cantautorato degli anni 60 e 70 è stato un po’ il periodo classico della canzone d’autore. In particolare De André, De Gregori e Guccini sono stati i Mozart, Haydn e Beethoven del cantautorato. Da quel momento in poi la canzone d’autore ha intrapreso un percorso che ha comportato alcune trasformazioni, sì, ma che dura ancora oggi e speriamo che duri ancora per molto molto tempo. Nella nostra epoca, in cui si tende ad uniformare e appiattire qualunque cosa, il cantautore deve essere più che mai una figura che sappia distinguersi da questo appiattimento generale, ma senza distaccarsene, per poter raccontare il proprio tempo attraverso le emozioni e le impressioni scaturite da una visione personale ma veritiera.
 
Davide
Due parole sul video di Boulevard? Qual è il vostro approccio al videoclip?
 
Figé de Mar 
Anzitutto ci siamo divertiti a farlo, così come quello de “La città” (entrambi i video sono stati girati da Giulio Bellettini). Mentre il brano racconta la storia di un’avventura amorosa in uno scenario notturno di luci, neon e mondanità, il video racconta la storia della segretaria di due produttori (interpretati da Lorenzo e Nicolò, uno dei chitarristi) che viene incaricata di imbastire dei provini per selezionare un cantante o una cantante che possa cantare la canzone che i due discografici hanno in preparazione.
In questo video, come nell’altro, ci sono scene in cui noi suoniamo la canzone in playback: per noi, abituati alla dimensione del live (anche in spazi piccolissimi), fare finta di suonare e cantare è stato stranissimo, ma alla fine il divertimento ha prevalso su tutto…
 
Davide
Scriveva Italo Calvino: “Se allora mi avessero domandato che forma ha il mondo avrei detto che è in pendenza, con dislivelli irregolari, con sporgenze e rientranze, per cui mi trovo sempre in qualche modo come su un balcone, affacciato a una balaustra, e vedo ciò che il mondo contiene disporsi alla destra e alla sinistra a diverse distanze, su altri balconi o palchi di teatro soprastanti o sottostanti, d’un teatro il cui proscenio s’apre sul vuoto, sulla striscia di mare alta contro il cielo attraversato dai venti e dalle nuvole”. Cos’è per voi la Liguria, cosa l’essere liguri, e cosa il mondo visto dalla vostra terra?
 
Figé de Mar
La Liguria è quella terra che, quando cresci un po’ e cominci a capire qualcosa, scopri che non vuole molto bene ai suoi abitanti. Oppure gliene vuole tantissimo, ma in modi del tutto inusuali. Questo concetto è finito, tra le righe ma nemmeno troppo, in almeno due brani del disco, “Questa pelle” e “Dove”. Teniamo comunque presente che alla fine il dove nasci conta fino a un certo punto. E visto che hai citato Calvino, vorremmo ricordare “Le città invisibili”, fonte di ispirazione per “La città”.
 
Davide
Secondo Alan Lomax “il paesaggio sonoro italiano era il più ricco, vario e originale” da lui mai incontrato nei suoi viaggi per il mondo. Lomax riteneva la tradizione musicale italiana la più interessante in Europa. Il resoconto del viaggio si legge nel libro autobiografico L’anno più felice della mia vita (Il Saggiatore). Secondo Bruno Giurato il pop della nostra penisola sarebbe invece poi nato facendo fuori le proprie radici, e imitando la canzone Usa con poche e certo pregevolissime eccezioni come tali riconosciute nel mondo angloamericano (tra le quali “Crêuza de mä”). Quali sono le vostre radici musicali e come vi ponete tra radici, presente e innovazione?
 
Figé de Mar 
È una domanda interessantissima, se ne potrebbe parlare per ore. Cercheremo di condensare il tutto. Intanto sia il presente che l’innovazione partono in qualche modo dalle radici. Ricordarsi da dove veniamo è imprescindibile per capire chi siamo e cosa potremmo diventare: ad esempio, nel corso degli anni, ogni volta che il rock si è “dimenticato” delle proprie radici blues ha rischiato di morire per davvero. Detto questo, secondo noi il pop italiano non ha “fatto fuori” le proprie radici per imitare pedissequamente la canzone americana, le ha ridimensionate per lasciare spazio ad un modello che (forse) più convincente e dentro al quale poi le avrebbe, anche se non sempre, recuperate. Il caso di “Creuza de ma” (a cui non a caso si ispira il nostro nome) è eclatante: non a caso David Byrne parla di quel disco come uno dei dieci migliori dischi degli anni 80.
Per quanto riguarda noi, le nostre radici affondano principalmente nel cantautorato italiano (anche se nel disco si sentono molte influenze propriamente USA), che, secondo quello che abbiamo detto, non è mai del tutto italiano. Chissà, magari la forza della canzone italiana potrebbe essere proprio quella di aver saputo accogliere e adattare alle proprie esigenze delle forme che le erano estranee.
 
Davide
Cosa seguirà?
 
Figé de Mar 
Altri dischi, altri live, altre interviste. Speriamo sempre di più…
 
Davide
Grazie e à suivre…

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