Un disco di MacGillivray
“In my end is my beginning” (“En ma Fin gît mon Commencement…” ) ossia “Nella mia fine è il mio inizio” ricamò Maria Stuarda su un suo abito nei giorni di prigionia in Inghilterra. Ed è il titolo di un disco del 2016 di insolita bellezza di Kirsten Norrie, in arte MacGillivray, anche regista, poetessa e performance artist scozzese. Un canto angelico quanto a tratti dissonante e angosciante, una bellissima voce che ricorda gli ultimi lavori di Kate Bush, la melodicità della tradizione scozzese e dell’arte trobadorica francese, le influenze del contemporaneo William Byrd, l’elettronica dark-ambient e il suono del dulcitone, un’antica celesta inventata a Glasgow nel 1860 da Thomas Machell, il cui suono diamantino si avvicina a quello dei carillon (ricordando così un sonetto di Mary dal titolo “The Diamond Speaks”): questi gli ingredienti principali. L’album è stato ispirato dai sonetti e dalle lettere in francese di Maria Stuarda (‘Quand Vous L’Aimiez’ e ‘Que Suis-Je Helas?’), a momenti della sua vita, usa anche alcuni rarissimi versi scritti dal fido segretario e musicista torinese o pancalierese Davide Riccio o Rizzio assassinato brutalmente davanti ai suoi occhi. Una composizione è a lui dedicata “Love is a God (Rizzio’s bloodstain)”. Il lavoro è stato registrato in diverse località presso le quali visse, fu imprigionata e morì la regina di Scozia. La musica è composta, suonata e arrangiata da MacGillivray ad eccezione della cornamusa in “God is a love” di Crisdean MacDonald ed è stato mixato e co-prodotto da Ben Chatwin (Talvihorros); sue alcune parti di elettronica.
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