a cura di Dario Ianes
Edizioni Erickson
Il libro “Parlare di Isis ai bambini” attira subito l’attenzione del lettore per un duplice aspetto: il primo riguarda sicuramente l’argomento (cioè la tematica riguardante il sedicente “stato islamico”, che si è attribuito la paternità di numerosi attentati terroristici, basti citare la recente tragedia dell’attentato a Dacca che ha coinvolto nove nostri connazionali), il secondo è il nome degli autori di questa raccolta di tre saggi, per un volume complessivo di circa centoquaranta pagine, curata da un nome importante della Erickson, che è Dario Ianes.
Se partiamo da questo secondo aspetto, cioè l’analisi degli autori, ci accorgiamo che il libro è frutto del lavoro di scrittori molto importanti, che rendono il testo sicuramente completo per gli scopi che si prefigge: Pellai, psicoterapeuta dell’età evolutiva e ricercatore per la facoltà di Medicina e di Chirurgia di Milano, è un esperto di comunicazione tra genitori e figli, anche su tematiche molto delicate (basti pensare il testo “Perché non ci sei più?”, che affronta l’argomento di come comunicare in situazione di lutto famigliare e i numerosi racconti scritti per favorire la comprensione del vissuto dei nostri piccoli figli); Montanari è un funzionario internazionale, con diversi incarichi alle spalle (tra cui l’Afghanistan) e che lavora attualmente in Niger, esperto della situazione complessa di come l’ISIS non sia solo un fenomeno “regionale”, ma radicato in una situazione geopolitica che affonda le sue radici in una storia secolare e che riguarda processi globali; Mazzeo e Morin sono, infine, autori di cui sono stati già pubblicati numerosi saggi per la casa editrice Erickson e rappresentano forse con i loro lavori (Mazzeo ha per esempio collaborato anche con Bauman, Benasayag etc) uno degli sguardi più pertinenti per comprendere il contesto culturale contemporaneo.
Tornando al volume “Parlare di ISIS ai bambini”, come si diceva, oltre che per gli autori, il testo si presenta come estremamente interessante soprattutto per la tematica: c’è in giro una grande voglia di comprendere questo fenomeno così tragico, che ha investito l’Occidente in un modo mediatico volutamente globale, così come c’è una voglia di capire i legami con la religione, con la politica, con l’economia. Il libro poi presenta un bisogno ulteriore, altrettanto importante, che investe tutti coloro che hanno a che fare con i più piccoli, sia come genitori, che come educatori e insegnanti: si tratta di presentare l’orrore delle notizie, che risuonano nel vissuto psicologico di chi le ascolta, tutelando i minori, reinterpretando le paure e riproponendo una visione più adeguata della realtà.
Il libro contiene tre saggi, di cui il più corposo è il secondo; il percorso dei tre saggi cerca di presentare la realtà di ISIS tramite tre “assi di simmetria”: le “parole”, cioè come parlarne ai più piccoli (nati dopo un’altra grande tragedia con cui si è aperto il nostro secolo e che ha colpito l’immaginario collettivo, cioè l’attentato dell’11 Settembre 2001); le “cose”, cioè un’analisi storica e geopolitica che esamina ISIS nella sua dimensione di globalità e nel suo rapporto con la religione islamica; il “pensiero”, che presenta le riflessioni che nascono nel dialogo fra Riccardo Mazzeo, editor storico della Erickson, ed Edgar Morin, filosofo e sociologo, fra le figure più prestigiose del pensiero laico contemporaneo.
In realtà il titolo del libro riguarda più propriamente il primo saggio di Pellai, che cerca di riflettere su come le notizie che riguardano ISIS impattano sul vissuto piscologico della collettività e di conseguenza devono essere spiegate nel modo adeguato ai bambini; queste notizie sono associate nell’immaginario collettivo non tanto alle guerre che si stanno svolgendo quotidianamente da alcuni anni in Siria e in Iraq, quanto agli attentati terroristici, che si stanno susseguendo in modo tragico in diverse parti del mondo e che già in numerosi casi hanno coinvolto europei o hanno addirittura colpito al cuore dell’Europa e portano a misurarsi con la morte orribile e improvvisa che può “uscire dagli schermi” ed entrare in modo improvviso nelle nostre case. Questo saggio offre dei consigli pratici molto interessanti per genitori (e anche educatori e insegnanti) che spesso sono osservati e interrogati dai figli rispetto a queste tematiche; il capitolo, fra l’altro, si conclude con una lettera a un bambino sull’orrore delle stragi, che può essere davvero un buono strumento di riflessione per intavolare un dialogo con i più piccoli.
Il secondo capitolo apre il libro a una prospettiva più ampia: più che la semplice prospettiva educativa, il testo vuole ora rivolgersi agli adulti per presentare il fenomeno complesso di ISIS; la prospettiva di Montanari è molto ampia e completa, presentando in generale la religione islamica e il suo complesso rapporto con l’Occidente e inserendo il fenomeno di ISIS nel quadro più prossimo dello sviluppo degli stati nella zona medio-orientale e nel periodo post-coloniale. Se si osserva l’ampiezza di questa parte all’interno del volume, si può notare che l’intento del libro è proprio quello di favorire negli adulti una conoscenza serena ed equilibrata dei problemi da cui ISIS stesso si è generato (e probabilmente per i quali si continua a auto-generare, pur nelle recenti perdite militari in Iraq e in Siria, in un contesto europeo fra quegli immigrati di seconda generazione che non vogliono o non riescono a integrarsi). Ho trovato molto interessante anche la prospettiva geopolitica di Montanari, che inserisce ISIS in un contesto globale, nelle dinamiche di rapporti fra primo, secondo e terzo mondo così come si era impostato negli ultimi decenni.
Il terzo capitolo non smentisce, infine, la capacità di Mazzeo di intessere “conversazioni” che facciano nascere le domande più importanti rispetto ai nodi fondamentali della nostra cultura chiedendo piste di riflessione ai più importanti pensatori contemporanei: il problema di ISIS, infatti, non è solo un problema “esterno”, espressione di scenari culturali, religiosi, politici più o meno lontani da noi, ma è anche un problema “interno” al nostro Occidente, che rischia quella deriva nichilista di cui ISIS si nutre per mettere nuove radici; il problema non è, quindi, solo di tipo religioso, quanto piuttosto la vera domanda è quale tipo di ragione l’Occidente può mettere in campo per affrontare la non – razionalità che il terrorismo porta avanti. In questo senso Morin e Mazzeo concordano nell’importanza della cultura, dell’educazione, della scuola per creare nei nostri ragazzi quegli anticorpi all’intolleranza necessari per affrontare le difficili sfide del futuro.
In generale, il libro “Parlare di ISIS ai bambini” offre una panoramica davvero completa della tematica di attualità forte più sentita negli ultimi anni; gli insegnanti, gli educatori e i genitori troveranno consigli operativi su come affrontare le domande, le ansie e le paure che tante volte i nostri ragazzi ci hanno posto implicitamente o esplicitamente (ricordo un’assemblea di istituto spontanea organizzata nella scuola superiore dove lavoro in cui i ragazzi espressero in modo maturo, contrariamente a quanto a volte ci si aspetta da loro, le preoccupazioni, i ragionamenti, gli stati d’animo che emergevano dopo gli attentati di Parigi del Novembre scorso). Il testo, però, va oltre il pubblico a cui sembra rivolgersi a partire dal titolo: per giovani e per adulti, anche a prescindere dal rapporto educativo con i più piccoli, offre, infatti, con una capacità di sintesi e un linguaggio rivolto a un vasto pubblico, una panoramica completa di ISIS; le riflessioni dell’ultima parte del libro, infine, sono un invito per tutti a farsi delle domande rispetto al nostro contesto culturale per non ripetere quegli errori che negli ultimi decenni hanno favorito violenze ed intolleranze e per proporre la cultura come il vero antidoto al terrorismo nichilista di ISIS.