

Ciao e ben tornato Daniele con “Radio Stridentia” che segue a “Rapida e indolore”. Perché questo titolo?
Daniele
Ciao Davide. “Radio Stridentia”, il ronzio della radio, mi piace come suona, nessun significato dietro. Rende bene però l’idea di suono caotico e scarsamente melodioso..
In realtà, a parte nei precedenti ultimi 2, almeno un paio di brani in inglese per ogni album ci sono. Probabilmente quando mi sento più entusiasta e/o desideroso di comunicazione “facile” adopero l’inglese.
In che modo hai lavorato a “Radio Stridentia” e in che modo vi hanno contribuito amici di lunga data come Bruno Dorella, Marco Milanesio e Francesco Lurgo?
Tutto registrato nel mio studio, a casa mia, a parte la batteria di Bruno. In quasi tutte le tracce sono presenti chitarre classiche molto trattate che alla fine risultano suonare come chitarroni marci e distorti, ma con un corpo decisamente organico. Mi piace molto come si adagiano sugli strati ritmici di batteria “jazzata”. Chiesi ai vecchi amici che hai nominato di partecipare con dei contributi sonori, Bruno ha percosso pezzi di batteria in due brani, Marco ha suonato dei synth in altre due canzoni e Francesco si è dedicato a chitarra e-bow e synth su “Così come la pioggia”.
Non sei solito nei tuoi dischi proporre delle cover. In questo è invece presente “Seems so long ago, Nancy” di Leonard Cohen. Cos’ha per te in particolare questa canzone?
Daniele
In effetti non amo proporre covers e prima d’ora non ne ho mai pubblicata una in nessuno dei miei album. “Seems so long ago, Nancy” è l’eccezione, la registrai per una compilation uscita in digitale sul sito di “sonofmarketing.it“; ho voluto inserirla nell’album perchè a mio avviso è venuta proprio bene… e l’originale è un assoluto capolavoro di cupezza cantautorale.
Cosa cerchi e trovi (o ritrovi) attraverso la creatività musicale? E cosa hai cercato e trovato in particolare attraverso questo nuovo ultimo lavoro?
Essenzialmente è una dipendenza dalla quale non riesco ad uscire. Il fare musica è un po’ come scrivere il mio diario di bordo, l’ultimo lavoro ne è l’ennesimo capitolo… È molto meno depresso e deprimente del solito… L’innamoramento aiuta l’umore. 🙂
Mi interessa molto la genesi e il significato della copertina: un corvo e uno sfondo grigio, che tu hai detto essere come il giorno in cui a Torino il cielo era coperto e non si potè vedere l’eclissi solare dell’equinozio 2015. L’eclissi ha sempre preannunciato disgrazie, secondo le tradizioni di tutti i popoli della Terra; lo stesso corvo (“nuovo dominatore dei cieli su Torino”, come dici), nutrendosi anche di cadaveri, è diventato simbolo del male e della morte. Quali sono i tuoi timori o le tue sensazioni rispetto al futuro collettivo o anche più personale?
Tutte le foto presenti nell’artwork sono diversi scatti dell’eclissi “mancata” in Torino, durante uno di essi è passato davanti alla camera un corvo, l’immagine di copertina. Macabra forse, ma con classe.
Il futuro sarà quel che sarà. Presumibilmente i corvi scaveranno nelle nostre orbite e giocheranno a far rotolare I nostri occhi giù per le grondaie dei palazzi taurinensi.
Da una parte la tua voce sussurra, dall’altra gli strumenti “stridono”… Mi ha sempre colpito questo tuo sussurro nel rumore del mondo che impone regole, codici, valori, un’armatura di distinzioni tra ciò che è permesso e ciò che non lo è, tra chi puoi essere e non… Uno scarto ambivalente che penetra, sia gentile, sia forte e tagliente, un bisogno comunque di irriducibile libertà. Cosa è per te canto, voce; cosa in rapporto al suono invece duro, abrasivo, graffiante?
Una debole voce in mezzo ad alte maree di caos, terremoti naturali e bombe nucleari costruite dall’uomo per autodistruggersi..Il canto, si, banalmente non si tratta che di libertà a 360°. Strillare insensatamente fino a consumarsi le corde vocali, parole gettate in un profondissimo pozzo di rumore.. . metafora del vivere sulla terra?
Spero di riuscire a fare qualche concerto in giro… Vendere qualche copia del disco… E il resto si vedrà… Non ho fretta per nulla.
Grazie e à suivre…