https://itunes.apple.com/ua/ album/you-want-more-ep/ id990324487
Davide
Ciao Federica, ciao MadHouse. Come nascono i MadHouse e da quali precedenti esperienze venite?
Federica / MadHouse
Ciao Davide!
I MadHouse nascono nel 2012 come cover band di pezzi rock internazionali. Negli anni la band ha subito qualche cambio di lineup fino ad arrivare a quella definitiva: io (Federica Tringali) alla voce, Filippo Anfossi alla chitarra, Lorenzo Marzagalli al basso e Max Di Muro Villicich alla batteria. Proveniamo da realtà musicali diverse con tanta gavetta e palco alle spalle che si sono ben fuse nel progetto MH. Un anno e mezzo fa abbiamo deciso di iniziare a lavorare su brani inediti che hanno dato vita all’EP “You Want More” co-prodotto con Marco Barusso (ICM Records).
Davide
Perché “You want more” per titolo e perché quelle postazioni di un call center in copertina?
Federica
“You want more” significa “tu vuoi di più”. Il cambiamento in senso positivo, il migliorare la propria vita e il proprio io è il fil rouge che unisce tutti i brani dell’EP.
Il brano è profondamente autobiografico. Ogni parola del testo ha un forte legame fra significato, significante e vissuto. La copertina dell’EP è totalmente esplicativa dell’intenzione del brano. La totale volontà di uscire da uno schema ripetuto all’infinito da situazioni anonime e impersonali in cui si è obbligati a vivere.
Davide
Avete scelto di esordire con un CD singolo e quattro brani. Perché non piuttosto con un vero e proprio album?
Federica
Volevamo dare un imprinting efficace e rappresentativo della nostra musica. L’album uscirà tra un anno. Stiamo già lavorando sui nuovi pezzi.
Davide
Nella presentazione del gruppo si leggono, tra le vostre influenze, due nomi storici del rock come The Runaways di Joan Jett e The Hole di Courtney Love. Due nomi importanti di grande forza d’ispirazione per la scena rock femminile e di un rock’n’roll potente e diretto. Gail Pellert: «Fondamentalmente e quasi totalmente, il rock è una celebrazione della sensualità umana». Qual è la vostra idea del rock?
Federica
Il rock per noi è molto più di un genere musicale, è un modus vivendi molto lontano dal cliché “sesso, droga e rock’n’roll”. È un modo di affrontare la vita di tutti i giorni con coraggio e propositività. Spesso la vita richiede di essere rock ossia duri, affrontare le difficoltà e le paure per migliorarsi.
Questo è stato tradotto da noi in musica nel nostro EP che racchiude tutti questi concetti.
La forza è vita e vivere il rock è seducente e sensuale per definizione.
Davide
Se il timbro è la pelle della voce, il tono è la sua carne emozionata, ha scritto Miguel Ángel Arcas. Cos’è per te la voce? Cosa il suono?
Federica
La mia voce sono le mie impronte digitali, il mio modo per lasciare un segno, il mezzo per me migliore per comunicare. La voce e gli strumenti si trasformano in suono organizzato creando la musica che veicola le mie emozioni (almeno questa è la mia intenzione) a chi ascolta.
Nella vita mi sento un liquido, come se non avessi una forma, e la musica è il mio contenitore perfetto.
Davide
Quali pezzi rock rivisitati più spesso nei vostri concerti e che significato per voi suonare dal vivo?
Federica
Rockin’in the free world resta un nostro cavallo di battaglia. Ne esistono tante versioni e noi ne abbiamo creata una nostra, abbiamo rivisitato in chiave hard rock anche Poker Face di Lady Gaga, Umbrella di Rihanna e Careless Whisper di George Michael. Suoniamo poi un repertorio molto vasto che spazia dagli U2, a Bon Jovi, ai Queen, a Alice Cooper, ai RHCP fino ai Nirvana. Uno show eterogeneo energico e non scontato in pieno stile MadHouse.
I live sono la cosa più importante per chi fa musica. Si ha un contatto diretto con il pubblico e se ne percepiscono le reazioni, cosa che permette di migliorare il lavoro del musicista e le performance on stage. Il palco resta comunque la parte più divertente e rock in tutte le sue sfaccettature.
Davide
Cos’è genio? Cos’è follia? Cos’è il limite tra genio e follia secondo MadHouse?
Federica
Ho scelto di chiamare la band MadHouse partendo da un episodio che ho vissuto quando avevo 15 anni. Mio padre mi portò ad una mostra di quadri creati dagli ospiti di una casa di cura psichiatrica. Alcuni di loro erano pittori, altri no. Attraverso quelle immagini raccontavano la loro realtà in maniera forte, semplice ed estremamente comunicativa. Ho sempre sostenuto che l’artista nasca con una sorta di “occhiali colorati” attraverso i quali vede la vita di tutti i giorni con sfumature, colori e forme spesso diverse da quelle che vedono gli altri. Colui che crea vive una sua sensibilità spesso incompresa che necessita un veicolo (l’arte) per riuscire ad esprimersi al meglio. Spesso gli artisti vengono definiti matti..
L’incontro di sensibilità e personalità diverse ha creato la nostra realtà musicale, il nostro “manicomio”, i MadHouse.
Davide
Cosa seguirà?
Federica
Ora abbiamo davanti sei mesi di promozione dell’EP ma nel frattempo stiamo lavorando al disco che uscirà tra un anno.
Naturalmente proseguiamo con i live lavorando con impegno e costanza.
Davide
Grazie e à suivre…