Oikoumene
(QuaRock Records / Self)
Autore: Inside Mankind
Titolo: Oikoumene
Genere: progressive metal / symphonic power metal
Data di uscita: 15 Gennaio 2015
Label: QuaRock Records
Distribuzione: Self
L’album di debutto di questa inedita realtà tricolore, Oikoumene, merita un approfondimento particolare. A partire dal titolo.
Termine greco sovente italianizzato in Ecumene, Oikoumene è participio medio passivo del verbo “abitare”. Indicava la porzione di Terra conosciuta e popolata dall’uomo, per cui Oikoumene è “la casa dove tutti abitiamo”. Un disco, in sostanza, che parte dalla vita.
Paura o gioia, rabbia, delusione, amore e quant’altro strutturi il nostro vivere è tanto forte quanto incomprensibile, tanto presente quanto futile; un mistero soverchiante per l’uomo che, da solo, si limita ad osservarlo senza poterlo comprendere, e tuttavia non si rassegna.
È in questa dimensione che dimora il bisogno di Dio, nella sua forma più intima e originale.
È in Lui che abbiamo potuto intravederne il senso, sfuggente ma presente.
Oikoumene, da un punto di vista oggettivo, è un esempio di incoerenza, perché tali sono le nostre esperienze.
Conosciamo dolcezza e violenza, grandezza e bassezza, morte e vita.
In ugual misura, i diversi brani di questo esordio si accostano fra loro, nel tempo e nello spazio, al pari delle nostre storie.
Disparate sono le influenze musicali e i percorsi artistici che si intrecciano allo stesso modo, talvolta concorde, talvolta stridente.
Nei dieci estratti dell’album convivono e si accapigliano retaggi memori dell’hard rock Settantiano, collanti ritmici degni del metal estremo, impalcature ricavate dalla musica neoclassica e un alone operistico intriso di profumi occhieggianti sponde gotiche e persino assimilabili al musical di natura barocca.
Oikoumene è prodotto viscerale, come lo sono state le emozioni di chi, come gli Inside Mankind, ha saputo tradurle in parole.
Oikoumene è un bene speculativo, nell’umana ricerca del senso. Riferimenti numerologici e citazioni di estrazione neoplatonica tratteggiano ciò che la ragione intuisce, e la fede raggiunge.
Out Of The Loop, in apertura, esprime desiderio di libertà; City, a seguire, la vede tramutarsi in dolore; emerge la tentazione di Forty, mentre Magdalene ingloba quella dolcezza che in Keep Me By The Stars muore, a simboleggiare il fallimento del sentimento umano. Uneasy è affidamento, Toccata parla senza l’ausilio delle parole, Fear alterna passione e terrore, in pendant con Phariseum, che rinfocola la giostra mediante saliscendi di rabbia e ipocrisia. Human Divine, posta in chiusura, è la chiave di volta del disco: lo sostiene e lo conclude.
È la chiara scoperta della necessità di Dio, passando per la solitudine umana.
Tutti gli altri brani vivono in questa suite, e sono trasformati in un medley di 72 battute, tanti quanti i nomi di Dio nella tradizione cabalistica che supera la natura, a indicare che solo in ciò che è più alto, in Lui, abbiamo trovato significato all’esperienza umana.
L’artwork attinge a 7 simboli, compresi fra la tradizione paleocristiana e quella rinascimentale; il principale di questi, il solido deformato al centro, è metafora del concept del disco, da un aneddoto storico che ha per protagonisti Vasari e Michelangelo.
INSIDE MANKIND
Biografia
Gli Inside Mankind nascono nel 2005 ad Arezzo, in Toscana, da una formazione originale di cui resta ormai solo il batterista.
Sin dalla sua fondazione, il progetto Inside Mankind assume le fattezze etiche di band di ispirazione cristiana, che trasforma in musica ciò che crede, vive e spera.
Benché il quintetto sia spesso inserito tra i rappresentanti del white metal – etichetta indicante, più che un genere, uno stile di vita – la band preferisce infilarsi nel sottogenere del progressive metal, non per la volontà di riferirsi alle grandi compagini che lo definiscono, ma per il desiderio di far coesistere nei brani le diverse estrazioni musicali dei singoli membri.
La prima prova ufficiale del complesso aretino ha visto la luce nel 2009, sotto forma di un demo autoprodotto, Angels Fire, composto da quattro tracce per poco meno di venti minuti e realizzato da una line-up comprendente, oltre al batterista Matteo Bidini, Alberto Nepi alle tastiere, Gianmario Marelli al basso, Guido Ricci alle chitarre e Gioia Giommoni dietro il microfono.
Gli innumerevoli cambi d’organico che ne hanno caratterizzato la storia sono colpevoli, infine, di aver ritardato la pubblicazione di questo debut album. Nondimeno, hanno anche permesso ai brani di arricchirsi del variegato contributo dei molti musicisti che sono transitati in formazione.
Gli Inside Mankind, nella conformazione attuale, sono:
Claire Briant Nesti: voce
Francesco Monaci: chitarra e voce
Christian Luconi: basso
Matteo Bidini: batteria
Valerio Dalla Ragione: tastiera (collaboratore)
Intervista
Davide
Ciao. Fin dall’antichità il termine Oikoumene o Ecumene ha definito il territorio conosciuto attraverso le navigazioni sottocosta, ma dopo una prima valenza geografica di descrizione del mondo conosciuto è divenuto anche termine per definire l’appartenenza a un gruppo particolarmente attento a una fede o a una teoria filosofica. Qual è la filosofia su cui avete basato musica e testi di questo esordio?
Inside Mankind
Ciao e grazie per quest’intervista. Nel nostro caso la parola Oikoumene possiede entrambi i significati nella più ampia espressione di “dove l’uomo vive”, e questo è sia un aspetto geografico, che un aspetto temporale, che un aspetto di appartenenza. La parola che in un solo termine si può avvicinare maggiormente a spiegare questo nome non è territorio, ma vita. Questo perché ogni uomo appartiene allo stesso destino di esperienza umana. In essa troviamo gli stessi tratti, le stesse condizioni (nascita, morte, sofferenza, dolore, amore,… ) sperimentate da ognuno di noi. Questa è l’essenza del disco, i molteplici aspetti della diversa unità di vita.
Davide
Perché per voi è importante avere espliciti richiami a tematiche e a professione di fede cristiana? Perché tanto uso inoltre della simbologia?
Inside Mankind
Intendiamo portare in musica quello che viviamo, che sperimentiamo, quello in cui crediamo. Dal momento che il progetto è nato così e in questo modo è stato portato avanti, questo è quello che noi vogliamo scrivere.
Il simbolo permette di esprimere un ampio uso dei significati e di accezioni diverse in qualcosa che in realtà è accessibile. Ci possono così essere vari livelli di lettura: la più semplice (la forma del simbolo) e quella più difficile (i significati intrinsechi del simbolo). Questo ci permette di lasciare molte porte aperte all’interpretazione, e contemporaneamente di dire molte cose in poco spazio.
Davide
Giacomo Leopardi, Zibaldone: Non gli uomini solamente, ma il genere umano fu e sarà sempre infelice di necessità. Non il genere umano solamente ma tutti gli animali. Non gli animali soltanto ma tutti gli altri esseri al loro modo. Non gl’individui, ma le specie, i generi, i regni, i globi, i sistemi, i mondi. Perché avete scelto di chiamarvi Dentro il Genere Umano, Inside Mankind?
Inside Mankind
Dentro il Genere Umano ha una doppia valenza: la prima è quella di testimonianza. Il nostro messaggio è ben definito e delineato in una direzione di credo cristiano, quindi siamo come testimonianza dentro l’umanità. Quello di cui abbiamo parlato nel disco non è altro che l’esperienza della nostra vita. Questo progetto è un contenitore per quello che noi viviamo ogni giorno. La citazione non è lontana dato che molti dei nostri brani e delle nostre esperienze hanno origine da una dimensione di sofferenza necessaria nell’esistenza umana e inalienabile. Intorno a questa sofferenza si sono articolati i maggiori filosofi della cristianità da cui riprendiamo.
Davide
Questo vostro debutto è stato dunque rallentato, ma a quanto pare anche arricchito, da alcune vicissitudini interne al gruppo e a diversi cambi di line-up. Che significato ha per voi aver finalmente realizzato un’opera prima, essere approdati alla QuaRock Records di Gabriele Bellini e quali obiettivi avete per il futuro?
Inside Mankind
Essere giunti alla realizzazione di “Oikoumene” è stata una grande sfida, ma anche una soddisfazione. È il primo punto fermo che abbiamo posto nella storia della band dalla sua fondazione. Siamo riusciti ad unire le varie esperienze musicali fino a raggiungere un mix che riesce a far trasparire le nostre emozioni, senza denaturare la nostra tecnica. L’incontro con la QuaRock Records è stato davvero importante. Ci ha dato modo di far conoscere la nostra musica e i nostri ideali a livello mondiale, non solo nazionale. Saremo sempre grati per questo. Credere nel nostro progetto e nel nostro messaggio non è così semplice.
Davide
Colpisce non solo la perizia tecnica strumentale, ma anche la voce di Claire Briant Nesti, capace di tecnica vocale di canto lirico. Perché avete in particolare scelto di accostare il metal a momenti di canto lirico?
Inside Mankind
Abbiamo fatto questa scelta perché non vogliamo metterci limiti. Nel momento in cui abbiamo ascoltato Claire, abbiamo capito che faceva al caso nostro. Si è messa in gioco e ha cercato di rendere le nostre emozioni con le diverse tecniche del canto. Ha modificato linee e creato melodie di supporto ai significati delle parole. Human Divine è l’apice di questo connubio, secondo noi azzeccatissimo.
Davide
Perché avete alternato testi cantati in inglese a parti recitate in italiano?
Inside Mankind
Le citazioni che abbiamo utilizzato in alcuni brani sono di Sant’Agostino (che ha scritto addirittura in greco), di Pico della Mirandola e le stesse Beatitudini. L’italiano è la nostra lingua e in un caso la lingua originale. Perché tradurle quando possiamo dire qualcosa nella nostra madrelingua? Questa scelta vuole dare importanza ai testi.
Davide
Black Metal, White Metal o Unblack Metal… Al di là del fatto che sono termini superati nel definire il vostro genere sotto quello di “Prog Metal”, ha ancora senso definire un lato bianco e un lato nero della musica rock?
Inside Mankind
Il senso c’è, ma non è un senso musicale. È un senso di intenti, volontà e significato. Quello che è nei testi può appartenere ad una corrente piuttosto che ad un’altra e può essere il contrario di un altro. Non è una questione di musica perché non sono generi musicali. È solo una questione di messaggio. La musica può essere prog, death, trash, ma il testo è un’altra cosa.
Davide
Arezzo, città di Guido monaco o Guido Pomposiano, l’ideatore della moderna notazione musicale, ma anche patria di tanti altri personaggi illustri (Michelangelo per dirne uno su tutti). Qual è il vostro rapporto con Arezzo e con il suo passato di grande ingegni creativi?
Inside Mankind
Per il disco c’è stata una profonda ricerca letteraria da parte del nostro batterista Matteo, che lo ha portato ad indagare diversi interessanti produzioni del Vasari, di Michelangelo, strettamente collegati al concept del disco. Arezzo è il nostro punto di ritrovo, dato che alcuni componenti della band abitano molto lontano. Alla fine è la città nella quale il progetto ha preso forma e ovviamente ne siamo legati.
Davide
Etimologicamente il termine musica deriva dall’aggettivo greco μουσικός/mousikos, relativo alle Muse In origine il termine non indicava una particolare arte, bensì tutte le arti delle Muse, e si riferiva a qualcosa di “perfetto”. L’importanza delle muse nella religione greca era elevata: esse infatti rappresentavano l’ideale supremo dell’Arte, intesa come verità del “Tutto” ovvero l’«eterna magnificenza del divino». Cos’è per voi la musica, quale il vostro ideale “supremo” dell’Arte?
Inside Mankind
L’arte deve essere verità più che bellezza. Arte come compiuta presenza di un’esattezza morale. Noi abbiamo scritto brani complessi in cui emerge l’ammissione stessa dell’inconsapevolezza.
Davide
Cosa seguirà?
Inside Mankind
In questi mesi abbiamo lavorato molto sulla promozione di “Oikoumene”, ma ciò non ha impedito la scrittura di pezzi nuovi. Siamo pronti a tornare in sala e a sistemare le nuove idee e i nuovi riff. Di nuovo abbiamo l’entrata di Giuseppe Lovascio alle tastiere .
Il resto… lo scoprirete presto.
Davide
Grazie e à suivre…