Paolo Jlaceli dice di sé: “Sono un musicante, un cantautore. Nato a Torino 41 anni fa e ancora ci vivo. Scrivo e canto le cose che più attirano la mia attenzione tra quelle che osservo vivendo. Tento, con un po’ di orgoglio, di fare a meno di una casa discografica e produco da me le mie canzoni; chitarra, pianoforte e tanti amici musicisti.
Lo scorso 15 dicembre ho pubblicato i miei primi due brani sui vari digital store; in marzo ne pubblicherò altri 2 e proseguirò così, due alla volta, anche in seguito, un po’ come si faceva in passato coi 45 giri. L’unico, vero esperanto che io conosca è la musica: se una canzone di tre minuti riesce a toccare la parte più intima di una persona, non c’è altro da spiegare. Alla fine la musica si divide in bella o brutta per l’orecchio di chi la ascolta, tutto il resto sono balle, paranoie da addetti ai lavori. Tutto qui”.
Davide Fughiamo subito un dubbio: in arte Paolo Jlaceli o soltanto Jlaceli? E, soprattutto, rivelami il mistero di Filippo Miotto in arte Jlaceli, nato però a Biella e di anni 31 e che nella tracklist del suo album intitolato appunto “IN ARTE JLACELI” (Paca Entertainment s.r.l.), ha due brani che si intitolano appunto “Vorrei” e “Sul tuo seno”…
Paolo
In uno dei miei tanti tentativi di combinare qualcosa con la musica, tre anni fa mi sono messo a disposizione di un progetto discografico, quello che hai ricordato, unicamente come autore; i brani venivano interpretati da Filippo Miotto sul quale il progetto verteva; Filippo ha dieci anni meno di me e senza dubbio una bella vocalità; morale questi erano gli accordi che l’etichetta mi “chiedeva”; poi però, come sempre più spesso accade in questo settore, il progetto è naufragato, Paca Entertainment ha chiuso ed in definitiva mi sono potuto reimpossessare dei miei pezzi (18 canzoni) dei quali avevo ceduto le edizioni. Allora ho deciso, per dirla in latino, che mi ero definitivamente rotto i coglioni di certe logiche e quindi a dispetto dei miei 40 anni ho fatto una scelta: non voglio più avere tra i piedi né un discografico, né un agente, tantomeno radio o tv promoter o roba così! Sono un musicista? Allora mi occupo di musica, la mia musica. Se saprò farla apprezzare da chiunque riuscirò a raggiungere, potrò finalmente misurarne il gradimento più autentico e con esso il mio obiettivo. Forse perché non ho più tutti i capelli neri in testa, aspetto a quanto pare colpevole nello showbiz di oggi, non mi interessa perdere altro tempo appresso a un participio passato, il “successo” appunto, ma per come mi è possibile voglio dedicarmi a scrivere, suonare, produrre e cantare i miei brani.
Davide Raccontaci la tua storia musicale e le tue precedenti esperienze.
Paolo A 14 anni inizio a maneggiare la chitarra grazie alle dispense di Franco Cerri che compravo in edicola tutte le settimane; a 17 ho la possibilità di studiare pianoforte per circa 4 anni; questi sono i miei strumenti; poi c’è il canto, che non ho mai “studiato” se non ascoltando e poi ascoltando ancora tutti gli artisti che mi incuriosivano, davvero tantissimi. Mentre imparavo a conoscermi musicalmente, mi veniva naturale, non l’ho cercato, scrivere qualcosa di mio: mi veniva, l’ho fatto e lo faccio tuttora. Quindi inizio a suonare da solo in un paio di piano bar, qualche matrimonio, poi nel tempo due band con le quali, divertendomi un mondo, ci esibivamo ovunque ce ne venisse data la possibilità col carissimo amico Luca Baù, dalla sagra di paese a Coazze al Palasport di Torino per dei saggi scolastici, insomma un po’ tutto il “catalogo”, la trafila che tantissimi vivono. Dopodiché, per ragioni che non mi sono mai state chiare del tutto, scopro che attiro l’attenzione degli “addetti ai lavori” principalmente per quello che scrivo e quindi, reputandolo un modo come un altro per farmi notare, mi presto a comporre brani per altri, fino al progetto editoriale che abbiamo ricordato prima. Ma questo è il passato.
Davide Io sono un assoluto sostenitore del supporto fisico, quindi avverso a tutta la musica liquida. Ma è un fatto mio dal quale cerco di non farmi comunque condizionare. Perché hai scelto di pubblicare le tue canzoni poco a poco, cioè due alla volta e solo in formato digitale?
Paolo
Guarda Davide, a mia volta adoro il supporto fisico, particolarmente il vinile, ma forse è solo un tratto, come dire, generazionale; per il resto, potendomi finalmente muovere in autonomia, ho deciso di fare un po’ come si faceva in passato coi 45 giri che tra lato A e B, offrivano due brani per volta. È una scelta: credo che quella dell’album sia una abitudine sopravvissuta a se stessa. Il LP nasceva, dal vinile al CD passando per le MC, per la necessità di raccogliere un certo numero di brani all’interno di un supporto fisico, prassi rimasta anche nell’attuale era digitale quando, come ben sai, volendo si potrebbero pubblicare decine o centinaia di brani alla volta, senza più il limite del supporto “finito”; credo cioè che il “veicolo album” sia perlopiù anacronistico, se consideri che oggi anche se pubblichi un LP la gente può ascoltare o acquistarne singole tracce. Inoltre lavorare in questo modo permette di veder passare pochissimo tempo tra il momento in cui scrivi una canzone e quello in cui la pubblichi, anche poche settimane quando in passato potevano trascorrere anni. È questa quindi la ragione che per ora mi tiene lontano dalla pubblicazione in fisico, più avanti …
Davide
Raccontaci meglio il tuo progetto musicale. “Vorrei” e “Sul tuo seno” sono l’inizio di una serie di proposte. Come si svilupperà e fino a quando o cosa? E qual è il tuo progetto artistico più in generale?
Paolo
“Vorrei” e “Sul tuo seno” sono appunto le prime due, pubblicate lo scorso 15 dicembre sui vari store digitali dopo circa due mesi di preview su youtube; entro aprile ne pubblicherò altre due e poi via così, due alla volta, ogni 3 o 4 mesi. Vedi bene che equivale a pubblicare 14 o 16 brani in due anni, vale a dire l’equivalente delle tracce di un LP; inoltre, attraverso i social, mi sto accorgendo ogni giorno che la scelta che ho fatto almeno apparentemente permette una attenzione molto più alta verso questi due soli brani rispetto a quella che probabilmente avrei avuto se fossi uscito con i consueti 12 pezzi di un album; magari mi sbaglio, ma dai messaggi che ricevo, questa è la mia impressione e mi gratifica moltissimo: in fondo per un cantautore ma credo un po’ per tutti, sapere realmente ascoltato il proprio lavoro e non solo sentito, fa una bella differenza; tieni conto del resto che senza avere un ufficio stampa o comunque supporti promozionali al di fuori dei social o di amici come te che prestano attenzione a quello che faccio, dal 24 ottobre scorso (quando ho postato Vorrei su youtube) ad oggi ci sono oltre 5000 view in circa tre mesi: a me sembrano tantissime !
Davide Quali altri musicisti ti affiancano in questo tuo progetto solista?
Paolo Le costanti sono Alex kid Gariazzo e Davide Diomede, entrambi cari amici; dopo di che fin qui ho suonato con tanti altri amici musicisti da Elio Rivagli a Carmelo Isgrò, da Marco Benz Gentile Federico Puppi, sino al master con Simone Lampedone, altro vero amico.
Davide Una ricerca canadese ha studiato cosa accade nel cervello quando si ascolta musica e dalle immagini ottenute tramite risonanza magnetica è risultato che la musica ha avuto un vero e proprio effetto piacevole e stimolante sulla mente. In particolare, la parte del cervello responsabile della sensazione di piacere causata dall’ascolto di canzoni si chiama “nucleo accumbens”. Perché sono importanti la musica e le canzoni secondo Jlaceli?
Paolo
Non conosco questo studio canadese, ma per la mia biologia direi che c’hanno preso in pieno; pensa del resto che insopportabile inferno potrebbe mai essere un mondo senza musica …
Davide
Tu dici che la musica è l’unico vero esperanto. Ma è l’esperanto ciò di cui abbiamo veramente bisogno? Le lingue nazionali sono importanti, perfino i dialetti (che finiscono ormai patrimonio dell’UNESCO), così come sono importanti le diverse culture musicali locali che rischiano di impoverirsi (e secondo me sono già in fase di impoverimento) a causa del crescente sincretismo globalizzante di oggi. Ci sono poi musiche che ascolto, ma le riconosco come completamente estranee ai miei gusti, alle mie emozioni, alla mia mentalità ecc. Insomma, non mi parlano e magari anzi mi fastidiano. Cosa intendevi?
Paolo
Quello che intendi tu, la stessa cosa. Dici infatti tu stesso che “… ci sono musiche che ascolti e riconosci come completamente estranee … e ti fastidiano”; il punto quindi è che le riconosci, fino a respingere ciò che non ti piace, proprio perché l’universalità del linguaggio: la musica, te lo permette. Dire che il vero esperanto è la musica, non significa naturalmente apprezzarla indistintamente, al contrario; se avessi voglia di tirarti addosso un po’ di querele, prima di dirti la mia su musiche di latitudini lontanissime che non mi piacciono affatto (ho sempre pensato che i Beatles per sopportare la musica indiana dovessero essere impistonati dal mattino alla sera), potrei sparare a zero su alcuni artisti occidentali che per i miei gusti e la mia sensibilità trovo terribili; ma questo avviene dopo aver ascoltato e appunto decifrato il loro lavoro; in altri termini non potrei farmi una opinione di ciò che mi dicesse, che so, un tedesco visto che non parlo la sua lingua: prima devo capire e questo mi succede con la musica.
Davide Quali altri due brani stanno per essere pubblicati? Puoi anticiparne qualcosa?
Paolo Il prossimo brano si intitola “Gli anni che non ho” e parla di una relazione con una donna parecchio più grande che per questo stesso motivo si complica fino all’estremo; come mi accade quasi sempre, è una storia vissuta in prima persona un bel po’ di anni fa. Sul quarto pezzo invece sto ancora scegliendo (che figata!) se “Benvenuto”, un brano che racconta di un migrante che arriva in Europa sui famigerati barconi oppure “Contromano” dove canto della difficoltà ma della bellezza di fare di testa propria, per me oggi cifra precisa di quel che desidero. Proprio per questo farò del mio meglio per smentire queste anticipazioni, scegliendo un altro brano ancora. Scherzi a parte, prima o poi verranno pubblicati tutti, desiderando comunque lasciare il proscenio tutto e solo alla musica come ho fatto sin qui al punto da non pubblicare sul web nessuna mia fotografia. Tranquillizzando quanti mi hanno chiesto se ho fattezze orribili o improbabili acconciature o non so cos’altro, posso giurare di essere mediamente bello o brutto secondo il gusto comune, ma non è un vezzo, è una scelta precisa: visto che al fondo si tratta di musica, voglio – almeno per ora – che Paolo Jlaceli sia musica e musica soltanto cui venga riservata, apprezzata o detestata che sia, tutta l’attenzione possibile.
Davide Riccio, di Torino, educatore, musicista polistrumentista, compositore, scrittore e giornalista. Svolge l’attività di educatore. Ha pubblicato poesie e racconti su svariate antologie e riviste dal 1985 ad oggi.
Suoi libri: Povertissement (Genesi editrice, 2006), Sversi (Libellula Edizioni, 2008), Neumi – Cantus Volat Signa Manent (libro illustrato con cd musicale, Genesi editrice, 2011), Bowie.It – Italian Bowie (e-book Kult Underground, 2019), Solo a Torino (Albatros, 2019), Raccolti (Oedipus, 2019), “Poesie fuoriporta” (Campanotto Editore, 2019), La banca dei reincarnati (romanzo, Genesi editrice, 2021), Poi Sia (Genesi editrice, 2021), “Il Musico – Una storia ritrovata”, biografia di David Rizzio, prefazione di Sergio Soave (Genesi, 2022), “A qualsiasi titolo” (Genesi, 2022), “Italian Bowie – Tutto di David Bowie visto in Italia e dall’Italia” (Arcana, 2023).
Dal 1999 ha collaborato con quotidiani e periodici (Torino Sera, La Val Susa, Oblò). Dal 2004 scrive di musica e cura interviste con gruppi musicali e musicisti italiani e internazionali per la e-zine Kult Underground.
Dal 2013 ad oggi ha realizzato programmi radiofonici tematici come autore e speaker per la webradio torinese Radio Banda Larga, RadioArte e Webradio Network.
Dal 2010 ha curato o preso parte ad alcuni cortometraggi e lungometraggi di fiction e documentari come regista, autore o co-autore, attore o voce narrante. Suona e compone musica, ha pubblicato lavori come ospite, a nome proprio o con l’aka DeaR o in diversi gruppi e progetti. Suoi ultimi lavori sono il doppio cd “New Roaring Twenties/Human Decision Required” (New Model Label, 2021) e “Out of Africa” (Music Force, 2021), “Mon Turin” (Music Force, 2022), “DeaR me!” (2023).
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