KULT Underground

una della più "antiche" e-zine italiane – attiva dal 1994

Intervista con Blooming Iris

9 min read
 
Il nome “Amondawa” deriva da un piccolissimo gruppo etnico del Brasile. Gli si deve il titolo dell’album perché questa popolazione non conosce il concetto di tempo e gli individui che ne fanno parte cambiano nome a seconda della fase della vita che stanno attraversando. L’intento dell’album è quello di catapultare l’ascoltatore in una dimensione che, per l’appunto, non conosce il tempo, libera da ogni sorta di fardello che la vita di tutti i giorni comporta. “Amondawa” raccoglie brani che fanno parte di un rock senza tempo che si sposa con sintetizzatori e campionamenti propri della musica elettronica. Le atmosfere intime, talvolta surreali e le ritmiche trascinanti si mischiano con una voce calda che si muove velocemente tra registri vocali differenti.
 
 
I Blooming Iris sono Nicolò Capozza (voce), Daniele Razzicchia (chitarra, synth), Guglielmo Sacco (basso), Andrea Orsini (chitarra) e nascono nell’autunno del 2010. Dopo due anni di lavoro pubblicano il loro primo EP “Field”: 5 brani rock graffianti che collocano subito la band come nuova interessantissima realtà rock della capitale. Nel settembre del 2012 esce il videoclip ufficiale del primo singolo estratto “Li(f)e”. Durante la promozione di “Field” la band arriva a suonare sopra numerosi ed importanti palchi romani (Circolo degli Artisti, Traffic Live Club, Init) dividendo il palco con artisti come M+A, Sadside Project, About Wayne e gli inglesi Amusement Parks On Fire. Nel giugno del 2013 esce il videoclip del secondo singolo “Hello Wonderland!” che porta la prestigiosa firma de IL POLIMORFO e che si colloca al terzo posto tra i miglior video del 2013 nella classifica Cheap Sound (cheap-sound.com). Dal 24 giugno 2014 è in rotazione radiofonica il singolo “Woodlack” che preannuncia una crescita dal punto di vista musicale che la band vive e concretizza col secondo disco “Amondawa”, la cui uscita è prevista per ottobre 2014. L’anima prettamente rock è fiancheggiata ora dall’utilizzo dell’elettronica e da alcuni slanci folk in un disco che trova la sua forza nella sezione ritmica e nelle aperture sognanti e disincantate.
 
Nicolò Capozza (voce) – Fondatore dei Blooming Iris. Ha iniziato a studiare canto non appena fondata la band. Autore di tutti i testi del gruppo.
Daniele Razzicchia (chitarra e synth) – Producer e DJ per i Blooming e per se stesso. Prima di questo progetto ha avuto esperienze in studio e live anche con altre formazioni, insieme a Guglielmo.
Guglielmo Sacco (basso e campionatore) – Ha da sempre suonato insieme a Daniele nei gruppi che hanno preceduto il progetto Blooming Iris, anche lui DJ.
Andrea Orsini (chitarra e seconde voci) – Ha avuto numerose esperienze chitarristiche e collaborato con artisti quali Frank Gambale, Andrea Braido e Alessandro Benvenuti. Insegna chitarra in una scuola di musica ed ha alle spalle alcuni progetti che l’hanno portato anche fuori dall’Italia. 

Tracks: Spleen, Same old blood, Raw, Woodlack, Be spring, NIM; The mirror stage, Solipsist, NIM II, Amondawa. 

Siti Di Riferimento:
Instagram: blooming_iris  
 
Intervista
 
 
Davide
Ciao Blooming Iris. Per il momento voglio dirvi che ho apprezzato molto il vostro lavoro, sia per la qualità delle canzoni e della loro originalità, sia per il particolare lavoro di arrangiamento e registrazione, un interessante cesello di sottrazioni, un procedere cioè per sottrazione o giustapposizioni degli strumenti ancor prima che per accumulazione. O così per lo meno mi è parso. Come avete composto e quindi arrangiato questo materiale, con quali idee e quali riferimenti?
 
Blooming Iris
Ciao Davide! Innanzitutto grazie per le belle parole. Passiamo a noi: la composizione di quasi tutto “Amondawa” è andata di pari passo con l’arrangiamento. Abbiamo sempre cercato di portare idee abbastanza definite in studio, perché avevamo un’idea molto chiara in mente, e questo vuol dire che le canzoni erano fin da subito “vestite” in un certo modo. Noi ci sentiamo dentro una grande onestà, perché non ci siamo mai voluti nascondere, e questo vuol dire anche che non abbiamo avuto influenze determinanti, quanto piuttosto ascolti che ci hanno fatto crescere (vedi James Blake, Alt-J, St.Vincent, etc.).
Abbiamo giocato molto su una delle caratteristiche che riconosciamo di più in ciò che componiamo, ovvero il rapporto tra pieno e vuoto, cambi di mood compresi.
 
Davide
Leggevo in un saggio di Paolo Manzelli che il suono è inscindibile dalla nostra sensazione del fluire del tempo. Come le onde del mare si smorzano con il tempo fino a quietarsi, così qualsiasi onda acustica, ha un tempo di inizio ed uno di fine proprio perché l’onda si smorza nella sua evoluzione temporale. Il titolo “Amondawa” mi ha ricordato anche un’altra tribù amazzonica, quella dei Paraha o Paraja, che parla esclusivamente con verbi al presente, non essendo contemplati nel proprio vocabolario né il passato né il futuro. Cioè futuro e passato esistono, ma sono come un eterno presente: ciò che è stato è ancora, ciò che sarà è già imminente, un’azione o un qualcosa che già si sta per compiere. Similmente gli Amondawa possono percepire loro stessi muoversi attraverso il tempo e la sistemazione spaziale degli eventi nel tempo, e quindi hanno in realtà una concezione del tempo, lo conoscono solo che il linguaggio può non necessariamente riflettere questa conoscenza nel modo in cui lo intendiamo noi occidentali. Secondo il fisico Julian Barbour, mentre viviamo ci muoviamo in una successione di Adesso e quindi, il tempo non esiste se   applicato alla fisica e alla cosmologia. Insomma, in che modo “Amondawa” vuole riferirsi a un tempo/non-tempo?
 
Blooming Iris
Grazie a questa tua osservazione e a questa tua domanda abbiamo finalmente modo di spiegare cosa è il nostro non-tempo e come “Amondawa” ne è diventato portavoce. Abbiamo sempre avuto la sensazione di essere in ritardo, di avere poco tempo per dedicarci a ciò che più amiamo su questa terra: la musica.
Ci siamo pian piano iniziati a costruire un nostro mondo fatto di suoni, di ritmiche, di tematiche a noi care. Questo mondo, questa dimensione, spesso serale, la troviamo ancora oggi dentro di noi, ed è sempre al suo posto, immobile, mentre tutto si muove velocemente come i tempi moderni ci richiedono. La scrittura stessa di “Amondawa” è stata fin da subito la nostra realtà terapeutica, creata di una successione di Adesso.
In poco tempo abbiamo capito che “Amondawa” viveva dentro di noi, figlio bastardo del suo tempo, poiché distante (in senso positivo) da tutto quello che ci circonda; proprio questa sua lontananza dalla realtà, questa sua identità a-temporale, ed a-spaziale, sembra poi aver avuto effetto anche sulle persone che hanno goduto assieme a noi della nostra musica, rendendole molto vicine a tutto quello che abbiamo costruito questi anni.
 
Davide
Perché “Blooming Iris” come nome del gruppo? Perché in particolare questo fiore, che per altro rimanda all’iride, all’arcobaleno?
 
Blooming Iris
Blooming Iris, oltre ad evocare il bellissimo fiore Iris, è anche una nebulosa che muta costantemente. Quando abbiamo visto la foto ci siamo subito identificati con il concetto di evoluzione e chiamarci in questo modo ci ricorda costantemente che il cambiamento è ossigeno per noi e la nostra musica.
 
Davide
Di cosa parlano i testi di “Amondawa”? C’è un filo rosso che li lega?
 
Blooming Iris
Il filo rosso è da ricercare nel modo in cui sono state affrontate le tematiche. I testi parlano di persone, raccontano storie o sono semplicemente delle riflessioni ad alta voce, talvolta molto semplici e senza molte pretese. Abbiamo scelto di non dare risposte ma di fornire tutti gli elementi agli ascoltatori così che ascoltino quelle che vorremmo fossero le LORO canzoni. Ovviamente c’è anche del nostro, tanto, ma non abbiamo mai voluto prevaricare nessun pensiero con le parole, anzi, cerchiamo di spingerlo oltre e farlo maturare nella libertà più totale.
Curiosamente abbiamo notato a posteriori come molto spesso i temi riguardino realtà che ci appartenevano e abbiamo perso, o che non sono mai state nostre.
 
Davide
Dalla costituzione dello Studio für elektronische Musik diretto da Eimert alla glitch music e al sampling della plunderphonic, l’elettronica ha percorso forse ogni strada possibile, anche estrema. Che tipo di approccio avete voi nella ricerca sulle oramai infinite possibilità offerte dall’elettronica nella creazione musicale? Qual è il vostro punto di vista sull’elettronica oggi?
 
Blooming Iris
Crediamo che la ricerca sia da fare all’interno di noi stessi.
Non c’è innovazione tecnologica che regga il confronto con l’innovazione interiore e personale. Noi ci rapportiamo all’elettronica in modo molto familiare e libero ormai, ovviamente cerchiamo sempre di capirne i pro e i contro, poiché si rischia sempre di diventare molto impersonali quando si cade in tecnicismi e ricerca formale. Oggi forse manca proprio questo, manca un messaggio, un’idea che venga portata avanti dalla ricerca.
Abbiamo tutto, e forse il problema è che proprio in questa infinità di plug-in, librerie audio, sintetizzatori e samplers, non c’è più uno stimolo, un’individualità vincente che abbia voglia di far girare la testa con curiosità.
Intendiamoci, si può essere impersonali anche chitarra e voce, ma la computer music deve fare molto i conti col rischio di cadere nel pericolosissimo baratro dell’introversione e dell’autocompiacimento.
 
Davide
È un piranha quello in copertina? Non so perché, ma mi ha fatto subito pensare alla storia del “Bue da Piranha” dalle zone rurali dell’interno del Brasile, dove, al momento di far guadare un fiume a una mandria, i vaccari pião abbattono uno dei buoi vecchi o malati, e gettano il suo corpo sanguinante nel fiume per attirare i piranha. Così la mandria e i vaccari attraversano indisturbati il fiume. Un’espressione che ha assunto nel tempo, per traslato, il significato di una persona debole che nella moderna cultura materialista brasiliana, è sacrificabile all’interno di un gruppo per salvare la maggioranza forte. Cosa rappresenta il piranha della vostra copertina?
 
Blooming Iris
Ci hai raccontato una storia che non conoscevamo ed ha un significato molto profondo. Forse quello che tu identifichi come un Piranha, noi lo identifichiamo semplicemente come un bisogno domestico e familiare e, come nella storia che ci hai raccontato, questo può risultare sacrificabile in una cultura materialista. Non per noi.
Quello nella copertina è un giocattolo/ninna-nanna con la cordicella.
Pensiamo che richiami fortemente sia il concetto di tempo che, con i suoi colori, la musica che adesso contiene.
 
Davide
Quali obiettivi avete come Blooming Iris all’interno di una situazione così difficile, specialmente nel nostro paese, come quella dell’emergere e “campare” oggi con la musica?
 
Blooming Iris
I nostri obiettivi sono quelli di risollevare una scena che ci sembra morire giorno dopo giorno. Speriamo di farlo assieme ad altri artisti che stimiamo molto e che secondo noi possono dare un grandissimo contributo alla musica emergente.
Le rivoluzioni, così come le innovazioni, nascono quando le teste si uniscono per creare.
Oltre a ciò, vogliamo poter uscire dallo Stivale, girare il mondo e scrivere bellissima musica con la quale pagarci la benzina da soli.
 
Davide
Soltanto la musica è all’altezza del mare, scrisse Camus. Cos’è per voi?
 
Blooming Iris
È l’unica via che abbiamo per poter esistere. (Alcuni di noi preferiscono la montagna).
 
Davide
Ci saranno o ci sono già dei videoclip di questo vostro nuovo lavoro?
 
Blooming Iris
Si! Abbiamo girato da poco il videoclip del nuovo singolo, Raw, che è stato anticipato in estate da Woodlack, che si può trovare tranquillamente su Youtube.
 
Davide
Cosa seguirà?
 
Blooming Iris
Siamo in tour promozionale con tanti tantissimi live. Vogliamo suonare fino alla morte. Quando poi sentiremo che è arrivato il momento, ci richiuderemo in studio a scrivere il nuovo disco.
 
Davide
Grazie e ù suivre…
 
Blooming Iris
Grazie a te!!!!

Commenta

Nel caso ti siano sfuggiti