Marcos y Marcos (Milano, 2014)
pag. 219, euro 15.00
Portavo a spasso ‘sto libro da ‘na libreria all’altra, trasportavo l’ultimo splendidamente delirante romanzo di Nori, “Siamo buoni se siamo buoni”, per traghettarlo dalla lettura alla recensione prima d’ogni e in ogni modo mentale; quando accesa radio-capital trovo la voce d’una coppia diciamo inedita: “Paolo Nori & Luca Bottura”; che per l’ennesiva volta risvegliava il già morto Eramanno Baistrocci, protagonistaa dell’ultimo romanzo del Nori. In un ospedale. Accanto a sua moglie Emma e a divincolarsi dalla cure del genero. E con la figliola Daguntaj – dalla formula ‘dacci un taglio’ – che legge il romanzo dello scrittore Baistrocchi e dello scrittore Nori “La banda del formaggio”… E Bottura parlava del loro amico Volo, quando appunto m’è venuta in mente qualche puntata della trasmissione ultima di Fabio Volo dove per fortuna qualche volta arrivavano i servizi dell’inviato allo stadio Paolo Nori. Comunque Siamo buoni se siamo buoni va direttamente nella Banda del Formaggio, che l’editore di Baistrocchi, ovvero colui che aveva rilevato proprio dallo scrittore la casa editrice, avrebbe pubblicato soltanto dopo che lo stesso autore Baistrocchi fosse morto. Ma che manda in stampa prima per ragioni di marketing. Senza considerare come alla fine lo scrittore Ermanno Baistrocchi proprio non muore. Ma è tutta una scusa. L’escamotage dove Nori dice che La Banda è scritto in buona sostanza al fine d’omaggiare un amico scomparso: Paride. Paolo Nori insomma è nuovamente formidabile. La trama e il suo stile di nuovo riescono a stupirci. Nonostante si veda chiaramente quanto si tratti d’un congegno artigianale invece del flusso narrativo apparente. Il ritorno d’Ermanno Baistrocchi, ‘eponimo di Nori’, direttamente dal precedente La Banda, ripropone una figura di simpatia impetuosa e d’impetuoso cinismo. Elementi da condividere con un altro personaggio incredibile: Cianuro. Con le impareggiabili incursioni nella memoria dell’Urss. Il mondo narrato da un letto.