Per la maggior parte delle persone Shakira è soltanto una cantante, un bel viso e una bella voce, pochi, però, si soffermano a riflettere su chi sia, in realtà, Shakira. Un nome, due figure, entrambe vere ma ugualmente diverse. Shakira è diventata, negli ultimi anni, un’etichetta di garanzia, un marchio dietro cui, protetta dalle illusioni e dalla facciata dello showbitz che mostra solo il lato commerciale della trentasettenne interprete colombiana, si nasconde una ragazza determinata che credeva e crede tutt’ora nei sogni. Una bambina, all’anagrafe Shakira Isabel Mebarak Repoll, che ha avuto il coraggio di voler trovare e scegliere la sua strada per raggiungere un obiettivo, un sogno. Una ragazza che, nonostante le difficoltà, ha sollevato il capo dalle caotiche vie di Barranquilla per prendere in mano il suo destino e immergersi nel mondo; una donna, un’artista che è riuscita a conquistare addirittura il cuore del premio Nobel Gabriel García Márquez. Shakira uno sguardo dal cuore (Kymaera Edizioni, pp.52, € 3,99) di Bonifacio Vincenzi, autore calabrese fondatore de l Musagete, Istituto culturale della Calabria, del Premio Letterario Nazionale di Calabria e Basilicata, del Premio Donna dell’anno e del Premio di lettura Hansel e Gretel, custodisce, seppur in poche pagine che si possono leggere come un lungo racconto, il viaggio che ha condotto Shakira da bambina ad artista, da ragazzina incuriosita dai gafas oscuras del padre a donna in grado superare i propri limiti e ad affrontare quella strada che il destino le ha messo davanti fin dalla nascita. Con uno stile semplice e lineare e un impianto narrativo solido ma particolare, che si pone a metà strada fra un breve saggio, una biografia e una favola circondata dalla magica aura delle coincidenze, Bonifacio non si limita a riportare meccanicamente le tappe che hanno segnato la carriera di quest’artista, ma ne analizza, in via ipotetica, i sentimenti, i desideri e le aspettative; paragona con similitudini non scontate le caratteristiche e il modo di essere insito di questa cantante sudamericana con i miti greci e i versi scritti dal poeta messicano Octavio Paz. Intercala, in modo sapiente e istintivo, la filosofia dell’artista libanese Khalil Gibran e le inestimabili pagine di Cent’anni di solitudine scaturite dall’abile pennadell’indimenticabile Gabo. E’ un testo che invita alla riflessione, a credere che ognuno di noi, in fondo, ha un destino a cui assolvere e anche se non tutti sono fatti per vivere e risplendere sotto le luci della ribalta, non significa che siano meno importanti o che non valga la pena mettersi in gioco per realizzarli.
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