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Fungi

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gioco per due persone
Autore: Brent Povis
Editore: Pegasus Spiele (www.pegasus.de)
 
È vero che esistono giochi dalle ambientazioni più disparate, per cui più che meravigliarmi di quella utilizzata per questo gioco, mi sono stupito del fatto che non fosse già stata utilizzata, e che non l’avesse fatto un autore italiano. Perché italiano? Perché raccogliere funghi è una tradizione molto radicata nel nostro paese, e anche se capisco che per un cittadino sia un po’ difficile praticarla, nella nostra cucina i funghi sono comunque molto ben considerati. Ma come ho accennato, ci ha pensato per primo Brent Povis, il quale, come posso leggere nel suo sito, è un appassionato raccoglitore, e ha cercato di trasporre in un gioco da tavolo (per due persone) le sensazioni che danno le passeggiate nei boschi, la scoperta dell’oggetto della ricerca, e la sua relativa consumazione (sembra direttamente sul luogo, a giudicare dalle meccaniche utilizzate).
La prima edizione di questo gioco aveva il nome di “Morels”, ovvero morchelle o spugnole (è necessario puntualizzare che si tratta di un fungo?), che l’autore ha pubblicato creando appositamente una casa editrice: la “Two Lantern Games”, data la sua provenienza (Pittsburg) posso immaginare che abbia a che fare con il codice che doveva indicare la provenienza dei soldati inglesi durante la cavalcata di Paul Revere, nei primi giorni della guerra di indipendenza americana (“One, if by land, and two, if by sea“).
Ma sto divagando: dato che la prima edizione aveva avuto una piccola tiratura, ci ha pensato la tedesca Pegasus Spiele a rieditarlo in una tiratura maggiore, ridisegnandone la grafica ma mantenendo inalterate le meccaniche (purtroppo per limitare i costi le due padelle e i bastoncini di plastica presenti nella prima edizione sono spariti, e trasformati in carte). Vediamo quindi quali sono i contenuti e le meccaniche di questo gioco.
La scatola è abbastanza piccola e contiene solo le carte e due regolamenti (uno in inglese e uno in tedesco). Le carte sono di buona qualità, ma dato che verranno continuamente prese, posate e spostate sul tavolo conviene sicuramente imbustarle; sulle carte non ci sono scritte in lingua, ma solo simboli, per cui è sufficiente trovare una traduzione del regolamento per giocare. In realtà una scritta sulle carte c’è, ed è il nome scientifico del fungo: non è un problema per il gioco, ma questo toglie un po’ all’ambientazione, dato che sarebbe stato meglio sapere di aver trovato un gallinaccio piuttosto che un “cantharellus cibarius”, ma forse è meglio così, dato che in tedesco o in inglese avrebbero avuto un nome ancora più strano. L’unica nota negativa sui materiali è il tipo di inchiostro che è stato usato, dall’odore veramente insopportabile (vi consiglio di “arieggiare” un po’ le carte e il regolamento).
Per la preparazione, si mischiano le carte (separando le carte “notte” e le carte “bastoni”) e se ne piazzano otto in un “sentiero”, con all’estremità la carta “piedi”, che serve per indicare i due funghi più vicini ai giocatori. Ognuno riceve una carta padella (che va piazzata davanti a sé) e ne pesca tre dal mazzo per formare la propria mano di partenza.
A turno ogni giocatore deve eseguire una tra cinque azioni possibili (se non può farlo, l’avversario potrà giocare un altro turno, a ripetizione), tra queste:
– prendere una carta dal sentiero, gratuitamente se si trova all’estremità, o spendendo tante carte bastoni quant’è la distanza a cui si trova (quindi da uno a sei bastoni) e metterla nella propria mano (rispettando però il limite, che è otto carte),
– prendere in mano tutte le carte che si trovano a lato del sentiero (da una a quattro), che si accumulano lì quando vengono tolte da questo (sempre rispettando il limite di mano),
– giocare una padella dalla propria mano (la potrà utilizzare in seguito per cuocere i funghi),
– vendere due o più funghi uguali, che andranno scartati e il giocatore riceverà il numero di bastoni indicati sulle carte fungo vendute (i bastoni vanno piazzati davanti a sé, ovvero non finiscono mai nella mano del giocatore),
– cuocere tre o più funghi uguali, se si ha a disposizione una padella, queste carte andranno piazzate in un mazzo davanti a sé, e saranno conteggiati come punteggio a fine partita (i punti sono indicati sulle carte fungo). Oltre ai funghi si potrà giocare una carta “burro” (se si sono giocati quattro funghi uguali) o “sidro” (per cinque funghi uguali) che daranno un bonus in punti; si può giocare più carte extra, se si riescono ad accumulare un numero sufficiente di carte fungo (notare che un italiano avrebbe messo ingredienti un po’ differenti in padella, ma immagino che sia una ricetta della Pennsylvania).
Normalmente le carte pescate dal sentiero vanno a finire nella mano del giocatore, con tre eccezioni:
– il cestino, che viene piazzato davanti a sé e aumenta la capacità della mano di due carte (si possono avere più cestini),
– la luna, che va scartata e al suo posto si può prendere una carta notturna, che vale come una carta fungo (e infatti ci sono quasi tutti i tipi) ma conta doppio per la vendita e la cottura (quindi si può effettuare queste azioni con una carta in meno se si ha la versione “notturna” del fungo),
– il fungo “fly agaric” (curiosamente questa volta il nome non è quello scientifico, ovvero “amanita muscaria”), che va scartato e non avvelena il giocatore, ma gli limita la mano a quattro carte fino alla fine del suo prossimo turno.
Alla fine del turno bisogna prendere la carta all’estremità del sentiero e scartarla a lato (se ci sono già quattro carte vanno tutte scartate e si crea un nuovo gruppo), poi si spostano tutte le carte e se ne pescano una o due per riportare il sentiero a otto carte. Quindi il turno passa all’altro giocatore; si procede in questo modo fino a che non viene pescata l’ultima carta dal mazzo, cosa che fa terminare immediatamente la partita. Quindi si conteggiano i punti e chi ha il totale più alto vince la partita (in caso di parità si controlla chi ha il maggior numero di carte fungo).
Come vedete le regole sono molto semplici, e si spiegano in pochi minuti, una partita è rapida e non vi occuperà più di una mezzora, e potrebbe essere ancora più rapida, se la fase di fine turno non fosse un po’ laboriosa (nel regolamento è indicata una variante per tenere le carte in cerchio, e quindi evitare di doverle spostare tutte per preparare il prossimo turno). La meccanica principale del gioco è la raccolta di gruppi di carte (“set-collection”), combinata con un “press-the-luck”, ovvero la scelta tra tentare la fortuna (e sperare che escano altre carte che si stanno cercando di raccogliere) e invece incassare subito i punti. È importante anche la gestione della mano, dato che non si possono fare azioni che fanno superare il numero di carte che si hanno, e non c’è un modo automatico di scartarle, si rischia di non poter prendere carte vantaggiose se si è arrivati al limite. E per questo c’è l’amanita, dato che prenderla serve proprio per ridurre le carte in mano e scartare quelle che si sono rivelate poco utili (o per cambiare in corso d’opera la propria strategia).
La sensazione principale che dà il gioco è quella del poco tempo a disposizione, più che altro per la velocità con cui le carte scorrono nel sentiero ed escono dal gioco che per la rapidità della partita; in effetti va valutata ogni scelta dato che è difficile poi recuperare una carta che si è deciso di non prendere (sia perché va scartata, sia perché può essere presa dall’avversario). In realtà c’è un discreto fattore fortuna, dato che il modo con cui escono le carte ha un notevole impatto sulla riuscita o sul fallimento di una strategia: per fare un esempio, le carte pescate per l’effetto della luna, per il fatto che valgono doppio, possono essere utilissime se aumentano un set già posseduto, o quasi inutili se non se ne hanno altre in mano (quasi, perché possono sempre essere convertite in bastoni).
In conclusione, abbiamo un gioco semplice, dal costo contenuto, rapido da giocare e simpatico per l’ambientazione (fra parentesi, siamo anche nella stagione giusta), consigliato se state cercando un titolo con queste caratteristiche (non mi sento di dire che sia anche rilassante, ma forse è una questione personale), che però può essere giocato solo in due (in più persone sarebbe diventato ancora più caotico, dato che la situazione sul tavolo sarebbe cambiata ancora più rapidamente); ma come spesso ho verificato, è meglio scegliere un gioco pensato appositamente per due, che un gioco per più persone, ma che ha bisogno di aggiustamenti o regole speciali per funzionare anche in due.

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