Il giovane giornalista debutta con una guida dedicata al fenomeno del rock progressivo, in particolare inglese e italiano: dai King Crimson alla PFM, con interviste ai protagonisti. E-book in vendita a 4.99 euro
Rock Progressivo. Una Guida: il nuovo libro di Stefano Orlando Puracchio
Stefano Orlando Puracchio
ROCK PROGRESSIVO.
UNA GUIDA
101 pagine
“Il mio nuovo libro potrebbe essere il testo perfetto per le fidanzate, mogli o amiche di un qualsiasi patito di progressive… Infatti non si rivolge principalmente agli appassionati prog, bensì a gente che è incuriosita da questo “genere” e che non ha mai osato approfondirlo, ritenendo che fosse “roba” troppo complicata. Con il mio testo provo a dare una possibile chiave di lettura a queste persone. Da qui il sottotitolo UNA guida invece che LA guida. Ovviamente, poi, il testo è anche rivolto alla “naturale” platea, quella degli esigenti appassionati”. Stefano Orlando Puracchio presenta con chiarezza e ironia il suo testo Rock Progressivo. Una guida: una sorta di introduzione al fenomeno che al tempo stesso propone un preciso punto di vista e anche un taglio aperto a nuove interpretazioni, fornite per l’occasione da alcuni protagonisti del genere, soprattutto italiani.
Nato a Roma nel 1980, laureato in Scienze della Comunicazione, giornalista professionista dal 2009, conduttore radiofonico e freelance, Stefano Orlando Puracchio arriva al suo libro d’esordio spinto da un’immensa passione: quella per il progressive-rock. Con la sua guida all’ascolto, l’autore ha voluto offrire al lettore odierno – in prima battuta il neofita, ma anche il cultore – uno sguardo su questo fenomeno musicale nato nella seconda metà degli anni ’60 e sopravvissuto a crisi d’ispirazione, decadenze, isolamenti e ritorni di fiamma. Puracchio si è concentrato sul panorama inglese e italiano, individuando i protagonisti del genere – dai King Crimson alla PFM, dai Genesis al Banco, passando anche per il “caso” Zappa – e i principali contributi discografici.
A questo si aggiungono le voci dei musicisti, intervistati da Puracchio: “Mi sono messo in testa un’idea temeraria. Riuscire a parlare con almeno uno dei componenti delle band citate nella guida d’ascolto. Ci sono – quasi – riuscito. Ricordo con piacere le conversazioni con Luciano Regoli – che tra l’altro ha curato anche l’introduzione – con Joe Vescovi, David Jackson, Lino Vairetti e tanti altri. La risposta c’è stata ed è stata ben oltre le mie aspettative. Vorrei anche ricordare le bellissime esperienze avute alle due edizioni del Prog Exhibition e al festival di Viterbo. In queste manifestazioni ho potuto percepire nettamente la gioia e la contentezza di tutti: appassionati e musicisti. Tutti uniti, come mai avevo avuto modo di vedere prima, nel nome della buona Musica”.Il libro è disponibile in italiano e in inglese sulle principale piattaforme di vendita online: e-book in vendita a 4.99 euro.
Info:
Rock Progressivo. Una Guida:
Synpress44 Ufficio stampa:
Stefano Orlando Puracchio. Biografia
Stefano Orlando Puracchio nasce a Roma il 2 luglio 1980. Ha vissuto la prima parte della vita tra Roma e l’Abruzzo mentre adesso vive tra l’Abruzzo e l’Ungheria. Si è laureato in scienze della comunicazione all’università di Teramo; dopo aver lavorato nel campo giornalistico, ha conseguito il master in Giornalismo all’università di Teramo e nel 2009 è diventato giornalista professionista. Ha diretto un giornale online, ha lavorato come autore radiofonico e conduttore per Radiofrequenza, la radio comunitaria dell’università di Teramo, producendo programmi di critica musicale, televisiva e di spettacolo in genere. Ha anche curato uno speciale radiofonico sul Rock Progressivo per Radio Rai3 chiamato: “L’ultimo guerriero”. Alcuni suoi scatti fotografici sono stati utilizzati per il booklet del cofanetto del “Prog Exhibition 2”. Attualmente è un freelance e si occupa esclusivamente di scrittura.
Intervista
Davide
Ciao Stefano. Perché hai scritto una guida all’ascolto ai primi rudimenti del Progressive Rock per eventuali neofiti? Perché è importante secondo te far conoscere la musica progressive, introdurre e magari educare all’ascolto di questo genere che, in fondo, non ha detto più nulla di nuovo sotto questa “etichetta” e in quanto “movimento” dagli anni 1976/1977 (a parte qualche eccezione isolata)?
Stefano
Ciao Davide! Credo che sia importante far conoscere la musica progressive ad un pubblico più vasto per una ragione semplice. La musica progressive è bella! Dietro questa risposta apparentemente superficiale ci sono, però, due intenti un po’ più profondi: uno serio e uno scherzoso. Quello serio è riassumibile con la metafora della caverna di Platone. Se sono abituato a vedere solo ombre, quando vedrò il vero oggetto (e non solo la sua proiezione) resterò così scioccato che vorrò tornare dalle ombre. La musica commerciale attuale è ombra allo stato puro. Il prog (come tanti altri generi musicali strutturati) è vero oggetto. Bisogna fare qualsiasi cosa per mostrare la verità. Il mio libro, in tal senso, è un piccolo contributo alla grande causa. Motivazione scherzosa: credo che questo testo possa essere la chiave di svolta (o di lettura) che può permettere a mogli, fidanzate, amiche di un qualsiasi appassionato di prog di capire qualcosa in più. Siamo franchi: il progger è come l’appassionato di Star Trek, Star Wars o del Signore degli anelli. Utilizza terminologie che, sentite dall’esterno, sembrano provenire da un altro mondo. Il mio testo può essere utile, in tal senso, per avere una giusta infarinatura di prog-rock.
Non voglio, però, eludere una parte importante della tua domanda, quella sulle date. Tu dici che il prog, sostanzialmente, non ha detto nulla di nuovo dal 1977 in poi (a parte eccezioni). Questo può essere vero. Tuttavia, ti ricordo, che ci sono tantissime altre situazioni o generi storicamente fissati nel tempo. Pensa soltanto alla musica di Edith Piaf o Maurice Chevalier… oppure (ancora più calzante) alle operette di Ferenc Lehàr. Tutte cose “vecchie” ma belle. Che hanno, a distanza di anni (o di tanti lustri) un seguito. A prescindere dall’evoluzione di un “genere”, esso va studiato, ri-studiato, amato, odiato, bistrattato, idolatrato, e dimenticato. Dimenticato, si, ma solo per essere riscoperto e fissato, appunto, nel tempo.
Davide
Veniamo al punto: il Neo-Progressive, dagli anni ’80 a oggi, è stato soprattutto un revival, un vero e proprio ritorno (anche nella strumentazione) ai modi e agli usi originari. Pochi hanno saputo riprendere il discorso allora interrotto dall’avvento di punk, new wave o discomusic ecc., di continuarne quindi la “progressione”. Insomma, oggi tutta l’estetica Progressive a me pare più “conservative” che “progressive”. Cosa ne pensi e quali eccezioni – e perché – indicheresti in quanto esperto di questo genere?
Stefano
Ehi, esperto è una parola grossa, “moderatamente erudito” suona meglio. Scherzi a parte, poni l’attenzione su uno dei problemi principali del prog. Ovvero, che non ha avuto evidenti seguiti. Non è infatti corretto, oggigiorno, parlare di scena prog ma nemmeno di scena neo prog. Ci sono musicisti che, più o meno marcatamente, strizzano l’occhio verso il progressivo. Un campionario di musiche e di esperienze variegate che vanno potenzialmente dai Riverside a parte della produzione del Devin Townsend project. Tanti artisti che hanno, in modi e tempi diversi, utilizzato parte di quelle soluzioni stilistiche o tecniche che hanno reso il prog speciale. Questa diaspora di generi, gruppi e contenuti rende l’analisi del contemporaneo difficile. Ma sono ottimista: difficile non vuol dire impossibile.
Davide
Perché hai trattato soprattutto band inglesi e italiane (ho apprezzato però molto l’appendice sul progressive ungherese e la scelta di un disco degli olandesi Focus), passando comunque dalla genesi del Prog attraverso anche due nomi statunitensi come Frank Zappa e Vanilla Fudge? Pensavo ai Magma, a esempio. Perché il progressive, secondo te, è stato soprattutto un movimento inglese e parimenti italiano?
Stefano
Non bisogna mai dimenticare che il mio testo è rivolto in prima istanza a persone che si stanno avvicinando per la prima volta ad un “genere” complesso e strutturato come il progressive. Parlare diffusamente di tutto il progressivo (compreso il prog tedesco, francese, la scena dell’est) avrebbe reso la guida, il manuale, poco maneggevole. E fatto scappare molti lettori. A parlare di tutto si correva il rischio effettivo di non avere più un ebook di un centinaio di pagine ma una enciclopedia universale da 23mila. Purtroppo, per sintetizzare, si deve tagliare. Ed io ho tagliato. Sarà poi il lettore, se interessato, ad approfondire l’argomento. Italia e Inghilterra sono imprescindibili se si parla di rock progressivo. Il resto è stato inserito per grande amore (Focus) o per mera questione di prossimità (vivendo in Ungheria, adesso, per me è stato normale poter intervistare gli Omega e i Solaris).
Davide
Siamo nell’epoca dell’mp3 e degli audio portatili con auricolari, alla musica indipendente da un qualsiasi supporto fonografico. Cosa c’è di più fatale al progressive di questo? Un disco progressive non può infatti prescindere, secondo me, dalla copertina, dia testi, dalla giusta sequenza dei brani che sviluppano il concept, dall’ascolto dedicato su un buon impianto Hi-Fi e via dicendo. Anche alcuni uffici stampa inviano solo cartelle con gli mp3 e sembra venir meno l’amore, la passione per l’oggetto che supporta l’opera, anche quando si tratti di musica progressive. Mi è piaciuta molto l’idea di un gruppo che ha realizzato il suo cd in due tracce uniche, come lato A e lato B, benché diverse fossero le composizioni (ExKGB, False Hope Corporation)… Proprio per indurre gli utenti interessati a scaricare quel lavoro nella sua giusta organicità e sequenza. Cosa ne pensi?
Stefano
Eh… sono perfettamente d’accordo con te. La musica in mp3 distrugge gran parte della magia della musica. Che, ricordiamo, non era fatta solo di musica ma anche di vinile, copertina, giradischi. Insomma, di tutta una ritualità che rendeva l’ascolto ancora più appagante. Personalmente continuo ancora a comprare i Cd. Che già perdono molto (non ci sono lati A e lati B) ma che, almeno, mantengono saldo il rapporto fisico con un oggetto. Ma i tempi cambiano e, giocoforza, bisogna adattarsi. Anche ascoltando musica progressiva.
Davide
Ci puoi menzionare gli artisti da te intervistati per la stesura di questo libro?
Stefano
Certo! Tra i tanti voglio ricordare Ian Anderson dei Jethro Tull, Carmine Appice dei Vanilla Fudge, Derek Shulman, Gary Green e Malcolm Mortimore dei Gentle Giant, Franz Di Cioccio della PFM, Richard Sinclair dei Caravan, Mel Collins per i King Crimson… insomma ci sono (quasi) tutti. In particolare, però, voglio ricordare Luciano Regoli (Raccomandata Ricevuta Ritorno), Enzo Vita (Rovescio della Medaglia) ed Enrico Olivieri (Metamorfosi) che sono stati molto gentili.
Davide
Con internet è oggi più facile trovare l’introvabile. Dal download all’overload tuttavia il passo è breve. Sembra essere venuto meno il tempo di ascoltare e riascoltare quel poco alla volta che ci si poteva permettere e quindi di assimilare, comprendere, affezionarsi a un disco in particolare. Specialmente nei riguardi di opere musicali più complesse, passate o recenti, questo in fondo è “fatale”. Cosa pensi di questa iperstimolazione mordi-e-fuggi? Non è anch’essa in qualche modo un ostacolo all’educazione a un ascolto di musica più complessa?
Stefano
Rimanendo nella legalità non c’è questo problema. Acquistando, anche online, posso permettermi un numero limitato di album (virtuali o meno) ogni mese. Ecco che gli album del mese si possono ascoltare e ri-ascoltare. Non c’è un rischio overload, in questo caso. I miei album preferiti sono quelli che ad un primo ascolto non mi sono piaciuti per niente. Solo dopo ripetuti ascolti è possibile apprezzare idee, guizzi e ostinazioni di un musicista. Ti faccio un esempio non legato al prog. Il mio album preferito è “Painted From Memory” di Elvis Costello e Burt Bacharach. La prima volta che ho ascoltato il disco sono rimasto sconvolto. Nonostante Costello e Bacharach fossero due dei miei musicisti preferiti, il disco non mi piaceva per niente. Solo dopo un ascolto continuativo di giorni sono riuscito a comprendere appieno il discorso dei due musicisti. Ed ecco che l’album si è mostrato in tutto il suo splendore. Bisognerebbe tornare a pensare secondo questi schemi: limitarsi all’ascolto di pochi album nuovi ogni mese. Anche perché, in caso contrario, album come “Painted From Memory” verrebbero giudicati ingiustamente.
Davide
Come si acquista il libro e perché la scelta di farlo uscire in forma di ebook?
Stefano
Il mio libro è disponibile sulle principali piattaforme di vendita online (inclusi Amazon e iTunes). La scelta di pubblicare in formato ebook nasce da quanto ti ho accennato prima: i tempi cambiano e, perciò, bisogna adattarsi.
Davide
Stai pensando a un nuovo libro? Di quali altri argomenti vorresti parlare in futuro?
Stefano
Non solo sto pensando ad un nuovo libro ma lo sto proprio preparando. Sarà una raccolta d’interviste legate da un filo logico. Sempre nel nome del progressivo, anche se, questa volta, con uno sguardo più contemporaneo e meno storico.
Davide
Grazie e à suivre…
Stefano
Prego, avec plaisir…