Da Napoli al Nord Europa, dall’hardcore all’indie-folk: il progetto di Stefano Pellone si muove al crocevia tra suoni acustici, post-rock e visioni elettroniche
Sunneva
è lieta di presentare
WE ARE TREES
Self Produced/Creative Commons/distr. Audioglobe
6 brani – 27 minuti
“Un uomo che vive nei boschi è come un albero raro, perchè i suoi giorni sono foglie al vento e la sua speranza un fiore che sboccia, il suo amore una radice selvaggia che lo nutre di nuova luce, le sue ferite sono frasi intagliate, le sue ferite sono cuori intagliati”. Non c’è modo migliore per presentare We Are Trees, il disco d’esordio di Sunneva: la giovane formazione napoletana lascia il sole e la visceralità partenopee per addentrarsi nel folklore nordeuropeo, vagando tra alberi, lunghe ombre, nuovi cicli vitali, musiche lente, dilatate, malinconiche e agrodolci.
Sunneva è il progetto ideato da Stefano Pellone, polistrumentista proveniente dall’hardcore e ora approdato a una musicalità più evanescente e impalpabile, tra post-rock e indie-folk, con una particolare attenzione all’abbraccio tra strumenti acustici ed elettronici: “Ci interessa sperimentare senza preconcetti, condurre una ricerca senza stabilire nulla a priori. Chitarre elettriche ed acustiche, ukulele e guitalele, basso elettrico e contrabbasso, batteria acustica e beat elettronici, archi e pianoforte, samples presi dai dischi e dal web, un uso spinto di virtual plugins insieme a stompboxes ed effetti analogici tra i più bizzarri… nel disco c’è tutto questo ed altro ancora”.
I sei brani di We Are Trees rivelano vari riferimenti, dai Motorpsycho a Bon Iver, dai Sigur Ros a Anthony And The Johnsons: un sorprendente mélange sonoro figlio delle influenze dei cinque membri del gruppo, una line-up affiatata ed evocativa. Partecipano insieme a loro musicisti molto attivi nel panorama partenopeo, provenienti dalla scena jazz (Jack D’Amico, Ron Grieco, Marco Castaldo), indie (Luca di Maio fondatore dei rimpianti Insula Dulcamara) ed elettronica (Fabrizio Somma, in arte K-Conjog). In nome delle collaborazioni che rendono Sunneva un progetto più che una semplice band, le illustrazioni sono realizzate da Rinedda, poliedrico visual artist che opera tra Napoli e Berlino.
We Are Trees è pubblicato con licenza Creative Commons, distribuito dal 9 maggio 2014 da Audioglobe.
1. Flames 2. Invincible 3. New Year’s Day 4. Empty 5. Embrace 6. We Are Trees
Intervista con Stefano Pellone
Davide Ciao Sunneva, ciao Stefamo. Partiamo dal vostro nome; perché avete adottato quello di un nome proprio femminile islandese, Sunneva appunto?
Sunneva C’è stato un periodo in cui mi sono dedicato alla lettura di autori scandinavi come Arto Paasilinna, Lars Gustafsson, Björn Larsson e Göran Tunström e proprio in un romanzo di quest’ultimo, che si intitola Chiarori, ho incontrato per la prima volta Sunneva. Era un personaggio secondario eppure molto affascinante e controverso. Il nome di origine islandese mi è rimasto incollato in testa e al momento opportuno è saltato fuori.
Davide Come e quando nasce “Sunneva”, con quali obiettivi artistici?
Sunneva Sunneva nasce senza obiettivi di sorta, un po’ per gioco un po’ per necessità. Una manciata di canzoni scritte dopo un silenzio di due anni. Suonate e registrate grazie al contributo di amici musicisti e fonici e alla collaborazione di tante persone. Da progetto corale diventa una band solo dopo la registrazione con la line-up che ha preso gradualmente la sua forma definitiva. Le sonorità e l’immaginario di Sunneva godono della stessa spontaneità, nulla è prestabilito ma piuttosto fluisce in maniera naturale. Oggi l’obiettivo principale è diffondere il più possibile la nostra musica ed entrare in contatto con la gente.
Davide Da Napoli non ci si aspetterebbe un disco così “nordico”. Chi e cosa ha maggiormente influenzato il vostro stile?
Sunneva Beh se in ogni luogo si producesse solo la musica che ci si aspetta la cosa risulterebbe piuttosto noiosa! I nostri ascolti si sono spinti sempre al di là dei confini nazionali già da prima di internet quando tenersi aggiornati era certamente più complicato. Da ragazzino compravo per corrispondenza i dischi di Deep Elm o di Sub Pop o di Dischord, oppure approfittavo dei miei viaggi all’estero per fare incetta di dischi in paesi dove era più semplice trovarli. A Napoli c’erano solo un paio di negozi che avevano musica interessante per me. Quello che mi ha spinto verso sonorità lontane è questa voglia di scoprirne sempre di nuove.
Davide C’è una preferenza per la strumentazione acustica, con la presenza anche di qualche strumento abbastanza insolito come il piano giocattolo, o il guitalele…
Sunneva
Avendo scritto queste canzoni per me stesso senza immaginare di portarle un giorno all’attenzione di altri, non mi sono posto alcun limite nella scelta degli strumenti e dei suoni, adottando un approccio essenzialmente democratico ed aperto. Tutti gli strumenti erano potenzialmente candidati a far parte dei brani ma solo quelli che si integravano adeguatamente con gli altri sono sopravvissuti. E non sono pochi considerato che nel disco trovi chitarre elettriche e acustiche, basso e contrabbasso, violino e violoncello, batteria acustica ed elettronica, guitalele ed ukulele, piano e piano elettrico, un bel po’ di suoni ed effetti virtuali oltre che pedali ed effetti veri e propri. A questo aggiungi le voci che spesso vengono trattate come tutti gli altri suoni e non per forza come lo strumento che canta.
Davide Notevole anche il lavoro grafico di Rino Sorrentino (Rinedda), raffinato pittore e visual designer. Perché avete scelto i suoi paesaggi di figure straniate e dolenti?
Sunneva Qualche anno fa mi imbattei per motivi di lavoro nell’opera di Rino e me ne innamorai all’istante. Gli chiesi di ‘illustrare’ Sunneva e lui lo fece con la sua consueta ed eccezionale sensibilità. Quelle figure sono così dolenti ed angoscianti perché così sono le canzoni, che per la maggior parte si riferiscono ad un periodo buio della mia vita. Rino ha sapientemente tradotto in forme e colori gli stati d’animo raccontati nei brani.
Davide Quali sono le tematiche affrontate nei testi di questo lavoro?
Sunneva
Quelle di ‘We are trees’ sono essenzialmente canzoni sulla separazione. Parlano di assenza e rifiuto. Delle spaccature più o meno profonde che succedono nelle nostre vite di esseri umani, per cause esterne o interne. Della voglia di lasciarsi andare alla deriva e della spinta opposta di rimettersi in piedi, di riabbracciare le figure care ed accettarne l’amore. Del perdono e della speranza, della fuga e del ritorno a casa.
Davide
Perché avete privilegiato un ascolto breve (circa 25 minuti)? Il buono, se è breve, è due volte più buono, come lasciò detto il filosofo Baltasar Gracián y Morales?
Sunneva
Non ho ascoltato il disco breve del buon Baltasar (scherzo!) ma sono d’accordo con lui… penso che nella sintesi si concentri l’essenza delle cose. In studio abbiamo registrato 9 pezzi per poi scegliere di pubblicarne solo 6 per una questione di coerenza stilistica. Quindi, ancora una volta, non si è trattato di una decisione a tavolino quanto più di una naturale evoluzione delle cose.
Davide
“We are trees”… L’albero, un simbolo universalmente presente fin dall’Albero della Vita e dall’albero della Conoscenza di biblica memoria, connesso alla terra come al cielo, congiungendo così il mondo luminoso della coscienza a quello oscuro e sotterraneo dell’inconscio. Perché siamo alberi dal punto di vista di questa vostra opera?
Sunneva
Siamo alberi perché come gli alberi poggiamo a terra le nostre radici e spingiamo i nostri rami verso il cielo. Perché dipendiamo dalla terra e grazie ad essa ci nutriamo. Siamo alberi perché come gli alberi nasciamo e finiamo senza decidere quando oppure come. Se ci considerassimo più simili agli alberi (lo stesso vale per gli animali) forse finalmente smetteremmo i panni degli invincibili e dei conquistatori e dimostreremmo un rispetto maggiore per la terra che temporaneamente ci ospita.
Davide Ci presenti i musicisti del gruppo e quelli che vi hanno partecipato?
Sunneva La line up attuale vede Massimo Manzo alla chitarra elettrica e al guitalele, Michele Bifari alla batteria, Claudio Manzo al basso e Francesco Bordo ai cori e alla chitarra acustica, poi ci sono io che canto e suono alcuni giocattoli come tastierine, campionatori ed effetti vari. Dal vivo a volte ci accompagna al piano Davide Mastropaolo (Orchestra Joubès). Al disco hanno collaborato molti altri musicisti tra i quali ricordo Luca Di Maio (già fondatore di Insula Dulcamara) e Fabrizio Somma in arte K-Conjog.
Davide *Dove il mondo fallisce, parla la musica” disse Hans Christian Andersen. Perchè è importante la musica?
Sunneva Perché è qualcosa che nessuno ti può togliere.
Davide Cosa seguirà?
Sunneva Stiamo promuovendo il disco che è distribuito da Audioglobe e intanto scriviamo nuove cose. Contiamo quanto prima di tornare in studio e dare alla luce un nuovo lavoro più completo e vario grazie al contributo di tutti i membri.
Davide Riccio, di Torino, educatore, musicista polistrumentista, compositore, scrittore e giornalista. Svolge l’attività di educatore. Ha pubblicato poesie e racconti su svariate antologie e riviste dal 1985 ad oggi.
Suoi libri: Povertissement (Genesi editrice, 2006), Sversi (Libellula Edizioni, 2008), Neumi – Cantus Volat Signa Manent (libro illustrato con cd musicale, Genesi editrice, 2011), Bowie.It – Italian Bowie (e-book Kult Underground, 2019), Solo a Torino (Albatros, 2019), Raccolti (Oedipus, 2019), “Poesie fuoriporta” (Campanotto Editore, 2019), La banca dei reincarnati (romanzo, Genesi editrice, 2021), Poi Sia (Genesi editrice, 2021), “Il Musico – Una storia ritrovata”, biografia di David Rizzio, prefazione di Sergio Soave (Genesi, 2022), “A qualsiasi titolo” (Genesi, 2022), “Italian Bowie – Tutto di David Bowie visto in Italia e dall’Italia” (Arcana, 2023).
Dal 1999 ha collaborato con quotidiani e periodici (Torino Sera, La Val Susa, Oblò). Dal 2004 scrive di musica e cura interviste con gruppi musicali e musicisti italiani e internazionali per la e-zine Kult Underground.
Dal 2013 ad oggi ha realizzato programmi radiofonici tematici come autore e speaker per la webradio torinese Radio Banda Larga, RadioArte e Webradio Network.
Dal 2010 ha curato o preso parte ad alcuni cortometraggi e lungometraggi di fiction e documentari come regista, autore o co-autore, attore o voce narrante. Suona e compone musica, ha pubblicato lavori come ospite, a nome proprio o con l’aka DeaR o in diversi gruppi e progetti. Suoi ultimi lavori sono il doppio cd “New Roaring Twenties/Human Decision Required” (New Model Label, 2021) e “Out of Africa” (Music Force, 2021), “Mon Turin” (Music Force, 2022), “DeaR me!” (2023).
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