Edigrafema (Policoro, 2013)
pag. 136, euro 13.00
Un piatto di soprese, un menu di stupori. Appassionata di cucina e maestra del cucinare, sia squisiti piatti da mangiare con dedizione che articoli da leggere con attenzione, l'ironica assai (a tratti perfino sarcastica) giornalista Antonella Ciervo, nata a Belluno, discesa nelle Puglie prima di tornare per la formazione nelle sue terre e prepararsi alla calata definitiva su Bari per lavorare al periodico Puglia, ma non definitivamente – perché adesso Ciervo lavora nella redazione matera del Quotidiano della Basilicata, dopo aver fondato insieme ad altri La Nuova Basilicata – arriva in libreria col suo primo romanzo, "La via del rosmarino. Una bella lettura, diciamo innanzitutto. Gobibile molto anche se s'è letto, come nel caso nostro, il romanzo in bozze. E già questo elemento gioca a favore della storia. Ché, appunto, è la trama il passo in più del libro. Il racconto comincia e si sviluppa in un luogo denominato Borgo di San Teodoro, a Nord, ma che tranquillamente potrebbe stare sul Pollino. (Tranne per il fatto che dalle vette polline sarebbe più difficile e lungo salpare verso la Germania e l'Austria, il Lussemburgo ecc.). Sergio e Carlo, il primo di questi titolare di un ristorante molto attento al cliente, amano le spezie, e soprattutto usar le spezie facendole vivere e rivivere. E si vedono a intervalli meridiani. Per appuntamenti di lavoro, insomma, visto che Carlo rifornisce d'erbe il ristoratore, epperò pur a far chiacchiere da tranquilla compagnia. Quindi non poteva che sconvolgere innanzitutto Sergio, la scomparsa inattesa del solitario Carlo. Almeno quanto rende stupefatto il ristoratore e amico Sergio l'approdo del sig. Gunther: figura che ha il compito di portare la narrazione per altri lidi. Infatti da qui in poi il racconto deve prender un altra piega e, inoltre, la cadenzazione degli eventi si deve calibrare su modulazioni appartenenti a un altro registro. Soprattutto nella prima parte del romanzo breve, in sostanza, troviamo spiegati i valori dell'amicizia e del rispetto della terra. Poi più avanti possiamo leggere riflessioni in forma di racconto che ricordano come il traffico degli organi umani non è scomparso e che, anzi sempre di più, per soldi si fa tutto. La penna d'Antonella Ciervo è agile. Dove una scrittura molto controllata non perde di vista la spontaneità delle voci. I diversi colpi di scena contenuti nel romanzo ne aumentano la forza. Senza trasformare l'opera in un pesante documento. Se è comunque vero che la base de La via del rosmarino è reale, non dimentichiamo quel che Ciervo descrive. Oltre che appuntare le ricette, per provarle, torniamo a riflettere sul serio sull'umanità e i suoi bisogni.