Contaminato e coinvolgente, ricco di influenze ma rispettoso della tradizione, il 'folk d'arte' dell'ensemble piemontese in un magnifico debutto. Il classici del bal-folk europeo nella rivisitazione coraggiosa dell'affiatato sestetto, alfiere della 'folktronica dall'arco alpino'
Grand-Mere Associazione Culturale
è lieta di presentare:
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DALLA PARTE DEL CERVO
Il debutto degli Edaq
12 brani – 67 minut
"Essere dalla parte del cervo significa per noi muoverci in un vasto e inesplorato territorio in cui gli unici punti cardine sono il rispetto per le tradizioni musicali a cui ci rifacciamo e l’amore per la libertà espressiva. Assume anche una valenza più profonda, se vogliamo spirituale, in cui ciascuno di noi ritrova nella “sua parte del cervo” quella spinta che lo porta a battersi per ciò che ritiene giusto". Dalla parte del cervo: mai titolo fu più indicativo di un approccio, un'inclinazione, una scelta di campo. È il titolo del disco d'esordio degli Edaq (acronimo del nome originale Ensemble D'Autunno Quartet), un eccellente debutto per una formazione i cui membri provengono da diverse esperienze di lavoro sul materiale tradizionale (in particolare quello piemontese e transalpino) ma anche da collaborazioni jazz, rock e pop.
La chiave di lettura di un'opera intrigante e audace come Dalla parte del cervo sta proprio nella confluenze di diverse vicende artistiche e nella rilettura dei classici "bal-folk" europeo, il tutto con la massima libertà espressiva senza tradire lo spirito dei brani originali. Non è un caso che gli Edaq parlino di "folk-art": "Cerchiamo di fare in modo che questa musica diventi una sorta di arte popolare, forse per essere più precisi di artigianato popolare, in cui si vanno a mescolare diversi linguaggi multimediali. A volte ricorriamo anche all’uso di video proiettati durante il concerto, che in qualche modo rappresentino in immagini i nostri suoni". Ascoltare il disco degli Edaq oppure un loro concerto è l'occasione per essere trasportati nelle valli occitane, in Francia e nelle valli francoprovenzali del Piemonte, ma con un occhio di riguardo alle possibilità offerte dalla musica contemporanea, in particolare dal jazz e dall'elettronica. Francesco Busso (ghironda), Gabriele Ferrero (violino), Flavio Giacchero (cornamusa, clarinetto basso), Enrico Negro (chitarre), Stefano Risso (contrabbasso) e Adriano De Micco (percussioni) hanno svariate collaborazioni all'attivo, differenti estrazioni ed esperienze: questa eterogeneità di partenza si traduce in una rilettura pulsante e sfaccettata, che punta a rendere leggibile agli occhi dell'ascoltatore moderno una musica antica. Ascolti di ogni tipo (gruppi francesi, bretoni e inglesi come Perlimpinpin Folc, Gwerz e Blowzabella, il folk revival storico, la musica africana e balcanica, il rock) hanno condotto gli Edaq a elaborare valzer, polche, scottish e mazurche (ma anche Bill Evans…) puntando a un'originale "folktronica dall'arco alpino".
EDAQ
Dalla parte del cervo
1) Bollito crudo
2) Hanter-dro du Trehic/Buxus semper virens
3) Valse à Bu
4) Polca del Limousin/Di corsa acquattata
5) Acqua scorre
6) Statebbuoni
7) Bourrée à trois temps/Bourrée girasole
8) Rigodon
9) Morenic hill
10) Chiaccherina/The little african sparrrow
11) Valse de Bardamu
12) Interplaygine/Interplay
Intervista
Davide
Ciao Edaq. Rilevante e pregevole opera d’esordio come Ensemble d’Autunno Quartet… Epperò siete in cinque… Perché non è Quintet e perché d’autunno?
Edaq
Ciao Davide, grazie. In realtà adesso la formazione completa prevede sei musicisti, infatti la scorsa estate si è aggiunto un bravissimo percussionista che si chiama Adriano De Micco. In origine (qualche anno fa) eravamo un trio, poi un quartetto (periodo in cui ci siamo dati quel nome), poi un quintetto ed infine un sestetto.
Il nostro nome ormai è Edaq ed è diventato un nome proprio senza più vincoli con il nome originario.
Davide
Venite da anni di molte e importanti esperienze musicali. Come è avvenuto il vostro incontro e com’è nato il piacere di costituire questo nuovo ensemble?
Edaq
Alcuni di noi lavorano insieme in svariati progetti musicali da molti anni (circa 20) ed infatti siamo nati come trio, composto da me (Enrico), Flavio e Gabriele con una lunga serie di esperienze condivise. A fine 2011 si sono poi aggiunti Stefano e Francesco e da ultimo Adriano. Il piacere di lavorare insieme è dato dall’apertura e dalla straordinaria disponibilità di ciascuno di mettersi in discussione e di condividere un progetto comune. C’è il piacere di stare insieme, di suonare, di trovare soluzioni condivise, di confrontarsi. Insomma oltre a quello musicale anche l’aspetto umano è parte integrante di Edaq.
Davide
Cosa significa BalFolk?
Edaq
Il balfolk è un evento musicale in cui si danzano balli popolari che si è diffuso a partire dagli anni 70/80 in molte regioni europee.
Spesso le tradizioni musicali e coreutiche di riferimento sono molto antiche, di origine sette/ottocentesca se non addirittura precedenti.
Grazie al recupero che ne è stato fatto nei decenni passati, ad opera di importanti ricercatori e musicologi e grazie anche al permanere tutt’oggi di comunità che non hanno mai interrotto il legame con la tradizione, queste musiche sono ancora straordinariamente attuali e vitali.
Importantissimo è il ruolo svolto da decine di associazioni e festival che dedicano grandi energie alla pratica ed alla diffusione di queste danze.
Davide
Rispetto delle tradizioni musicali ma anche un po’ di jazz e di folktronica, come la definì Jim Byers. Come si sposano per voi idealmente i suoni di una ghironda o di una cornamusa a dei suoni elettronici, ai modi del jazz e del computer presenti nei brani del vostro disco? Che significato ha per voi questa commistione?
Edaq
Per noi significa interagire con il materiale tradizionale tramite l’utilizzo di linguaggi contemporanei. Certo l’equilibrio tra suoni sintetici e suoni acustici è molto delicato e va calibrato con grande attenzione.
Il nostro impegno è quello di cercare di riproporre questi suoni “antichi” con un linguaggio attuale, rielaborando, scrivendo nuova musica ispirata a queste danze, inserendo l’elettronica e la pratica dell’improvvisazione, senza però perdere mai di vista il contenuto originale a cui ci avviciniamo sempre con grande ammirazione e rispetto.
Davide
Il disco contiene brani originali di vostra composizione, ma anche riarrangiamenti di musica tradizionale o di qualche altro autore. Cosa stimola le vostre scelte nel ripescare e arrangiare brani tradizionali o di altri autori? Come procedete poi al riguardo?
Edaq
Il giudice principale è il gusto. Premesso che attingiamo ad un repertorio specifico quanto vasto, tutti i brani che scegliamo ci devono innanzitutto piacere molto e poi devono avere qualche peculiarità che li avvicini al nostro mondo. Per farti un esempio: Interplay di Bill Evans, oltre ad essere un brano bellissimo, ritmicamente ben si adatta ad essere reso in forma di Rondeu (una danza tipica della Guascogna) ed allora gli abbiamo cucito addosso un arrangiamento, un vestito che ci rappresentasse.
Davide
Dal vostro punto di vista, come si rende leggibile agli occhi dell'ascoltatore moderno una musica antica? E perché pensate sia importante farlo?
Edaq
Questo è un argomento abbastanza spinoso, perché se chiedi in giro ognuno ha un suo punto di vista. Crediamo che, a meno di non essere tra i fortunati depositari di una tradizione, la riproposta debba essere calata in un contesto moderno, utilizzando modalità espressive immerse nella contemporaneità, ma senza mai snaturare l’essenza del contenuto originale, insomma quella sorta di interazione rispettosa della tradizione di cui parlavo prima. L’importanza risiede in primo luogo nella bellezza e nella forza di queste melodie, ma forse ancor di più nel ruolo storico e sociale che hanno sempre rappresentato. Conoscere e vivere il proprio passato, le proprie radici ci può forse insegnare ad essere più tolleranti ed a rispettare, a non temere le diversità che il mondo moderno ci propone di continuo.
Davide
"Per come la vedo io, il rock'n'roll è musica folk" disse Robert Plant. Secondo voi? Cos’era folk ieri, cos’è folk oggi?
Edaq
Nel senso di musica popolare, del popolo, in questo siamo d’accordo con lui. Oggi come ieri il folk (perlomeno nell’accezione italiana) è l’ espressione di una tradizione legata ad un territorio, un idioma che ha dei confini geografici e culturali ben definiti e rappresentati da una lingua che ne modellano il suono, la prassi esecutiva, l’utilizzo di determinate scale e modi che si sviluppano poi attorno a determinati strumenti musicali tipici di una tradizione. Chiaramente ormai il contesto globale tende ad uniformare tutto e forse per questo motivo è ancor più importante riuscire a leggere con onestà e senza dogmatismi l’eredità del passato.
Davide
Veniamo alla copertina. Perché, tra tante immagini di cervi possibili, avete scelto una testa trofeo appesa a una parete?
Edaq
L’idea di mettere in copertina la testa di cervo è venuta a Francesco il nostro ghirondista che è anche un bravissimo grafico. In quel momento, grazie al Museo Regionale di Scienze Naturali di Torino, aveva a disposizione quel trofeo. e quindi lo ha fotografato e ha ideato la grafica. Da principio la sua proposta ci ha fatto storcere il naso, perché siamo contrari alla caccia, ma poi l’idea si è insinuata in noi, facendoci intuire che l’immagine crudele del cervo imbalsamato avrebbe potuto rappresentare simbolicamente alcune nostre istanze, non solo musicali, ma anche spirituali se vogliamo, molto profonde.
Da qui anche il titolo del disco, stare Dalla parte del cervo significa per noi stare dalla parte delle cose in cui crediamo e per cui siamo disposte a lottare, a metterci la faccia.
Davide
Cos’è l’Associazione Grand-Mère?
Edaq
È un’associazione valdostana che si occupa della promozione e della diffusione della musica tradizionale della Valle d’Aosta e del Piemonte, definita come musica tradizionale delle Alpi occidentali.
Una sorta di collettivo musicale composto da 14 artisti (solisti o gruppi) che in breve tempo è diventata un punto di riferimento nazionale per la qualità e la varietà delle proposte. Consiglio vivamente di visitare il loro sito http://www.grand-mere.it/
Davide
In un foglio all’interno della copertina ci sono segnate alcune coordinate georgrafiche che, per imperizia mia, non sono riuscito a svelare. Cosa indicano, quale luogo o quali luoghi in particolare e perché?
Edaq
Non si tratta sicuramente di imperizia, in realtà il messaggio della mappa è piuttosto ermetico. Sono tre coordinate reali, una in Finlandia (per essere precisi in Lapponia), un’altra in Piemonte (alta Val Varaita centro della cultura occitana), e la terza nel nord del Messico a Batopilas dove ci sono ancora gli indiani Tarahumara a cui Antonin Artaud dedicò il libro “Al paese dei Tarahumara”.
La X indica un luogo immaginario in cui, secondo la nostra del tutto personale filosofia legata al cervo, quest’ultimo è stato avvistato prima di perderne le tracce.
Davide
Cosa più vi affascina e appartiene della cultura, anzi della “nazione” (proibita) occitana?
Edaq
Premesso che non siamo occitani la vicinanza geografica ci ha consentito di approfondire molto la cultura delle valli in provincia di Cuneo e di Torino di lingua occitana, ma anche delle zone d’oltralpe in cui si parla e si respira la stessa lingua.
I suoni, le tradizioni locali, la storia, gli strumenti, i luoghi, questo ci affascina.
Davide
"La musica non esprime nessuna idea, ma ne fa nascere a migliaia” sentenziò Alessandro Manzoni. A cosa “serve” la musica?
Edaq
Certo la musica è un veicolo dal potenziale enorme, serve a farci pensare, a farci sognare, a curarci le ferite, ma anche a crescere meglio, sviluppando in noi competenze a vari livelli. Dal ragionamento logico all’empatia, dalla capacità di socializzare e di relazionarsi all’ espressione intima del nostro vissuto, a comunicare senza l’uso della parola…..
Davide
Cosa succederà adesso?
Edaq
Al momento siamo impegnati a lavorare su nuovo materiale (abbiamo molti brani in cantiere) a promuovere il disco e a programmare i concerti futuri…per il resto vedremo.
Davide
Grazie e à suivre…
Edaq
Grazie a te Davide, a presto