KULT Underground

una della più "antiche" e-zine italiane – attiva dal 1994

Far East Film Festival Udine

7 min read
(I Festival di Primavera III)
 
Sabato 21 Aprile. Arrivo al FEFF. Ogni anno mi sorprendo di quanto sia distante Reggio Emilia da Udine con le linee ferroviarie nazionali, cinque ore di treno, due cambi, un viaggio, lo stesso tempo che ci metteva mio fratello quarant’anni fa per il servizio di leva militare, quando ancora ad Udine c’erano i militari.
Ok. Deciso. In sala alle 16,30. Meglio rilassarsi un attimo e non precipitarsi immediatamente in sala. Devo gestirmi in vista del tour de force domenicale. Si inizia quindi con la South Korea. “Dangerously Excited”(Regia: KOO Ja-hong). Commedia. Insipida. Forse il viaggio si fa ancora sentire.
Ore 20,15. Il primo evento del Festival. “Thermae Romae”(Regia: TAKEUCHI Hideki) tratto dal recente manga di successo giapponese. Stile Japan in tutto per tutto. Comicità surreale. Mi chiedo se dia un’immagine più fedele di Roma del Woody Allen attualmente in sala (risposta dopo una settimana, decisamente sì).
Ore 22,15. Si comincia anche con Hong Kong. “Nightfall”(Regia: CHOW Roy). Ci siamo. Thriller dalle atmosfere tipiche. Un altro classico. Non troppo sorprendente. Decido di chiudere qui. I sette film del giorno dopo mi spaventano.
 
Domenica 22 Aprile. Ore 9,00. Arriva anche la Cina. “Love Is Not Blind”(Regia: TENG Huatao). La perfetta commedia romantica per quest’ora del mattino. Positiva.
Ore 11,00. “Love Strikes!”(Regia: ONE Hitoshi). Un altro tipico film made in Japan. Commedia romantica. Nerd, amori impossibili, personaggi demenziali. Già dato. Tutto abbastanza scontato.
Ore 14,00. La grande attesa. La possibile sorpresa di quest’anno. “Rent-a-Cat”(Regia: OGIGAMI Naoko). Forse troppo atteso. Un po’ di delusione c’è. Un altro film Japan dal grande potenziale. Personaggi e situazioni intriganti, la giusta dose di simpatia e sentimentalismo. Ma non decolla. Rimane un film per tutti quelli che amano i gatti.
Ore 16,00. “You Are the Apple of My Eyes”(Regia: Giddens). Commedia giovanile taiwanese. Niente di che.
Però ci siamo. E’ nell’atrio del Teatro Nuovo che mi rendo conto perché il FEFF è così importante. Una marea di persone, alimentata dalle condizioni meteo orrende. Questo Festival è sublime. Per come è nato, per quello che propone, per come si è evoluto, alla fine con tante presenze si grida al miracolo. Cultura “alta” e cultura popolare si fondono insieme. È l’espressione del Nuovo Cinema Paradiso, giocata in chiave globalizzata. Ci si sente cittadini del mondo. Vietato sprecare questa risorsa eccezionale.
Ore 18,00. “Moby Dick”(Regia: PARK In-jae). Thriller coreano. Giornalisti d’assalto e poteri deviati smascherati. Il cittadino si prende la rivincita. La denuncia che migliora le cose. Peccato che nella realtà questo non succeda mai.
E comunque la Trenkwalder ha vinto a Bologna ed è quasi promozione…
Ore 20,15. Altro momento importante del FEFF 14. Lo si capisce anche dalla ressa sempre più imponente. La presenza di uno dei registi fondamentali del cinema di Hong Kong, ormai considerato fra i Maestri del cinema Internazionale, Johnnie To, icona di Udine di questi anni, che propone il suo ultimo lavoro “Romancing In Thin Air”. Il Festival gli ha assegnato anche il “Gelso d'Oro”, premio alla carriera. Johnnie To esce un po’ dai suoi schemi con questo dramma romantico, e lo toppa in pieno. E’perlomeno inverosimile che una persona normale, in salute, che vive in montagna, si perda in un bosco e sopravviva per sette anni (sette freddi inverni), per poi non farcela più e morire, e scoprire alla fine che ha vagato a cinquecento metri da casa sua non riuscendo più a ritrovare la strada. Tutto il resto è sentimentalismo diabetico.
Ore 22,20. Si conclude la lunga giornata, per altro ben gestita, con un drammatico film di guerra coreano, “The Front Line”(Regia: JANG Hun). Non particolarmente originale ma ben fatto, la guerra nei suoi aspetti più assurdi e crudeli. La pellicola scorre, ma ormai l’intenso programma domenicale si fa sentire. E’ ora del meritato riposo.
 
Lunedì 23 Aprile. Bisogna recuperare e prenderla con calma. La mattinata è all’insegna della retrospettiva (“Il decennio oscuro”, cinema della Corea del Sud fra gli anni 70 e 80, sotto il governo autoritario di Park Chung-hee, prima del suo assassinio avvenuto nel 1979), quindi puntiamo decisamente al secondo film delle 10,35, “Iodo”(Regia: KIM Ki-young). Il film è un delirante trip anni 70, fra miti, spiriti, credenze, maledizioni, isole misteriose, sciamane, e tutto quello che contribuisce a rendere la storia la più inverosimile possibile. Rimpiango sempre più le romantiche commedie mattutine.
Ore 14,15. “Kentut”(Regia: KUSUMADEWA Aria). Classica commedia grottesca indonesiana.
Ore 16,00. “The Great Magician”(Regia: YEE Derek). Classica commedia hongkonghese, ricca di star.
Per entrambi cinema già visto.
Ore 20,00. “Song Of Silence”(Regia: CHEN Zhuo). Finalmente il primo film serio, da Festival, che esce dagli schemi del blockbuster campione d’incassi. E’ cinese. Poetico e drammatico. Splendidi i protagonisti applauditi in sala al termine della proiezione. Ed in mezzo agli applausi una riflessione: ma quanti anni sono passati da quando i film cinesi del nuovo corso, che parlavano della nuova società cinese, apparivano nei primi Festival internazionali, e tutti a stupirsi delle aperture, della novità. Molto pochi, considerando l’industria cinematografica cinese di oggi.
Ore 22,10. S’incastra perfettamente nella serata il film giapponese che segue, “Sukiyaki”(Regia: MAEDA Tetsu).
Commedia surreale e dramma esistenziale, la giusta dose d’ironia con personaggi caratteristici. La pellicola rappresenta in pieno un genere che i giapponese sanno ben interpretare e contraddistinguere.
La serata perfetta si conclude con la cancellazione della proiezione del film cinese “My Own Swordsman”(Regia:
SHANG Jing), che visto l’ora avrebbe potuto causare qualche abbiocco in sala.
 
Martedì 24 Aprile. Come il lunedì mattina trascorso, è la retrospettiva a farla da padrone, e visto il precedente, opto che la pellicola delle 11,15 è più che sufficiente. “Night Journey”(Regia: KIM Soo-yong) è uno spaccato delle condizioni sociali nella Korea degli anni 70: l’isolamento dei quartieri popolari, la condizione della donna fra indipendenza e solitudine, le convenzioni sociali, il ruolo dell’uomo nella famiglia e nella società coreana di quegli anni, in pratica il perfetto mix di situazioni di una società in crisi. Sarà colpa mia, probabilmente non reggo le retrospettive.
Ore 14,15. “Punch”(Regia: LEE-Han), un altro piacevole film coreano, sempre in bilico fra commedia e dramma, però con un bel messaggio positivo di riscatto, avvicinamento e comprensione dei vari protagonisti. Oserei dire una pellicola “comunista” nel senso positivo del termine.
Ore 16,15. Come in ogni Festival che si rispetti, ci si ritrova prima o poi ad affrontare la pellicola più insopportabile di tutte quelle in programmazione. E’ avvenuto, da parte mia, nel periodo di permanenza di quest’anno, con il film “The Egoists”(Regia: HIROKI Ryuichi), un drammone sentimentale di personaggi allo sbando. Questo è l’esemplare caso inverso del film giapponese citato precedentemente, dove invece questa cinematografia dà il peggio di sé. Film scontato, melodrammatico, insopportabile nell’incapacità di chiudersi almeno dignitosamente. Una pellicola che richiederebbe un confronto diretto con il regista. E non so come andrebbe a finire…
Ore 20,00. La serata inizia con la solita commedia romantica coreana, “Penny Pinchers”(Regia: KIM Jeong-hwan), carina ma niente di che, per poi proseguire alle ore 22,10 con un altro evento stuzzicante del FEFF, l’unica pellicola Thailandese presente qui ad Udine quest’anno. “It Gets Better”(Regia: SUKKHAPISIT Tanwarin), è un film che esplora il difficile rapporto con la transessualità anche in un paese che ha una mentalità aperta rispetto al sesso. La regista, transessuale lei stessa, confeziona una pellicola dove le situazioni drammatiche e divertenti si alternano con equilibrio, rappresentando una carrellata di personaggi anche comici, ma mai ridicoli. La pellicola risulta per questo essere interessante ed apprezzabile.
Ore 00,00. Evento hot. Lo testimonia il fatto che c’è ancora una marea di gente. Certo, è anche un prefestivo…
Nell’anno 2046, radiazioni aliene hanno reso sterile il 99,9% della popolazione maschile, per cui le Nazioni Unite spediscono una donna, Future, nel presente per accoppiarsi con un maschio fertile. Basta questo a definire “The 33D Invader”(Regia: CHIN Cash), pellicola erotic-trash hongkonghese, di cui si apprezzano quasi esclusivamente le forme delle bellezze femminili presenti nel film.
Ok. È ora del riposo, non prima di scoprire che il Barça è fuori. Non lo avrei mai detto.
 
Mercoledì 25 Aprile, mio ultimo giorno. Giorno di festa. Salta la retrospettiva. Al mattino la programmazione è normale.
Ore 9,00. “Already Famous”(Regia: CHONG Michelle). Vale il discorso fatto in precedenza, è sempre bello iniziare la giornata con una commedia carina e intelligente, in questo caso di Singapore. Allieta la giornata.
Ore 11,10. “A Kick From Heaven”(Regia: BRAMANTYO Haunung). Il calcio ed il cinema rappresentano un’accoppiata storica, i valori espressi dallo sport valgono per l’intero pianeta, anche in Indonesia, dove un ragazzino abitante in un villaggio di Giava, sogna di diventare un campione. La popolarità del calcio e la popolarità del cinema li rendono universali.
Per me è finita così questa quattordicesima edizione del Far East Film Festival, come sempre positivo, come sempre con il rimpianto di doverlo abbandonare ogni volta troppo presto. Si torna alla quotidianità. Con il solito pensiero: sarà l’ultimo?
Per dovere di cronaca si segnala che il film vincitore è stato “Silenced”(Regia: HWANG Dong-hyuk), film coreano, sfortunatamente non visto.

Commenta

Nel caso ti siano sfuggiti