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Futur Film Festival Bologna

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(I Festival di Primavera II)
 
Appuntamento classico quello con il Futur Film Festival di Bologna che si è svolto quest’anno dal 27 marzo al 1 aprile 2012, giunto alla sua  quattordicesima edizione. Dopo numerose edizioni tenute nel pieno del gelido inverno, sembra finalmente definitiva la sua migliore collocazione primaverile, e si spera, con quest’anno, anche in una definitiva collocazione logistica, in quella che dovrebbe essere la sua ubicazione naturale, le sale del cinema Lumiere, in quello che personalmente considero il quartiere più bello del centro di Bologna. Una collocazione ed una struttura di questo tipo consentono una minore dispersione dei fruitori del Festival che vogliono assistere alle proiezioni cinematografiche, e conseguentemente avere un pubblico di maggiore entità e più presente nel caldo della manifestazione, evitando quelle problematiche organizzative cui si era assistito negli anni scorsi. Va da sé che bisognerà verificare nei prossimi anni se c’è ancora la possibilità di organizzare manifestazioni di questo tipo, considerato i tagli che ormai colpiscono anche i Festival più importanti. Il FFF di Bologna, è probabilmente il Festival che ha cambiato di più nel corso degli anni: sedi, collocazioni nella città, programmazione nelle sezioni collaterali. Sarebbe veramente giunto il momento di un consolidamento da protrarsi nel tempo. Rimangono, comunque, sempre interessanti le pellicole proposte, presentando il settore cinematografico dell’animazione che più di altri subisce la maggiore concorrenza via web, dove oggettivamente oggi si trova qualsiasi cosa, proveniente soprattutto dal paese del sol levante. Fra le pellicole, quest’anno se n’è fatta notare una superiore alle altre, che ovviamente ha vinto anche il premio come miglior film, “A LETTER TO MOMO” di Hiroyuki Okiura lo stesso regista del bel film di qualche anno fa “JIN-RÔ”, della Production I.G, studio che conferma sempre l’ottimo livello dei lavori proposti. Personalmente fra i film in concorso ho apprezzato molto un’opera europea, il film ceco “ALOIS NEBEL”, primo lungometraggio diretto dal regista di videoclip Tomás Lunák che ci trasporta ai confini della regione montuosa dei Sudeti all’epoca della caduta del muro di Berlino. Mi aspettavo invece qualcosa in più dal film “CHILDREN WHO CHASE LOST VOICES” di Makoto Shinkai, regista che ci aveva affascinato con i suoi precedenti film (“La voce delle stelle”, “5 Centimetri al secondo”), qui alle prese con un reality-fantasy un po’ a corto di idee originali. Fra gli eventi fuori concorso, si era curiosi ovviamente di vedere l’ultima opera dello studio Ghibli, a firma di Goro Miyazaki, dopo il pessimo esordio della sua opera prima. “FROM UP ON POPPY HILL”, è questo il titolo, ricostruisce, attraverso lo sguardo delle nuove generazioni, quel particolare periodo storico giapponese coinciso con le Olimpiadi di Tokyo del 1964, evento in cui il Paese doveva dimostrare di aver superato il disastro della Seconda Guerra Mondiale. Il tema è stato sicuramente sentito e amato dal regista, che però dimostra ancora una volta di avere qualche limite, non solo rispetto al suo ben più famoso padre, ma anche verso gli altri registi del gruppo Ghibli. Mi sembra che in questo momento, il livello dei lavori proposti dal più importante studio di animazione giapponese non sia eccelso come nel recente passato, e sempre di più altri studi di animazione nipponici (Gainax, Production I.G, Studio 4°C, ecc..) presentano lavori più originali. Mi sembra di assistere al declino che aveva colpito la Disney prima della rivoluzione digitale compiuta dalla Pixar. Molto bello e stupefacente il lavoro estremamente impegnativo allestito dallo studio Aardman (“Wallace & Gromit”, “Galline in fuga”, ecc..) per l’ultima pellicola “PIRATI! BRIGANTI DA STRAPAZZO”, regia curata dal veterano Peter Lord.
Infine, interessante il documentario su Bill Plympton “ADVENTURES IN PLYMPTOONS!”, diventato ormai un abituè del FFF, nonché regista di culto a livello mondiale.

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