(Eugenio Squarcia)
LA CANTINA APPENA SOTTO LA VITA presenta:
ESMA – THE LOST ATOMS (2012)
Disponibile in cd su www.facebook.com/lacantina.it e in digitale su http://esma.bandcamp.com/ dal 9 Marzo 2012 per La cantina appena sotto la vita
Ventitreesimo disco del poliartista Eugenio Squarcia, in arte ESMA. Musica elettronica-classica contemporanea, un viaggio all'interno della Terra…
SINOSSI:
“Come you lost Atoms to your Centre draw,
And be the Eternal Mirror that you saw:
Rays that have wander'd into Darkness wide
Return and back into your Sun subside.”
And be the Eternal Mirror that you saw:
Rays that have wander'd into Darkness wide
Return and back into your Sun subside.”
Da queste poche righe, che appartengono a "Il Verbo degli Uccelli", poema persiano scritto nel 1177 da Farid ud-Din Attar, nasce il concetto di "The Lost Atoms", gli "Atomi Dispersi". Oppure "The Last Atoms", gli "Ultimi Atomi". Una singola lettera cambia tutto e il titolo diviene ambiguo. Proprio questo, infatti, sono i 13 brani dell'album: ultimi atomi, dispersi, al margine dell'esistenza, alla deriva delle energie, dove ogni cosa incontra la sua vera dimensione e rimane nuda, priva di forma. È un viaggio da se stessi verso se stessi, un cerchio perfetto, la ricerca di una strada verso l'Atomo Centrale, Xibalba. La porta per un vasto altrove. Un labirinto. Una strada bianca. Luce e ombra si rincorrono. Stagioni. Suoni. Rumori. Prima scomposti poi ordinati. Quartetto d'archi, pianoforte, sintetizzatori e altri, molti strumenti. I titoli dei brani suggeriscono la loro natura. Tra loro, frammenti delle poesie di William Butler Yeats, del suo rapporto con la terra. Poi, il ritorno. Come una tempesta in una vasca da bagno. Attraverso una finestra è possibile gettare uno sguardo sull'importanza, sulla diversità, sul puro concetto. Gli Imperfetti. I Quasi Adatti. Loro, che siamo noi. Gli "Ultimi Atomi". Menti devote alla ricerca delle estremità quantistiche della realtà. Nell'avvicinamento del Vuoto Pneumatico, dove tutto si ferma. Lì la materia si fa particolare, statica. Osservazione di un esploso cosmico, dove tutti gli elementi sono separati. La musica non è solo ascolto, bensì anche trasformazione. Il suono trasporta la mente verso altre memorie. Nella semplicità risiede il segreto di questo viaggio. Procedere a ritroso. Intensità. Pieno. Vuoto. Attimi. E non rimane altro che il silenzio primordiale.
CREDITI:
Music composed and performed by Esma (Eugenio Squarcia).
Produced and recorded at The Slanting Shelter.
Produced and recorded at The Slanting Shelter.
VIDEOCLIP:
“Xibalba (the central atom)” LINK:
TRACKLIST:
01 Autarky of the water
02 Where light is dim
03 The white road
04 Somewhere 6AM, featuring Jacques Lazzari
05 To a child dancing in the wind, performed by Jacques Lazzari
06 No place for love and dream at all
07 Edge of reason and the age of prudence
08 Xibalba (the central atom)
09 The shell
10 Two swans came flying up to him
11 Like a storm in a bathtub
12 A window on J's heart
13 Approaching of the pneumatic void
BIOGRAFIA:
Eugenio Squarcia – in arte Esma – nasce nel 1984. Si diploma in disegno d'architettura e arredamento presso l'Istituto d'Arte di Ferrara. Scrittore, illustratore e poliedrico artista, lavora come grafico pubblicitario per libri e progetti culturali, realizzando il concept di alcuni eventi a Montreal, Taipei, Shanghai, Hong Kong e Bangkok. Nel mondo del cinema e della videoarte realizza il corto 00156 (Medaglia di Bronzo alla 67a Ed. del Concorso Internazionale UNICA 2005, Blankenberge; Premio Speciale della Giuria alla III Ed. del Concorso Internazionale di Cinema Non Professionale di Tallinn), interpretato magistralmente da Silvia Pasello, al quale seguiranno AMYGDALA e TOTENTANZ, primi due capitoli di un progetto che vede per la prima volta la realizzazione visiva integrale dell'opera 'Le Città Invisibili' di Italo Calvino. Nel campo della musica sperimentale, comincia giovanissimo a suonare il pianoforte da autodidatta e a comporre per le sue stesse opere videoartistiche. Appassionato di autori quali Steve Reich, Johann Johannsson, Max Richter, Giovanni Sollima, Philip Glass, Edward Artemiev, Stars of the Lid, Loscil, Vangelis, Free Association, Keiichi Suzuki e Brian Eno in seguito si dedica anche al violoncello e alla musica elettronica collaborando recentemente al progetto internazionale LDWR (Long Division With Remainders) per il quale realizza un EP.
"The Lost Atoms" è il ventitreesimo album pubblicato digitalmente sul suo online music store ed il primo ad essere stampato da una etichetta discografica indipendente: "La cantina appena sotto la vita".
DISCOGRAFIA:
2012 – The Lost Atoms
2012 – The Holy Tree
2011 – Animals Republic
2011 – SODA™
2011 – Hyperborea
2011 – Songs for the End of the World
2010 – State of Blemish
2010 – Neuegg
2010 – Eulogy of CMYK
2010 – B
2010 – Koinobori
2009 – The Long Division
2009 – In the Corner
2008 – NOON
2007 – OGRE
2007 – The Blind Variation
2007 – Landmark
2006 – KOAN
2005 – The Wreck
2005 – Mitis Lumen
2004 – The Dream of Jonah
2004 – Rebuilding
2001 – The Big Illusion
CONTATTI:
Eugenio Squarcia: studioesma@gmail.com
La cantina appena sotto la vita: lacantina.casv@gmail.com
PRESS:
English:
Music By Day
“A Young up and comer with over 20 albums already behind him releases new minimalist epic in March.”
Italian:
MusicZoom
"Un disco sul quale Lynch potrebbe tranquillamente appoggiare scene di suoi film"
Rock Shows
"Questa musica è poesia"
Intervista
Davide
Perché hai scelto il minimalismo per esprimerti musicalmente?
Esma
Il minimalismo in musica (e in molte altre cose) mi ha sempre affascinato. Nasce dalla ricerca di un senso nel contemporaneo (con tutte le sue contraddizioni) e affonda le sue radici in qualcosa di lontano e primordiale. C'è il concetto dell'impermanenza orientale, quello di pulsazione dei ritmi africani, l'uso di complesse astrazioni.. e poi non te lo so dire, in fin dei conti, trovo me stesso in quel minimalismo, nella ripetitività quasi votiva della musica di Philip Glass, Steve Reich, Michael Nyman, Armand Amar. Grandi compositori di sogni. Come in un mantra. Il minimalismo è una buona motivazione per dare libero sfogo alla propria creatività, per sondare ogni assolutismo e ogni via di mezzo, per cercare i suoni dello spirito, perché di questo si tratta. Poi c'è molto altro. Il rapporto tra classica contemporanea ed elettronica nel minimalismo indaga anche gli spazi dell'abitare, i "non-spazi", le nuove forme sociali di (r)esistenza. Cerca, insomma, di aggrapparsi alle forme archetipiche connaturate nella specie umana per sondare il bianco e il nero, luce ed ombra, nonché l'equilibrio tra le due parti. Per rispondere alla tua domanda, ho scelto il minimalismo perché è quello che sono. E non potrei essere altro.
Davide
Puoi descriverci la tua prassi compositiva minimalista?
Esma
Quando compongo musica sembro un folle. E forse lo sono. Non c'è una metodologia precisa, per me. Comincio da un'idea, un sogno, una visione, qualcosa che voglio raccontare. Può essere anche qualcosa di molto semplice, come un colore o un oggetto, ad esempio. L'ispirazione scaturisce in qualsiasi momento. Il passo successivo è quello di cantare. Come quando si è sotto la doccia (a dir la verità non ho mai cantato sotto la doccia e non immagino chi abbia inventato questa scemenza). Insomma, fischietto, canto, urlo con me stesso, salto, batto le mani.. e intanto registro le idee con le più semplici apparecchiature che mi capitano sotto mano, giusto per non dimenticare. Tutto questo per strada, al supermercato, oppure mentre sono in coda alla posta. Eh si, i luoghi comuni sono i migliori. Dopodiché raggiungo il mio studio, sveglio dal letargo i miei stravaganti strumenti "musicali" e mi lancio in lunghissime sessioni notturne di prova e registrazione. Suono, fisso le note, aggiungo, correggo. E arrivo al brano definitivo. Più o meno funziona così. Mi meraviglio sempre di come, nell'era del digitale, la maggior parte del mio processo produttivo si svolga lontano dal computer. Ho bisogno di molto altro per creare musica: enormi quantità di libri, carta e matite, oggetti bizzarri, tantissima acqua, barattoli vuoti, polvere, solitudine e molto molto tempo per trovare me stesso. Da questo "casino" poco minimalista nasce il mio minimalismo. Che sfocia nel "trascendentalismo".
Davide
Qual è il tuo personale connubio tra musica e architettura?
Esma
Suonare un pianoforte a coda sulla cima di un grattacielo a Tokyo. È sempre stato un mio sogno. Ho sempre amato l'architettura metropolitana, proprio per le sue infinite e frastornanti contraddizioni. Ho imparato molto dai miei viaggi in oriente. Hanno dato un senso più profondo alla mia ricerca musicale. Musica e architettura sono inscindibili, soprattutto quando si parla di minimalismo, trascendentalismo, classica contemporanea ed elettronica colta. Dove e come abitiamo cambia inevitabilmente ciò che siamo. A tal proposito, le intuizioni di Le Corbusier e di Richard Buckminster Fuller sono una fondamentale lezione su quanto la nostra immaginazione possa edificare i mondi che abiteremo. Questi mondi, senza un'opportuna colonna sonora, rimangono sterili. Ecco, allora, ad esempio, il leggendario "Music for Airports" di Brian Eno o la serie "Environments" dei The Future Sound of London. Nella mia musica ogni suono è parte di un'architettura, di un luogo. Ogni brano è un viaggio verso un dove. A volte la meta viene palesemente svelata, altre volte mi piace lasciare libera l'interpretazione.
Davide
Lo Xibalba è una vasta “città” sotterranea della paura e della morte, degli spiriti e dei demoni di ogni sofferenza nel Popol Vuh dei Maya Quiché. Perché vi hai pensato come all’atomo centrale della tua opera?
Esma
Beh, non è del tutto corretto. Xibalba è principalmente un "oltre". Un luogo al di là di ogni luogo. Energia condensata, allo stato primordiale. Neutra. Una casa. Luogo dal quale proveniamo e verso cui ritorniamo. Tant'è che l'antichissima cultura Maya posizionava uno dei punti di accesso a Xibalba nel centro esatto della nostra galassia. Con questa visione nelle orecchie io posso immaginare Xibalba come una grande sfera di luce liquida, regno immobile e dinamico dell'Atomo Centrale. Questi concetti, prima di condensarsi sotto forma di musica, hanno attraversato molti dei miei taccuini, all'interno di racconti metafisici e poesie maledette.
Davide
Ho sempre pensato un ossimoro il termine “classica contemporanea”. Non sono anche secondo te due termini di senso contrario, quanto meno in forte antitesi?
Esma
Assolutamente si. Non mi è mai piaciuto granché il termine "classica contemporanea". Tuttavia, nonostante i miei sforzi, non riesco ad immaginare un termine più corretto, a livello formale, per descrivere la ricerca musicale contemporanea su strumenti classici. Al problema io ho ovviato inventando un neologismo in grado di descrivere la mia personale ricerca. L'ho chiamata "inframusica".
Davide
Dopo aver pubblicato digitalmente sul tuo online music store, come e perché sei approdato all’etichetta discografica indipendente: "La cantina appena sotto la vita”?
Esma
Ho sempre visto la mia musica come appartenente ad un mondo privo di fisicità, perciò l'ho relegata alla dimensione di internet, dove tutto è raggiungibile sempre e ovunque, pubblicando sulla mia personale pagina di bandcamp, che tuttora aggiorno e che mi permette di veicolare con assoluta libertà ogni prodotto della mia immaginazione senza dover scendere a compromessi. Odio i compromessi. Per giunta, sono un artista estremamente prolifico. E questo, per una normale etichetta discografica, è un difetto. Naturalmente anche un pregio. Ma pur sempre un difetto. Fortunatamente "La cantina appena sotto la vita" non è una normale etichetta discografica, bensì un importante esperimento di libertà e indipendenza creativa, che guarda al tremendo fascino della nicchia con una certa ammiccante dimostrazione d'intelletto e fiducia. Proprio perché chi l'ha fondata e la gestisce è un grande artista e un grande amico. Perciò non potevo che tuffarmi in questa avventura.
Davide
Chi è Jacques Lazzari, ospite in un paio di tracce del tuo nuovo lavoro?
Esma
Jacques Lazzari è un giovane pianista, musicista e compositore di classica contemporanea che vale seriamente la pena di scoprire e ascoltare. Il suo ultimo album "The Fascination Of What's Difficult" è veramente magico. Il nostro rapporto di amicizia ci permette un continuo interscambio di energie sonore. E questo è impagabile. Il brano che Jacques ha creato per il mio "The Lost Atoms", al quale ho dato il titolo di "To a child dancing in the wind" (verso tratto da una poesia di William Butler Yeats) è nato quando ancora l'album non era che un ammasso informe di pensieri e prototipi. Lì dentro c'è lui, in quel brano. Una parte della sua anima. E di quella dell'album. È stato, perciò, di grande ispirazione per tutto il lavoro.
Davide
Cos’è il progetto LDWR (Long Division With Remainders)? A quali altri progetti stai collaborando?
Esma
LDWR (Long Division With Remainders) è stato un progetto internazionale al quale ho partecipato realizzando un EP. Il progetto era basato su alcuni frammenti sonori che, per regola, dovevano essere usati da ogni partecipante poiché rappresentavano il concetto da rivisitare, secondo il proprio stile. Un interessante esercizio creativo. In realtà sto collaborando a tantissimi altri progetti. Mi piace declinare il mio stile e le possibilità della mia musica nel rapporto con altre creatività. Lavoro perciò normalmente con altri amici, colleghi, artisti. Di recente ho collaborato alla realizzazione di un brano ("Giuda") dell'ultimo album di Margaret Lee "La Ballata di Belzebù". Più che un amico, Margaret Lee è un alter-ego. Un fratello. Come quando ti guardi allo specchio e ti riconosci. Ma in versione rock. Un rock da brivido. Esplosivo. Come le performances psico-musical-teatrali che stiamo progettando insieme, al grido di "Mit Surprise Konzert". Ne trovate un peculiare esempio su youtube. Poi, la già citata collaborazione con Jacques Lazzari e quella con Alessandra Fabbri, grande interprete e coreografa di danza contemporanea e teatro-danza. In ultimo ma non ultimo, faccio parte di una compagnia teatrale (un trio) di cantastorie circensi e giullari chiamata TEATROSCIENZA che, girovagando per teatri e piazze di paese, racconta filosofia scienza e magia sotto le mentite spoglie di un carrozzone sbilenco trainato da esseri immaginari. Con me in questa avventura i compagni di viaggio Alex Gezzi, folle poeta di professione (poi, a volte, dermatologo e docente universitario) ed Elena Pavoni, snodatissima contorsionista e stelladanzante tra tip tap e "burlesque no burlesque". Con tutti loro la mia musica è in buone mani.
Davide
Veniamo al tuo nome d’arte. Ricorda La Escuela de Mecánica de la Armada, uno dei simboli della Guerra sporca e delle brutalità disumane compiute dai militari e dalla giunta argentina tra il 1976 ed il 1983 (5.000 detenuti desaparecidos e pochi sopravvissuti). Perché Esma?
Esma
Per tanti altri motivi, tranne quello che hai citato. L'acronimo ESMA è nato durante la mia infanzia. Di volta in volta, il significato delle lettere si è rinnovato fino ad assumere quello odierno. Lette al contrario formano la descrizione che ho coniato per la mia musica: "Artificial Music for Sophisticated Ears", "musica artificiale per orecchie sofisticate". Lontano dall'acronimo, Esma è diventato un vero e proprio nome d'arte, con una sua personalità. Solo casualmente (e forse non così casualmente) esso coincide con il significato che tu hai proposto, sebbene possa essere interessante capirne gli inevitabili punti di contatto.
Davide
Il re degli animaii è in copertina per una qualche simbologia esoterica?
Esma
Si e no. Si, perché il leone con gli occhiali rappresenta, a livello simbolico, l'istinto piegato all'intelletto. No, perché in fin dei conti il re degli animali mi ha sempre ispirato. Oltretutto, sono nato sotto il segno del leone, perciò in una qualche maniera fa parte di me e mi rappresenta. Le mie copertine sono sempre molto simboliche, a cominciare dall'ambiguità del titolo (The Lost/Last Atoms). Un piccolo segreto inedito? Le lettere che ne determinano questa ambiguità, A ed O, sono antichi segni convenzionali per indicare l'Alfa e l'Omega, ovvero l'inizio e la fine di ogni cosa, l'eterno ciclo universale. Lascio a voi il compito di scoprire tutti gli altri dettagli.
Davide
Leggo tra le note di presentazione del tuo lavoro che ti sei anche ispirato a W. B. Yeats. Per citare una sua affermazione, la musica, farne e pubblicarla, è il gesto sociale di un uomo in solitudine? Cos’è per te il fare musica?
Esma
Fare musica, per me, è come raccontare una storia. È Il racconto che tiene unito l'universo. Senza musica, questo mondo andrebbe in frantumi. Oppure, più semplicemente, non avrebbe ragione di perdurare. Così è anche per la poesia, la mia come quella di Mr Yeats. Perciò musica poesia scienza e architettura vanno di pari passo. Tutto è collegato, interdipendente. Sono d'accordo con Mr Yeats, la musica è il gesto sociale di un uomo in solitudine. La solitudine ha un grande potere.
Davide
Oggi si sta studiando il mondo subatomico della fisica quantistica (affascinanti le teorie dei microtubuli e della “mente estesa” di Stuart Hameroff e Roger Penrose). Mondo quantistico che potrebbe avere una propria armonia musicale. Piers e Jaz Coleman, uno fisico teorico, l'altro compositore, hanno presentato un brano dal titolo Musica Quantistica, che riporta in note la struttura e lo stato energetico delle particelle. Ma è solo una rappresentazione artistica di un concetto della fisica teorica. Come te la immagini una musica quantistica? Come immagini in generale una musica del futuro?
Esma
Quando immagino il futuro, vedo delinearsi il feroce confronto tra una società distopica e una società utopica. Di solito, l'intersecarsi di queste due visioni determina l'equilibrio che andrà a consolidarsi. Se dovessi immaginare una musica del futuro, questa sarebbe libera. Libera da tutto. Da vincoli di spirito e materia, da strumenti classici o elettronici, dalla necessità di un ascoltatore o di un musicista che la esegua. Libera dal dover essere protagonista o di accompagnamento, di moda o demodé, categorizzata oppure generalista. Libera, forse, anche dalla presenza (a volte ingombrante) di un compositore. Vedo una musica che viva intorno a noi di vita propria, che si evolva per natura, con dinamiche fluide e complesse ma, allo stesso tempo, talmente semplice da essere scambiata per qualcos'altro. Una colonna sonora per ogni luogo e ogni situazione, in grado di descrivere le strutture in evoluzione sapendone cogliere l'essenza. Una musica psichica, diffusa solo fuori oppure solo dentro di noi. Suoni in grado di saziarci, all'occorrenza. In grado di accompagnarci dall'inizio alla fine. E forse anche dopo. Questa si, sarebbe musica quantistica. E se esistesse già?
Davide
Cosa seguirà?
Esma
Non posso anticipare nulla ma credo di poter dire che a "The Lost Atoms" seguirà qualcosa di eccezionale. Il campo si allarga, la visione si espande. Seguirà qualcosa che da molto tempo tentavo di realizzare. Altro non posso dire. Sintonizzate le vostre orecchie per il prossimo autunno. Nel frattempo, "The Lost Atoms" merita tutta l'attenzione che vorrete e potrete concedergli. Giusto il tempo di un sogno.
Davide
Grazie e à suivre…