Ora? Sono in netta ripresa, devo fare ancora un mese di flebo e controlli vari, ma va bene, sono tonico! Penso che verso metà aprile dovrei essere di nuovo operativo al 100%.
Hai voluto fare finalmente un disco del tutto tuo. Perché non è mai successo prima?
Ne avevo voglia da tanto ma… nella mia vita costantemente “under pressure” non trovavo mai il tempo per provarci. Non mi mancavano le idee, le melodie, i giri di basso da registrare, le batterie da programmare, i testi, le armonie… avevo tutto, ma non il tempo.
" E così ogni qualvolta il cattivo spirito venuto da Dio investiva Saul, Davide prendeva la cetra e si metteva a suonare, Saul si calmava e stava meglio poiché lo spirito cattivo si ritirava e lo lasciava in pace" (Samuele 1-16,63)… Come accenni tu stesso nelle note di introduzione al disco, possiamo dire che hai usato la tua musica in modo auto-terapeutico? Cos’hai sperimentato su te stesso attraverso “Gualty”?
Che la musica sia terapeutica lo sappiamo tutti, e con me personalmente ha funzionato davvero. La notte non dormivo, non riuscivo a respirare, dovevo alzarmi, i dolori erano voraci. Allora andavo a rifugiarmi nell'iPad e cominciavo a buttar giù idee, drum machines, programmazioni, e già non pensavo al mio cuore sbiellato e ai miei polmoni pieni di sangue. E più sperimentavo e improvvisavo… più tutto questo diventava eccitante! E anestetizzava il male. Per quello che riguarda la sperimentazione su me stesso… GUALTY ha tirato fuori da Simone una parte musicale molto scura, un qualcosa di sporco, di fumoso, la liberazione di una idea nascosta nel profondo dell'anima. La voglia di creare un qualcosa che mi faceva tornare ad essere vivo. Sapevo di avere cose nascoste dentro di me, e almeno queste dovevo tirarle fuori, a differenza del mio male, che volevo continuare a tenere il più possibile nascosto, per la paura di fare soffrire le persone accanto a me.
Davide
C’è l’assonanza con “guilty”… Di cosa ti senti colpevole?
Su cosa sei in disaccordo con te stesso?
Lo sono per tutti quei motivi che ho detto poco fa: dovevo ma non volevo, volevo ma non potevo… è meglio di no… È meglio di si… Disaccordo sempre.
Davide
E in accordo?
In accordo? Lo sono sempre per gli stessi motivi. Ho deciso io come vivere la mia vita, nel bene e nel male, e continuerò a farlo anche in futuro – magari con qualche patteggiamento col mio polmone sinistro.
Parlaci dei musicisti che ti hanno accompagnato in questo disco. Come descriveresti il contributo di ciascuno nell’alchimia d’insieme di questo progetto?
Simone
I musicisti sono stati scelti in base alle necessità dei brani. Per esempio, io avevo programmato tutte le batterie dei pezzi, ma con l’intenzione poi di sostituirle in gran parte con lo strumento reale; e sapevo che tipo di batterista ci voleva per eseguire quelle parti, un musicista preciso, minimale, con una bella pacca e che fosse nei paraggi. Fortunatamente Nello Marco Zaninello degli Appaloosa abita a Livorno: solo dieci km di distanza dallo studio dove avevamo iniziato a registrare, che è il WestLink di Latignano (Cascina). Lui era il batterista giusto, ha ascoltato i pezzi, per lui erano molto dub. gli sono piaciuti, e si è buttato nel mio groviglio.
Quando ho buttato le idee nel pad per la traccia del basso, pensavo ad un contrabbasso, non volevo usare il basso elettrico, sentivo l’esigenza di un contrabbasso, adoro il calore legnoso di quel suono. Fabio Di Tanno è un contrabbassista e bassista jazz fusion, ma è un musicista a 360 gradi, può suonare qualsiasi cosa. Ha ascoltato i brani attentamente e li ha interpretati come un dub jazzato… Io suggerivo di calarsi in un club fumoso bohémien, scuro, buio, associo l'immagine al flash che mi arriva dalla musica, lui si è sintonizzato, e a quel punto eravamo già tre cervelli con la stessa visione. Apro una parentesi: il brano “Performance”, in particolare, da subito mi suggeriva questa immagine, e ora ne farò un video, pensato come un corto, un mini film, ambientato tra sotterranei e stanze vuote, poca luce , molto fumo. Per il brano “Bifolky” abbiamo pensato alla chitarra folk, dico abbiamo perché è stato Mr OVI (Ale Sportelli) dello studio WestLink a suggerirmi Andrea Appino, chitarra e voce Zen Circus. Mitico!!! Un musicista punk che suona folk, e un grande chitarrista. La sua esecuzione a mio avviso è perfetta.
Mi piace molto “Tibetan”. Cos’è per te “Tibetan”, tibetano?
Tibetan è il primo pezzo nato per il progetto Gualty. Ho iniziato a suonare il piano Fender dell'iPad e poi ho fatto alcune voci tipo mantra… una recitazione buddista. Ho capito allora che la musica poteva lenire il male. Io non potrei essere buddista, l’atarassia – la rinuncia ai desideri – non sarebbe nel mio DNA, perchè io sono un animale desiderante; ma avevo bisogno di fermarmi un attimo, di ritrovare il fiato. Anche se poi, la batteria sotto è nervosa, perchè sotto la quiete c’è comunque la brace che cova. Come al solito: sono in disaccordo con me stesso.
Ho dedicato questo pezzo ad alcuni miei amici fratelli soprannominati TIBETANI.
Sono quasi sicuro che c’è un motivo nella scelta dei colori della copertina, nero e arancione…
Simone
La copertina, l'interno, insomma tutta la grafica è opera di Mattia Tilli, mio figlio. Abbiamo parlato a lungo su come realizzare il tutto. L'idea, per il colore-base, era il nero, la notte; l'arancio per me significava una luce che pulsa, un qualcosa che illumina, poi Mattia, che fa grafica, ha disegnato un cuore stilizzato.
L'uomo è due uomini contemporaneamente: solo che uno è sveglio nelle tenebre e l'altro dorme nella luce (scriveva Gibran). GUALTY va alla ricerca di un suono notturno. Cosa significa per te un suono notturno?
Per me il suono notturno è l'insieme di una sofferenza che si miscela alla musica, la musica intensa che la senti alla bocca dello stomaco. Il colpo sulla corda del contrabbasso per è notturno, la voce in tonalità bassa recitata per me è notturna, ritorno a dire che la musica mi ispira immagini, e questo disco io lo vedo come un vecchio club fumoso, legnoso, che puzza di tabacco, un club che crolla a pezzi.
Due parole di anticipazione del prossimo capitolo “Deadburger”, “La fisica delle nuvole”?
Simone
LA FISICA DELLE NUVOLE sarà la prima parte di un dittico. Uscirà per primo “La fisica delle nuvole”, un cofanetto con 3 album brevi, che rappresenta lo YIN dei Deadburger; in seguito uscirà un altro lavoro, ancora senza nome (album a doppia batteria, preceduto da un video-singolo), che ne rappresenterà lo YANG.
LA FISICA DELLE NUVOLE per me è un opera d'arte. Non dovrei dirlo visto che sono parte in causa, ma lo penso davvero. C’è voluto molto tempo e molto sbattimento per realizzarlo, abbiamo anche dovuto rifare diversi mixaggi da capo, ma adesso siamo vicini, ad aprile lo masterizzeremo. C’è ancora da mettere a punto la parte grafica, Per i Deadburger segnerà una evoluzione artistica sempre più personale. Arrangiamenti curati al massimo, interventi di musicisti distillati al meglio di ciascuno. Ci saranno molti brani inediti, ma anche alcuni brani dei dischi precedenti completamente rivisitati e risuonati, arrangiati con lo spirito del kraut rock e del jazz.
Per me un concept album, non so se per VITTORIO e ALEX è la stessa cosa, ma per me si .
Ci sarà un “Gualtry volume 2”? Altri progetti?
SI!!! Prima durante e dopo l’intervento chirurgico ho buttato giù qualcosa come trentacinque spore soniche, e per forza darò un seguito a GUALTY, anzi penso di uscire a fine anno o prima con un disco fatto di dodici brani, già avanti nella composizione e arrangiamento. Se poi arriva una produzione interessante il nuovo album potrebbe avere delle sorprese.