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Conversazioni sull’educazione – Bauman Zygmunt

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(in collaborazione con Riccardo Mazzeo)
 
“Da più di quarant’anni della mia vita a Leeds vedo dalle mie finestre i ragazzi e le ragazze che tornano a casa dalla vicina scuola secondaria. E’ raro che camminino soli per la strada, preferiscono camminare nel gruppo dei loro amici. Questa consuetudine non è cambiata. Tuttavia, quel che vedo dalle mie finestre è cambiato nel corso degli anni. Quarant’anni fa, ciascuno di questi gruppi era “di un solo colore”; oggi, non lo è più nessuno di essi…”
Con queste osservazioni di Bauman si conclude il primo capitolo di questo libro-intervista che raccoglie venti domande-risposte del dialogo fra questo grande pensatore contemporaneo e Riccardo Mazzeo, intellettuale e appassionato promotore delle tematiche sull’educazione per la casa editrice Erickson.
Lo scopo del libro è quello di riportare, infatti, alcune considerazioni frutto di conversazioni amichevoli  e profonde, a tratti anche poetiche, fra due persone che rileggono e riflettono sui temi dell’attualità, chiamando in causa sia i fatti di cronaca (come le rivolte delle periferie delle metropoli occidentali,  la “primavera araba” in piazza Tahir e gli indignados) e sia i dibattiti culturali sulla scuola e sull’educazione (come quelli sul modo di intendere gli apprendimenti scolastici tra Paola Mastrocoda e Tullio de Mauro).
Le conversazioni si sono tenute nell’Estate 2011 tramite la posta elettronica, ma sono state poi arricchite anche da incontri de visu in città italiane dove il filosofo polacco è stato invitato per diversi convegni (anche dalla stessa Erickson), e a Leeds, dove vive abitualmente.
Proprio per questo stile colloquiale, naturalmente, i temi trattati sono molto vari; il libro non si presenta come una trattazione sistematica del pensiero di Bauman, che viene citato e sottende ogni risposta, quanto piuttosto una sua applicazione per commentare i temi dell’educazione, dell’interculturalità, dei giovani e della scuola nel nostro mondo contemporaneo.
Bisogna dire che le domande di Riccardo Mazzeo illuminano davvero tanti dibattiti contemporanei e presentano riflessioni e spunti di meditazione interessanti, che le risposte poi di Bauman riprendono e approfondiscono; più che citarle tutte riporto alcune suggestioni che mi sembrano dare un’idea della bellezza di questo testo, che poi il lettore potrà personalmente approfondire.
Mi soffermo in particolare modo su quattro temi presenti nel libro: la formazione nel mondo contemporaneo, il ruolo della scuola, la società consumista e i rapporti fra locale e globale.
Innanzitutto molto forte è la riflessione sulla  “liquidità”, per usare un termine caro alla riflessione filosofica di Bauman, delle società contemporanee: il mondo odierno non è più un mondo “statico”, dove ogni codice culturale fornisce una visione globale della vita capace di dare senso a tutto il percorso di un’intera esistenza. La trasformazione e l’ibridazione continua dei sistemi di riferimento, che nascono dall’incessante confronto delle culture, e la rapidità dei cambiamenti tecnologici e dei mutamenti degli stili di vita  hanno bisogno di una formazione nuova, che non abbia tanto la finalità di trasmettere un sapere “immutabile”, magari da tramandare a memoria, quanto piuttosto di una formazione che fornisca una razionalità in grado di adattarsi ai continui cambiamenti. Molto potente è l’immagine usata da Bauman del “missile intelligente”: come questi moderni razzi, l’uomo deve essere formato ad un apprendimento che è in grado di “cambiare traiettoia durante il percorso” adattandosi all’estrema mobilità dei bersagli educativi di oggi.
Legato al tema della mobilità della società, il filosofo viene quindi varie volte coinvolto a parlare della scuola: la scuola diventa infatti centrale per parlare di quale tipo di futuro si vuole costruire per i giovani e anche di quale tipo di attenzione la società rivolge ai giovani stessi. All’interno della società consumista, che da una parte continua a mercificare i bisogni e dall’altra non riesce a liberarsi della piaga della disoccupazione, Bauman propone l’importanza della scuola in cui gli studenti  vengono resi capaci di riappropriarsi di una propria coscienza critica e di una propria capacità di scelta. Lungi dal sognare una scuola che non fornisca anche strumenti pratici per sapersi muovere nella complessità, l’istituzione scolastica non deve comunque rinunciare anche all’istruzione classica, storica e filosofica, perché, come nota Mazzeo, “è sterile e pericoloso illudersi di potere padroneggiare il mondo intero grazie a internet quando non si possiede una cultura che permetta di setacciare le buone informazioni dal ciarpame”.
Un altro tema presente  in molte domande è, quindi, quello della descrizione della nostra società consumistica: le stesse rivolte nelle grandi periferie di Londra spesso non solo nascondono l’incapacità della società contemporanea di favorire una vera integrazione, quanto piuttosto rivelano come essa produca sempre di più quelli che Bauman chiama “consumatori difettosi”, ovvero persone che non riescono a soddisfare i bisogni che la società stessa induce e quindi vivono ancora di più ai margini della società stessa. La stessa “depravazione” culturale è la migliore strategia per “deprivare” i giovani di prospettive più alte, che non siano quelle che rispondano ai meri aspetti materiali dell’esistenza. E’ necessario anche in questo senso una “rivoluzione culturale” capace di cambiare il modo in cui la società si rapporta con gli individui (pensando al fallimento di un certo tipo di impostazione finanziaria, privata di etica) e allo stesso tempo cambiare il modo con cui i cittadini sono chiamati a rapportarsi con la società, in termini non solo di fornitrice di  “qualcosa da prendere”, ma di luogo in cui il soggetto può “dare un apporto e una partecipazione positiva”.
Ultimo tema che vogliamo evidenziare, anche questo presente in diverse domande, è quello del rapporto fra locale e globale: il filosofo polacco nota spesso come i contatti fra culture diverse, lungi dall’essere un fenomeno solo contemporaneo, hanno in realtà segnato tutto il cammino della storia umana: l’aspetto nuovo piuttosto è il fatto che questa coabitazione non è più percepita come occasionale e sporadica quanto come un permanente sistema di vita in cui non c’è più l’illusione che una cultura possa vivere egemonicamente sulle altre oppure senza le altre. Personalmente e brevemente devo dire che mi piace l’accenno anche al monoteismo, perché  appartengo a quanti pensano che le grandi fedi monoteiste, nonostante evidenti forme di incomprensione e tensioni, possono trarre dalla globalizzazione occasione per un rinnovato incontro  e scambio (come del resto è avvenuto sempre nel corso della storia) proprio pure  sul terreno del confronto religioso come quello  dei rapporti concreti, quotidiani e famigliari, che viviamo nelle nostre città. A proposito del tema del rapporto locale-globale, sono molto profonde anche le ultime riflessioni che chiudono il libro, perché si sottolinea come la globalizzazione non escluda oppure schiacci  l’esistenza del locale, quanto piuttosto evidenzia che quello che avviene localmente in uno spazio preciso ha influenze improvvise e imprevedibili in altre parti del mondo (basti pensare al ruolo dei social network per le rivoluzioni della Primavera araba). In questo senso la coabitazione fra il locale e il globale, lungi dall’essere qualcosa che può essere governato “unilateralmente”, è un dato di fatto, che può portare, come nei rapporti di odio e amore all’interno della coabitazione matrimoniale, anche a legami profondi e occasioni nuove.
Come dicevamo all’inizio, il libro Conversazioni sull’educazione è un testo profondo e appassionato, a tratti anche poetico nelle immagini e nei richiami  che fa sulla società; certamente può essere occasione di dibattito e di riflessioni personali per tanti tipi di lettori, che hanno a che fare con il mondo della scuola e della educazione, dagli insegnanti ai genitori, dai giovani agli adulti che riflettono sui grandi dibattiti della società odierna con le sue crisi attuali, da chi è appassionato di filosofia o di sociologia oppure di politica, nel senso più nobile del termine.
Soprattutto è bello pensare che dietro ci sia una casa editrice come l’Erickson, che mostra ancora una volta come l’interesse per le tematiche educative sia approfondito da uno sguardo a 360 gradi e da un grande amore per questo tipo di argomenti che trapela dalle riflessioni di Riccardo Mazzeo.

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